Chi era Alfredo Belli Paci, il marito di Liliana Segre: “Lasciò la politica per amore”

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Di Redazione Metropolitan

Alfredo Belli Paci fu un uomo straordinario, così lo ricordano i suoi cari. Rimase sempre accanto alla moglie, Liliana Segre, aiutandola a tornare alla vita dopo l’orrore dell’Olocausto. Ma anch’egli aveva vissuto un’esperienza drammatica, che lo aveva segnato per il resto dei suoi giorni.

Originario delle Marche e milanese d’adozione, Alfredo fu sempre un uomo dal grande valore morale e dalla ferrea volontà: attratto dalla vita militare, aveva dapprima frequentato l’accademia di Livorno per poi entrare nell’esercito. Fu spedito in Grecia come sottotenente di artiglieria, ha raccontato suo figlio Alberto in una lunga intervista alla Gazzetta, e non rinunciò mai ai suoi ideali politici. Fedele al Re, rifiutò di aderire alla Repubblica sociale italiana persino quando venne catturato dai tedeschi. Aveva solamente 23 anni, ma scelse con coraggio di ribellarsi agli uomini della Wehrmacht, subendone pesanti conseguenze.

Alfredo venne internato e trasferito di volta in volta in ben sette campi di prigionia, dove venne punito per il suo patriottismo e dove ebbe modo di vedere il dramma della Shoah con i propri occhi. Per questo, quando alcuni anni dopo incontrò Liliana Segre, non ebbe difficoltà a capire quello che si celava nel suo animo. Liliana, una delle voci più coraggiose dei nostri tempi, una donna che per i suoi meriti è stata nominata senatrice a vita, trovò in Alfredo ciò che le serviva per tornare a vivere davvero.

La Segre, quando era poco più di una bambina, venne strappata dalla sua famiglia e trasferita ad Auschwitz, dove riuscì a sopravvivere – al contrario dei suoi affetti più cari. L’indicibile orrore vissuto in quegli anni avrebbe potuto distruggerla per sempre, ma fu proprio l’incontro con Alfredo a darle una nuova speranza. All’epoca lei aveva 18 anni, e viveva con i suoi nonni materni, gli unici sopravvissuti della famiglia alla strage nazista. Essendo loro di origini marchigiane, portavano ogni estate la giovane Liliana in villeggiatura a Pesaro.

Qui, conobbe un ragazzo che la conquistò dal primo sguardo: Alfredo, di 10 anni più grande di lei, era un giovane laureato in Giurisprudenza e praticante in uno studio legale di Bologna. E, visto il suo passato trascorso tra i campi di concentramento, non impiegò molto per riconoscere i numeri tatuati sul polso di Liliana. “Non si è spaventato e non è scappato di fronte alla mia storia. Per me ha messo da parte i suoi stessi traumi di prigioniero. Sono stata sempre e solo io, in famiglia, la persona da proteggere” – ha rivelato la Segre in un’intervista al Corriere della Sera.

Liliana e Alfredo, innamorati e finalmente sereni, hanno vissuto insieme fino alla morte di lui, avvenuta nel 2007. Dopo essersi conosciuti nel 1948, si sposarono tre anni dopo ed ebbero una bellissima famiglia, coronando il loro sogno d’amore con la nascita di tre figli: Alberto, Luciano e Federica. Anche grazie ad Alfredo, diventato negli anni la roccia della famiglia, la Segre ha trovato il coraggio di dedicarsi alla sua missione di vita, raccontare la Shoah e far sì che quanto accaduto non possa mai più essere dimenticato.

“Mio marito, che era stato uno che aveva scelto due anni di internamento pur di non stare nella Repubblica sociale, vedendo molto disordine, per un certo periodo aderì a una destra in cui c’era anche Almirante. Io ho molto sofferto e ci fu una grande crisi. A un certo punto misi mio marito e me sullo stesso piano e dovevamo sceglierci di nuovo. O separarci”. Liliana Segre, ospite a Che tempo che fa, racconta commossa un episodio della sua vita privata. Dopo la crisi, ricorda, il ritrovarsi: “Per fortuna lui rinunciò per amore nei miei confronti a una eventuale carriera politica. E io aprì le braccia a un amore ritrovato e fummo insieme per altri 25 anni”.