L’espressione Berlusconismo non è soltanto un neologismo, ma un vero e proprio fenomeno di sociologia culturale che descrive come Silvio Berlusconi, scomparso il 12 giugno 2023, si ponesse nei confronti dell’opinione pubblica e della sua linea politica seguendo dei valori precisi che hanno ispirato la sua azione in ambito imprenditoriale, politologico e sociologico divenendo una effettiva peculiarità del Cavaliere che, attraverso precise strategie comunicative, ha raggiunto numerosi traguardi e successi politici.

Il Berlusconismo, una storia tutta italiana: la politica pop e il fenomeno sociale

Berlusconismo - Photo Credits L'espresso.it
Silvio Berlusconi- Photo Credits L’espresso.it

Il Berlusconismo è un neologismo nato negli anni ’80 per indicare uno spirito di imprenditorialità fortemente ottimista, utilizzato appunto come sinonimo di ”ottimismo imprenditoriale”. Si potrebbe accostare tale termine all’espressione connotata dal lemma ”Resilienza”; un’altra definizione del Berlusconismo, infatti, indica un temperamento che non si fa turbare dalle difficoltà e, per l’appunto, resiliente. Questa prima genesi semantica del termine muta radicalmente quando Silvio Berlusconi compie la sua ascesa politica; in seguito all’identificazione in ambito politico, che incasella Berlusconi in fazioni e posizioni ben precise, la semantica primaria attribuita al termine modifica il suo significato nell’ambito del linguaggio politico e giornalistico. Sul Vocabolario Treccani on line dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana si legge a riguardo:

s. m. – Il movimento di pensiero e il fenomeno sociale e di costume suscitato da Silvio Berlusconi e dal movimento politico da lui fondato; concezione liberistica dell’economia, del mercato e della politica sostenuta da Silvio Berlusconi.

Tale definizione descrive il neologismo come una filosofia di pensiero, un fenomeno sociale e di costume avente origine dalla figura di Silvio Berlusconi, da cui ne acquisisce il diretto appellativo, e da Forza Italia: il movimento politico fondato dall’ex premier. Treccani sottolinea anche come l’espressione indichi, oltretutto, una visione liberistica politica, economica e finanziaria sostenuta dallo stesso Berlusconi.

L’affermarsi del Berlusconismo imperante come fenomeno di una nuova visione sociologica che si schiude sia come fenomeno sociale che politico, va a indentificarsi come una sorta di ”anomalia italiana”. Tale anomalia si riscontra in alcuni parametri critici della società, in ogni sua sfumatura, dalla politica all’economia: clientelismo e nepotismo o, ancora, patronato politico. Ma il Berlusconismo, così come riportato da Paul Corner in Italy Today. The Sick Man of Europe, deve essere inteso come conseguenza di tale anomalia piuttosto che come causa. Il politologo Marco Revelli, invece, connota il termine come un modo di fare politica insito, anche, in gran parte della politica di centro sinistra. Una sorta di tendenza radicata nella società italiana e difficilmente volta alla deteriorazione.

Il crollo della Prima Repubblica e gli influssi di matrice berlusconiana: politica di base e stile comunicativo

Nell’atmosfera che porterà al crollo della Prima Repubblica e nel marasma di Mani Pulite che determina il collasso dei partiti di governo, si insinuano il centrodestra e gli influssi di matrice berlusconiana. Gli anni ’80, quindi, sono il terreno fertile in cui germoglia il Berlusconismo: le grandi ideologie imperanti si sgretolano, i partiti di massa non danno risposte ai cittadini, la politica diviene spettacolarizzazione, la televisione commerciale, e la stessa Finivest di Silvio Berlusconi, acquisisce potere culturale. In questo clima titubante Silvio Berlusconi si propone come  “l’alternativa alla vecchia politica“, un imprenditore al servizio della politica che basa il suo stile comunicativo su slogan d’impatto, semplici e facilmente ripetibili, oltre che su un dialogo diretto con il popolo.

Un esempio tangibile e emblematico rimane il Contratto con gli italiani, documento siglato da Silvio Berlusconi l’8 maggio 2001, cinque giorni prima delle elezioni politiche, durante la messa in onda di Porta a Porta il programma condotto da Bruno Vespa. La cura del rapporto con le masse come strategia comunicativa è stata, probabilmente, la fortuna del Berlusconismo; Berlusconi era solito narrare trascorsi di gioventù, porzioni di vita vissuta con lo scopo di ricreare nel suo pubblico una sorta di legame emotivo presentandosi come ”uomo del popolo”.

