Charon 2, secondo volume della serie Charon firmata da Fabio Listrani, ci porta di nuovo nel mondo multidimensionale dell’autore, il cui filo conduttore sono i tre Caronte e il loro operare aldilà dello spazio e del tempo.
Il primo volume di Charon, arrivato tra le opere finaliste a un contest del Lucca Comics 2014, rappresentava il primo esempio di opera autoriale a tutto tondo per Fabio Listrani, illustratore e grafico che abbiamo avuto occasione di conoscere e intervistare alla presentazione di Charon 2 alla fumetteria Freekomix (potete leggere l’intervista qui).

Charon 2: cosa ci aspetta?
Il secondo volume della serie, che l’autore ha confermato consistere di quattro volumi, segue ancora lo schema narrativo del primo, formato da brevi storie autoconclusive unite da un unico filo conduttore: le azioni dei tre Caronte che agiscono tra le varie dimensioni, i mondi e i tempi. Mentre Charon utilizzava come epigrafe finale di ogni episodio dei passi del Fedone di Platone, in Charon 2 queste epigrafi conclusive saranno tratte da Il Libro Tibetano dei Morti. Questo è uno dei tanti segnali che ci mostra come il tema della serie cambi sfumatura nel secondo volume. Il Fedone di Platone è uno dei dialoghi più celebri del filosofo il cui tema principale è quello della morte e dell’immortalità dell’anima, e rappresenta un filo conduttore interessante perché se da una parte il tema è sicuramente congeniale alla storia, dall’altra parte esso rappresenta ciò che è parola per eccellenza: un dialogo filosofico.

Nel primo volume si faceva spesso riferimento a due tematiche infatti: da una parte avevamo l’importanza della parola, e dall’altra parte il tema della ricerca della conoscenza. Tutto questo mi aveva fatto apprezzare particolarmente uno dei tre capitoli che incentrava tutto, in un’ottica semi-cabalistica, sulla forza creativa e volitiva della parola come strumento non solo di conoscenza fine a se stessa, ma come strumento di azione e creazione tra i più potenti al mondo. La parola in ogni cultura e società ha sempre avuto una sua importanza particolare, proprio perché conoscere il nome di qualcosa o qualcuno ti dovrebbe dare potere su quel qualcosa o quel qualcuno, una costante che si dipana dai racconti con protagonista Tremotino, ai rituali di esorcismo in cui è necessario scoprire il nome dell’entità che possiede il corpo per attuare i giusti rituali per liberare il posseduto dalla sua influenza, fino all’aura mistica che circonda la diagnosi di una malattia e il suo nome finalmente scoperto.

Questo tema è così forte che il personaggio principale dell’ultima storia poi, spinto dalla sete di conoscenza, utilizza i simboli e le parole per agire aldilà del suo mondo, cosa per cui sarà ammirato e punito.
La storia di Charon 2
In Charon 2 invece la storia cambia sfumatura: vendetta, dolore e morte (stavolta non incinta) guidano il lettore tra le pagine. Quello che si respira è un impulso mortifero, al quale i nostri tre Caronti sembrano dover porre rimedio in ogni momento. Il Libro Tibetano dei Morti allora è forse il compagno più adatto per il lettore, visto che è in esso sono contenuti i rituali necessari affinché l’anima raggiunga il momento di rinascita, mentre dall’altra parte è descritto proprio quel periodo liminale che passa tra la morte e la rinascita stessa.

