Per iniziare degnamente la recensione di La casa – Il risveglio del male, come minimo dovrei farmi saltare la testa o mettermi a scrivere su una tastiera con delle puntine da disegno al posto dei tasti. Il film parte della saga iniziata nel 1981 con l’intramontabile horror splatter di Sam Raimi è infatti perfettamente conscio di tutte le sue potenzialità “carnali”, così come dei suoi evidenti limiti.
Come volesse uscire dall’atmosfera da un momento all’altro, La Casa accelera costantemente in un’escalation di folle violenza senza freni. Con fiumi di sangue a oliare la proverbiale motosega che per l’occorrenza diventa pure un tritatutto industriale da cantiere. Spietato e spaventoso al punto giusto, Evil Dead Rise è il degno erede gore che mancava da un po’, anche senza i protagonisti originali coinvolti. Sarà un movimento involontario del corpo, perché Raimi è tra i produttori e ha tenuto d’occhio il regista Lee Cronin, o è una reale resurrezione?
La casa – Il risveglio del male Recensione, trama: non pervenuta (ma a chi serve?)
La trama non c’è, papale papale. Non conta aver imbastito una famigliola a caso confondibile con mille altre, con una madre esaurita, una zia assente e tre figli allo sbando. Non esiste nemmeno una reale caratterizzazione dei personaggi, uno studio delle relazioni personali, un motivo per affezionarsi davvero a nessuno di loro. Ma va bene: senza fare spoiler sugli accadimenti della pellicola, diciamo solo che passeremo più tempo apprezzando le loro interiora, che le loro interiorità.
La Casa – Il risveglio del male fa perciò quel che deve e che ci si aspetta dal primo all’ultimo minuto di proiezione, con onestà intellettuale invidiabile. Diversamente da altri film dello stesso genere, l’horror gore ultraviolento, che inutilmente hanno tentato anche in tempi recenti di imbastire un intreccio più corposo (vedasi il discutibile Una notte violenta e silenziosa) lo sceneggiatore di La Casa sa bene che al format serve solo un pretesto per evocare dall’aldilà terrificanti demoni, descritti in uno dei tre Libri dei morti sparsi per il mondo. Poi, è tutto props di qualità, effettistica speciale appena appena accennata, e tante citazioni sia interne alla saga, che all’horror d’autore. Ah, questi ascensori sempre pieni, che piaga…
Non ci sono altre sovrastrutture narrative che rallenterebbero solo il ritmo della giostra di mutilazioni, facendo concentrare lo spettatore sulla qualità della recitazione… ed è meglio soprassedere. Resto convinto del fatto che i nostri doppiatori siano tra i migliori al mondo, e abbiano salvato molti tra i film che ho visto nel corso della mia vita da espressività monotono, in contrasto con la fosse anche ottima mimica facciale ed espressività corporale. Per dire, in La Casa – Il risveglio del Male funzionano meglio le parti recitate da giovani e giovanissimi, che quelle degli adulti. Ho detto tutto. Nella concitazione generale non si nota e alla fine pure gli attori meno abili in scena si redimono, con una forbice da cucito infilata nel naso.
Raimi è sempre con noi
“Divertente” è il termine che meglio descrive la permanenza in sala e la stesura di questa recensione di La Casa – Il risveglio del Male. Certo a patto che apprezziate tutto il pacchetto appena descritto e una tensione che resta stellare per tutto il tempo. Al punto che da metà film in poi anche le brutalità più efferate, alla fine, sembrano normalissime. Questo è l’obiettivo della serie fin dagli esordi: esagerare finchè non è più esagerato. Perciò sì, è divertente assistere alle morti più spettacolari, alle difese all’ultimo secondo insperate e impossibili, è spassoso capire chi morirà, chi sopravviverà e come.
Sul lato tecnico, la maestria di chi ha dato il LA a Evil Dead c’è, ma è evidentemente solo citata. Usata senza reale comprensione dell’importanza delle scelte che impone. Però, tra fisheye che mimano spioncini della porta, super closeup sui volti che sfociano in jumpscare amabilmente prevedibili, pan e movimenti di camera improvvisi e rapidi, il vintage del Raimi Style per fortuna è dominante. Altrimenti, il rischio era di girare uno spin off senz’anima, dato che non riesco a immaginare un film di Evil Dead con la regia inflazionata di alcuni horror moderni, che sembrano prodotti in fabbrica con lo stampino.
Attenzione: il termine Spin Off è d’obbligo ugualmente, dato che dopo la visione del film la trama del mondo di Ash e compagni (che non compaiono nemmeno di sfuggita o citati esplicitamente) non avanza di un millimetro. A metà tra definirlo un soft reboot, o un sequel “tanti anni dopo”, da seguace del malefico Necronomicon sono più che soddisfatto. Pur rendendomi conto che per godere appieno di La Casa – Il risveglio del Male serve una cultura cinematografica e una sensibilità particolare. O forse è meglio dire “insensibilità”? Fate voi. I 96 minuti di girato scorrono senza intoppi comunque, come i versi dannati del Libro dei Morti.