Analizziamo la crisi dei Verdi in Germania ad oggi. La leadership dei Verdi lascia dopo le batoste elettorali. La sinistra del partito chiede più radicalità, mentre Scholz rassicura sulla tenuta della coalizione.

Le dimissioni di Ricarda Lang e Omid Nouripour dalla leadership dei Verdi tedeschi segnano un momento critico per il partito ecologista, evidenziando una crisi profonda che affonda le radici nei recenti insuccessi elettorali. Dopo il tracollo alle elezioni statali di settembre e i risultati deludenti alle europee di giugno, i Verdi sono chiamati a una riflessione profonda sulla propria strategia politica in vista delle prossime sfide, tra cui le elezioni federali del 2025.

Leaderiship al capolinea, malcontento giovanile, spaccatura interna: ecco i motivi della crisi dei Verdi in Germania

Lang e Nouripour, che avevano assunto la guida del partito nel 2022, si sono fatti da parte per permettere ai Verdi di riorganizzarsi in vista delle elezioni federali del 2025. Le loro dimissioni, che saranno effettive solo dopo il congresso di novembre, sono una risposta a una crisi di consenso che affonda le sue radici nel progressivo disincanto di una base elettorale sempre più disorientata. E non sono soli: l’intera dirigenza, compresi i tesorieri, ha deciso di lasciare i propri incarichi, segno che la crisi è tanto profonda quanto urgente.

In parallelo, si è dimesso anche il direttivo della sezione giovanile dei Verdi, con una presa di posizione che fa emergere la crescente tensione tra le anime del partito. I giovani attivisti, delusi da quella che percepiscono come una deriva troppo accomodante e compromissoria, hanno annunciato la creazione di una nuova associazione giovanile decisamente più a sinistra. Un chiaro segnale che i Verdi rischiano di perdere il loro appeal proprio tra quei giovani elettori che erano stati una delle loro forze propulsive.

Scholz rassicura, ma serve una nuova direzione

Nonostante la crisi interna, il cancelliere Olaf Scholz ha immediatamente cercato di tranquillizzare il paese, affermando che le dimissioni dei leader verdi non avranno impatti sulla coalizione di governo. I Verdi, assieme ai Liberali e alla SPD, restano pilastri del governo, ma il calo di consensi è innegabile per tutti. Da parte loro, figure di spicco come Robert Habeck e Annalena Baerbock hanno riaffermato la volontà di restare al governo e portare a termine il lavoro iniziato, ma sanno bene che riconquistare la fiducia dei cittadini non sarà affatto semplice.

Il congresso di novembre sarà il vero banco di prova per i Verdi. Il partito dovrà scegliere i nuovi leader e il candidato cancelliere per il 2025, ma soprattutto dovrà riuscire a non spaccarsi definitivamente. L’ala sinistra, spinta dai giovani e da chi chiede maggiore radicalità, non potrà essere ignorata. Tra i possibili successori di Lang e Nouripour, i nomi più citati sono quelli di Franziska Brantner e Felix Banaszak, ma il vero nodo sarà evitare che i Verdi finiscano per accontentare tutti, senza accontentare nessuno.

La crisi dei Verdi in Germania, che significa?

In definitiva, le dimissioni di Lang e Nouripour riflettono una crisi che va ben oltre la leadership: è l’anima stessa dei Verdi a essere in discussione. Se il partito vuole sopravvivere, non può più limitarsi a navigare a vista, sacrificando i propri principi sull’altare della governabilità. I giovani elettori, quelli che avevano visto nei Verdi un’alternativa radicale e visionaria, si sentono traditi da una politica fatta di compromessi e di scelte annacquate. L’obiettivo non può essere solo restare al governo, ma tornare a parlare con forza e coerenza di giustizia climatica e sociale, dando voce a chi chiede un cambiamento reale. Il congresso di novembre sarà un crocevia: o i Verdi ritroveranno il coraggio di essere un partito di rottura, o finiranno per diventare l’ennesimo attore grigio in un sistema politico che gli elettori stanno già abbandonando.

Questa crisi dei Verdi si inserisce in un contesto più ampio di inquietudine per l’avanzata delle destre in Europa. Le difficoltà dei partiti progressisti non riguardano solo la Germania: dalle elezioni in Italia con la vittoria di Fratelli d’Italia fino alla Spagna, la destra radicale sta guadagnando terreno ovunque, capitalizzando sul malcontento sociale e su politiche ecologiche percepite come inefficaci o troppo lontane dalle preoccupazioni quotidiane delle persone. Se i Verdi e le altre forze progressiste non riescono a rilanciare una proposta forte e radicata nei bisogni reali, rischiano di lasciare spazio a forze che strumentalizzano la paura e il disagio per minare i valori democratici e solidali su cui si fonda l’Europa.

Maria Paola Pizzonia