La prima storia del volume ci porta nel Giappone medievale, dove incontriamo un personaggio disperato e vendicativo, ispirato a Yukio Mishima; la seconda storia nella periferia di una capitale europea dove incontriamo un personaggio solo e incapace di sentirsi membro di ciò che lo circonda, ispirato a Per Yngve Ohlin, membro dei Mayhem suicidatosi nell’aprile del 1991; mentre la terza storia ci porta in un’ambientazione futuristica dai tratti lovecraftiani, dove la sete di conoscenza segue un fine mortifero. In tutte e tre le storie i tre Caronte agiranno per ricucire le spaccature createsi tra le dimensioni, delle fessure che hanno portato mondi a collidere e disequilibrio in essi.
Charon 2: tra tarocchi ed esoterismo
Anche in questo volume quindi Fabio Listrani utilizza l’espediente narrativo dei Caronte traghettatori tra i mondi per parlarci tramite tempi e luoghi molto lontani tra loro, portando avanti delle storie e dei racconti dal forte impatto simbolico. L’autore non ha mai nascosto il suo essere divertito e affascinato dal tema dell’esoterismo e dell’occultismo – soprattutto per la loro componente psicologica – tanto che è anche noto come autore di mazzi di tarocchi per lo Scarabeo di Torino. Il tema dei tarocchi ritorna infatti in tutta la sua serie prima, Charon per l’appunto, e accompagna la storia fornendo sempre un livello di comprensione in più a chi conoscesse il significato degli arcani presenti in piccoli dettagli delle tavole di volta in volta.

In questo volume poi il richiamo a Lovecraft, scrittore amato moltissimo dall’autore, è palese nella terza storia del volume, con tutto il peso sia letterario che culturale rappresentato dalla “mitologia degli antichi”, tanto che questo episodio, dal punto di vista simbolico, si ricollega senza troppa immaginazione al primo episodio di Charon che vede la trama girare intorno al tema della “morte incinta”.

Le connessioni e i rimandi tra i volumi sono molteplici, e si ritorna spesso sugli stessi temi, magari ripresentandoli sotto un aspetto diverso, e prendendo ispirazione da spunti sia storici che artistici inaspettati. L’autore, leggendo questa recensione, potrà confermare o meno la mia intuizione, ma credo che per esempio nel secondo episodio del secondo volume esso abbia citato il corto The Life of Death di Marsha Onderstijn (la cui rappresentazione della morte, in realtà, è assimilabile anche ai tre Caronte). Quindi si passa da simbologie ancestrali e antiche, cariche di un passato culturale e sociale pesante (cabala, tarocchi, magia, ecc.), a corti e ispirazioni contemporanee.
I disegni di Charon 2
Fabio Listrani è un autodidatta che ha creato uno stile personale misto e sperimentale: usa modellazione 3D, fotoritocco, disegno a mano e a volte le texture che usa per il lavoro in digitale sono scansioni di fogli da lui sporcati o colorati. Questa, oltre che essere la costante del suo lavoro, è diventata la caratteristica vincente di Charon.

Il suo stile ibrido è inusuale in un fumetto e dà un tocco di unicità all’opera, sposandosi benissimo alla storia e alla trama. Devo ammettere che a volte forse, anche se solo in alcune parti di pochissime tavole, il digitale predomina dando l’impressione di poca omogeneità, anche se questo non toglie nulla alla bellezza delle illustrazioni e del tratto; un peccato visto che in prima persona ho potuto ammirare la bravura a mano libera dell’autore dal vivo, per non parlare delle bellissime illustrazioni degli altri suoi lavori.

La poca omogeneità in alcune parti la si perdona veramente volentieri, visto che per il resto ci si trova davvero davanti a un lavoro artistico minuzioso e pieno di riferimenti, dove ogni dettaglio è derivato da un ricercato studio da parte dell’autore stesso di simbologie, provenienti da molte tradizioni e più o meno mainstream, rappresentate nel minimo dettaglio.
Insomma, c’è sicuramente pane per i denti di coloro che non vedono l’ora di divertirsi a rintracciare ogni minimo simbolo o riferimento, esoterico o non, presente nel volume, tanto che si può parlare a proposito di un’opera stratificata.

Per me è interessante vedere come certi miti e simbologie continuino ad avere presa sul nostro universo di significati, e come ci sia sempre qualcuno in grado di ridare vita in modo creativo a vecchie e nuove narrazioni.
Fateci sapere cosa ne pensate nei commenti!
a cura di Eleonora D’Agostino