847 migranti della Sea-Eye sbarca a Trapani: 53 donne, 170 minorenni

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Di Redazione Metropolitan

Ci sono anche 53 donne, di cui due incinte, e 170 minorenni tra gli 847 migranti recuperati dalla nave Sea-Eye 4 tra la Libia e la Sicilia in diverse operazioni a partire dallo scorso 2 novembre. Sono sbarcati a Trapani intorno alle 16:30 di domenica. Molti dei minori hanno meno di dieci anni e alcune delle persone soccorse hanno trascorso anche cinque notti sulla nave. “Raccogliere 800 persone e tenerle a bordo per una settimana ha portato non solo i medici, ma tutto l’equipaggio e anche la nave al limite delle forze“, ha detto Harald Kischlat, membro del consiglio di amministrazione della ong German Doctors. La Prefettura della città siciliana sta gestendo gli aiuti sanitari, i tamponi e le identificazioni degli sbarcati. Sono ancora al largo dell’isola di Lampedusa, invece, i 308 migranti salvati dalla Ocean Viking di Sos MediterranèeGorden Isler, presidente di Sea-Eye, ha espresso in una nota il proprio stupore per il fatto che Malta non abbia fornito assistenza e continui a non farlo, chiedendo all’Unione europea di “ammonire Malta per non aver coordinato i soccorsi e per essersi rifiutata di fornire assistenza alle imbarcazioni in pericolo”.

“Dovrebbero essere gli Stati a fare il soccorso in mare: in mancanza loro lo fanno le Ong, perché è previsto dalle convenzioni internazionali. Questi sono eventi di emergenza e i porti sicuri andrebbero assegnati immediatamente”, dice all’Adnkronos Francesco Creazzo di Sos Mediterranèe. “Ormai negli ultimi tre anni ci troviamo a lavorare in un clima di odio che vede la criminalizzazione del soccorso in mare”, continua, “ma è un odio ingiustificato nei confronti di persone che scappano dalla Libia in condizioni che l’Onu stessa definisce violazione dei diritti umani”. In questo senso riprende le parole del ministro degli interni Luciana Lamorgese, che ha ricordato quanto sia importante che tutti i migranti che l’Italia accoglie vengano distribuiti. “Urge una Unione europea della cooperazione, non si può pensare di lasciare affogare persone e respingerle in Libia”,