Un po’ la stessa strategia che oggi utilizza qualche influencer; pungolare il rapporto emotivo con la massa o l’utente medio non significa solo assicurarsi consensi ma anche, e soprattutto, acquisirne di nuovi. Rimangono indimenticabili le rievocazioni di gioventù di Berlusconi come cantante sulle navi da crociera o venditore porta a porta; o, nel 2004, l’incisione di un disco di canzoni napoletane insieme al cantautore Mariano Apicella. Una strategia di comunicazione diretta e verticale che non possiede mediazioni e che si concretizza nei sistemi populisti fra un leader politico e il suo popolo.

Berlusconismo e rapporto con le masse: una strategia all’insegna del ”Panem et circenses?”

Non è del tutto corretto far fluire la genesi del fenomeno berlusconiano esclusivamente agli anni ’80. Alcuni storici come Guido Crainz ritengono che il germe culturale del Berlusconismo debba esser ricercato ben lungi; nel secondo dopoguerra, per esempio, la cultura dedita al consumismo e alla modernizzazione si impernia su un modello individualistico e, nell’esplosione successiva del Boom economico, si giunge a una visione che rifiuta il modello collettivo e solidale contribuendo, in questo modo, a uno sfaldamento del senso etico e civile all’interno del Paese. Il rapporto diretto con la massa, in seguito, si è reso ancora più saldo grazie all’avvento delle nuove tecnologie, che nel caso di Silvio Berlusconi si è mostrato essere un vantaggio molto più acuito rispetto ad altri personaggi della politica.

Il Berlusconismo, infatti, si è costituito come fenomeno sociale anche grazie al potere mediatico che Berlusconi possedeva, considerando le reti Fininvest, attuale Mediaset. Ed è grazie a tale potenza mediatica che il Presidente Silvio Berlusconi veicola i messaggi che lui stesso auspica arrivino; contrastando il flusso informativo che, invece, tenta di bloccare quello che è, effettivamente, un fenomeno sociale: una politica pop che solo il Berlusconismo è stato in grado di veicolare attraverso programmi informativi, telegiornali e format rivoluzionari come l’ Infotainment. Fabrizio Bocca, nel 2015, scrive a riguardo:

«Una parte d’Italia è diventata berlusconiana perché lui le ha dato grandi calciatori, grandi attori, e perfino tette e culi. Il calcio e la TV. Le sue campagne politiche sono state all’insegna del “panem et circenses” e le sue vittorie ottenute al grido di “Quante Coppe dei Campioni hai vinto tu?” […] E che, a un tipo del genere non gli affidi il governo dell’Italia?»

– Fabrizio Bocca, L’addio di Berlusconi al Milan, il calcio e la tv per costruirsi il consenso. Ma il suo fu davvero un grande Milan, su bocca.blogautore.repubblica.it, 28 aprile 2015.

Silvio Berlusconi, in un certo senso, ha cercato ricreare un universo mediatico in cui potessero riflettersi le aspirazioni delle masse; una strategia lungimirante, a conti fatti, che nel tempo si è sicuramente dimostrata vincente.

Il linguaggio di Silvio Berlusconi: dal ”Mi consenta!” al registro linguistico intenzionalmente semplificato

Il linguaggio del Cavaliere si concretizza su precisi punti cardine che convergono su un’unica idea di comunicazione di tipo verticale: stabilire un rapporto diretto con le masse scevro da mediazioni. Per riuscire a ripristinare questo modello si serve di un codice linguistico volontariamente basso e non specialistico; via i tecnicismi e le prolissità nell’accoglimento di espressioni semplici che annullano la distanza con chi si accosta ai suo messaggi. Questa strategia diventa fondamentale riconoscendo la diversità dei destinatari a cui, il messaggio veicolato da Silvio Berlusconi, è destinato: lo scopo è l’immediata identificazione del pubblico uditore con il soggetto parlante. La base di questo metodo affonda le radici in un linguaggio simbolico, emblema della cultura di massa.

