F1, Villeneuve e Scheckter: un’amicizia sotto al casco
Nella storia della F1 è sempre complicato ricordare i legami di amicizia; spesso è più semplice parlare di rivalità tra piloti. Che siano della stessa scuderia o meno non è importante; ciò che davvero conta è che si diano battaglia in pista e, perchè no, qualche volta anche fuori. La credenza che regna sovrana è quella che l’amicizia tra piloti nella realtà non esiste, una forma di utopia a cui piace pensare; eppure in 70 anni di F1, piloti come Villeneuve e Scheckter sono stati un’eccezione a questa regola tanto ferrea che in verità mai è stata scritta.

F1, Scheckter e Villeneuve – Una semplice amicizia
Gilles Villeneuve e Jody Scheckter. Due piloti che hanno certamente segnato un tempo nella lunga storia della F1; due piloti, ma anche due amici, cosa rara da trovare all’interno del Circus. Nella massima categoria è molto semplice e forse anche più divertente ricordarsi e chiacchierare delle rivalità. Hamilton e Rosberg; Prost e Senna; Schumacher e Hakkinen; Mansell e Piquet; lo stesso Gilles Villeneuve con Didier Pironi, in quel GP di San Marino a dir poco sensazionale.
Storie emozionanti, spettacolari, racconti tramandati e rivissuti con gli occhi di chi certe scene le ha viste davvero. Momenti che segnano un’epoca, il tempo che passa, praticamente impossibili da scordare; storie che fanno parte di quello che oggi viene chiamato DNA della Formula 1, storie felici o tristi, spesso però montate o guardate in superficie. Basti pensare a Niki Lauda e James Hunt, rivali in pista, a volte anche fuori, ma pieni di rispetto una volta tolto il casco; sentimento che poi ha portato ad un’amicizia, aspetto che spesso e volentieri viene tralasciato. O lo stesso Ayrton Senna, ad esempio, che disse via radio allo storico rivale Alain Prost che sentiva la sua mancanza; in quelle parole non c’era solo la mancanza di “un nemico”, un qualcuno con cui battersi, c’era qualcosa che andava oltre.

Villeneuve e Scheckter insieme hanno rappresentato una coppia di piloti particolare; a quei tempi la F1 era ovviamente vissuta in maniera diversa, nel paddock ci si frequentava, instaurando rapporti più forti rispetto a quelli lavorativi. I due quindi già si conoscevano ancor prima della convivenza alla Scuderia Ferrari, alla corte del Drake; quando il pilota sudafricano giunse a Maranello, il sentimento tra i due divenne se possibile più forte, quasi palpabile.
Jody e Gilles: tra genio e sregolatezza
Gli opposti che si attraggono. Da una parte Gilles, spericolato nel suo modo di essere sia uomo che pilota; dall’altra Jody, l’“Orso”, sempre più cauto, metodico, pacato. Tra i due l’intesa fu decisamente vincente e sotto la guida dell’ingegner Forghieri l’utopia divenne realtà; infatti, a cavallo di quella 312 T4 di fronte a cui in tanti avevano storto il naso, il mondiale si colorò di rosso. L’apice di amicizia e lealtà si ebbe appunto nel 1979, l’ultimo titolo rosso prima dell’avvento di Schumacher, 21 anni dopo.
Autodromo di Monza, GP d’Italia. Gilles e Jody, stesso numero di vittorie, stesso sogno per cui lottare. Poi il gesto nobile, ad esprimere stima, rispetto, un’amicizia evidentemente più grande della competizione, di un Mondiale; il piccolo Aviatore non attaccò il compagno, lasciandogli vittoria di gara e quindi di Mondiale, riconoscendolo come capitano e amico. Il secondo anno di convivenza in Ferrari fu l’opposto del primo in termini di prestazioni; crebbe però la grande amicizia tra i due piloti, sia dentro che fuori la pista. Una storia breve ma bella, intensa davvero, dall’epilogo triste, totalmente sbagliato; Zolder, 8 maggio 1982, una sregolatezza di troppo. L’ultima.

“Gilles mi mancherà per due motivi. Primo: era il pilota più veloce della storia delle corse automobilistiche. Secondo: era l’uomo più genuino che abbia mai conosciuto”.
Così Jody salutò l’amico Gilles, a dimostrare in poche semplici ma efficaci parole, quanto vero e forte può essere un sentimento. Anche per due piloti che per forza o per natura sono chiamati a battersi. Sono chiamati ad avere la competizione nel DNA. Sono chiamati a vivere per sempre l’uno nella testa dell’altro dove tra amicizia e rivalità non c’è differenza.
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