Parlare di The Last of Us risulta quasi ridondante. Per sfortuna di chi ne parla come noi, e per la fortuna di che ne gode come spettatore. Ogni episodio risulta ridondante, appunto, nella misura in cui è a modo suo un gioiello. Un miracolo televisivo a tutti gli effetti. Perché possiamo dirlo, The Last of Us ed HBO hanno, di nuovo, alzato l’asticella di come si fa la televisione.
The Last of Us: ridefinire
La “Home Box Office” ormai la conosciamo bene. È l’eccellenza nel panorama dell’eccellenze delle produzioni televisive. Nel grande calderone da cui la serialità nasce, gli Stati Uniti, è il fiore all’occhiello che detta le regole. Ma per The Last of Us il discorso è diverso: è sì un prodotto che ha a suo modo ridefinito la narrazione videoludica, ma che viene da un mercato che di certo non possiamo definire generalista (nonostante i videogiochi rappresentino ormai la punta del mercato entertainment mondiale). Eppure, insieme, queste due forze stanno dando vita ad un nuovo modo di fare televisione. Anche solo per aver ridefinito come si fa un adattamento. E noi non ci stancheremmo mai di ripeterlo.
Ma veniamo a questo sesta episodio. Come nel videogioco, scandito dall’arrivo delle stagioni, anche nella serie Tv è arrivato l’inverno. E anche in questo caso, la porzione di videogioco coperta è molto ampia ma scritta e narrata magistralmente. L’azione e gli infetti lasciano il posto a quello che è in realtà il fulcro di The Last of Us: le relazioni umane. perché è l’animo umano la vera forza di questa serie. Nella sua voglia di sopravvivere, nella sua fragilità e anche nella sua paura. Che è proprio ciò che viene fuori nel momento più importante dell’episodio: Joel, parlando con suo fratello Tommy, esprime tutta quella paura e preoccupazione che teneva dentro. Si è affezionato ad Ellie e proprio per questo sente di non poterla proteggere. Ha degli attacchi di panico e rivede in lei quella parte di se che pensava di aver perso per sempre: Sarah. La scrittura, la camera che è immobile sul volto di Pedro Pascal, la luce che taglia il suo volto e l’interpretazione dell’attore, sono tutti gli elementi che rendono questo momento incredibilmente intenso e così perfetto. Così diverso dal videogioco e, forse, così migliore.
Evoluzione
È impossibile non parlare, infine, di ciò su cui si poggia una sceneggiatura fantastica: le prove attoriali. Gabriel Luna è ottimo nel ruolo di Tommy, dando vita ad un personaggio maturo e responsabile. Ma a splendere di luce propria sono sempre Pedro Pascal e Bella Ramsey. Il primo perché riesce a trasmettere tutte quelle fragilità di un uomo che non è capace nel comunicarle e le ha sempre nascoste sotto al tappeto. Un uomo che ha paura e che tiene a quella che piano piano si sta rivelando una figlia adottiva. La Ramsey invece, riesce a trasporre una Ellie che nonostante la strafottenza, porta con sé la debolezza e la solitudine di chi è stato abbandonato.
Questo episodio di The Last of Us si può riassumere con una parola: Evoluzione. Vediamo evolvere la società e il mondo dopo l’apocalisse con la grande comunità di cui fa parte Tommy, e vediamo l’evoluzione quasi ormai completa del rapporto tra Ellie e Joel. La creatura di Neil Druckmann e Craig Mazin è a tutti gli effetti un gioiello televisivo e un nuovo passo sul modo di fare serialità. Il viaggio di Joel ed Ellie si avvicina sempre di più alla sua conclusione. Perderselo sarebbe un crimine.
Alessandro Libianchi
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