Da questo assunto si possono notare i frequenti usi di metafore linguistiche riprese, spesso, dal mondo del calcio o televisivo; e, ancora, codici linguistici attinti da situazioni quotidiane. Iconica l’espressione ”discesa in campo” che Silvio Berlusconi utilizza per riferirsi al suo ingresso in politica nel 1994. Il linguista e studioso di linguistica e filosofia del linguaggio Raffaele Simone, nella prefazione di Parola da Cavaliere, 1997 (pp. IX-XIV), riconosce in Silvio Berlusconi un «linguaggio intenzionalmente basso», oltre che una dote di «comunicatore di professione» realizzata attraverso l’impiego di un registro linguistico intenzionalmente semplice.

Uno degli intercalari propri del linguaggio berlusconiano è l’iconica espressione ”Mi consenta!” diventata emblematica e connotante del personaggio politico, quasi un tormentone nella comunicazione politica fra gli anni ’90 e i primi del 2000. Una locuzione che il Cavaliere era solito utilizzare nella sua comunicazione, corredata da una pronuncia del tutto personalizzata. Il linguista Raffaele Simone parla di pronuncia non-standard:

«Una s particolarmente sibilante, una e tonica e particolarmente chiusa […] che ancora adesso si usa per evocare il personaggio».

Raffaele Simone,  Prefazione a Parola da Cavaliere, 1997 (pp. IX-XIV)

Berlusconismo e retorica della ripetizione: i topoi comunicativi di base

Fra le strategie di comunicazione perpetuate da Silvio Berlusconi che hanno reso possibile che il Berlusconismo divenisse un vero fenomeno culturale, primeggia l’utilizzo costante della Tecnica della Ripetizione; uno dei topoi comunicativi di base del Cavaliere. Tale strategia consiste nella scelta di alcune parole chiave, molto semplici e facilmente comprensibili da chiunque, e nel procedere nella ripetizione di tali concetti o slogan in modo convinto e costante, nel tempo. La reiterazione, infatti, diventa un sussidio tangibile nel processo di memorizzazione a lungo termine; un uditore o spettatore, anche non troppo attento, nell’udire costantemente espressioni di facile comprensione le interiorizza. Dall’altro lato, un altro effetto fondamentale di questa strategia consiste nella persuasione: la ripetizione e la riproposizione constante di un concetto tende a modificare l’atteggiamento dell’uditore, aumentando la predisposizione all’accettazione della plausibilità di ciò che sta dicendo il soggetto parlante.

Fra le espressioni e concezioni aleggianti nel repertorio di Silvio Berlusconi riproposte nel corso dei suoi discorsi, si ricorda l’incombente minaccia comunista, la persecuzione giudiziaria subita e l’abolizione dell’ICI durante la campagna elettorale per le elezioni politiche del 2006. Un’altra variante è la Tecnica del Disco Rotto utilizzata da molti politici. Tale tattica consiste nella ripetizione continua di una frase elementare, senza argomentarla, e non tenendo conto delle risposte dell’interlocutore all’interno del dibattito.

Elementi di cultura populista e Berlusconismo

Giovanni Orsina, politologo e storico italiano, è fra i maggiori studiosi del Berlusconismo. Orsina propone una definizione precisa del fenomeno sociale del Berlusconismo contrassegnandolo come una:

« Emulsione di populismo e liberalismo».

Giovanni Orsina, Il berlusconismo nella storia d’Italia, Marsilio Editori, Venezia, 2013.

In sostanza, la linea culturale politica propugnata dal modello Berlusconi si compone di elementi populisti e espressioni potenzialmente illusionistiche. Un esempio sono le promesse consuete della diminuzione della disoccupazione, l’abbassamento delle tasse e, ancora, una esaltazione delle proprie virtù imprenditoriali mescolata a tipici elementi di stampo liberistici, come la necessità di liberare la società civile dalle regolamentazioni statali dell’economia. In quest’ottica si va ad incasellare il fenomeno sociale del Berlusconismo nella Destra populista che appoggia la sua linea sull’assunto per il quale il popolo italiano, perfetto così come è, ha un nemico da combattere; lo stesso nemico a cui si attribuiscono tutti i mali che affliggono l’Italia: disoccupazione, burocrazia lenta, pressione fiscale. Tuttavia, è un’evidenza che il Berlusconismo sia passato dall’essere un semplice neologismo alla trasformazione di un fenomeno sociale e di costume che ha posto le basi del successo e dei traguardi ottenuti dal compianto Cavaliere.

Stella Grillo

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