Francesca Linossi: intervista alla campionessa del GT Italiano
Prosegue l’avventura di W-on Track attraverso le donne che hanno fatto che tutt’ora sono parte della storia del motorsport. Questa volta abbiamo avuto l’opportunità, il piacere e l’onore di fare una bellissima e interessante chiacchierata con Francesca Linossi, pilota del Campionato Italiano GT. Ecco cosa ci ha raccontato la campionessa italiana.
Francesca Linossi, dai kart al GT Italiano
Francesca Linossi inizia a 8 anni a correre sui kart, vantando quindi ad oggi una carriera di 20 anni; all’età di 15 anni invece Francesca sale su una vera e propria macchina, in quanto anche se non si ha la patente si può fare una licenza particolare per correre in pista. I primi record per Francesca arrivano praticamente subito; all’età di 17 anni, quindi ancora minorenne, infatti la Linossi diventa la più giovane pilota in Italia a correre con vetture GT, oltre i 2000 di cilindrata. Non solo è la prima donna a correre così giovane, ma è la prima pilota in generale, uomini compresi.
Durante la sua carriera Francesca corre sempre con vetture Gran Turismo; tra i vari brand automobilistici che la pilota vanta ci sono Porsche, Ferrari, Lamborghini e Mercedes con cui corre da due anni, attualmente insieme al team Antonelli Motorsport. Lo scorso anno, nel 2019, Francesca Linossi raggiunge finalmente il traguardo più grande vincendo il Campionato Italiano GT nella categoria ProAm. Una grandissima soddisfazione come giustamente fa notare la pilota.

Quattro chiacchiere con Francesca Linossi
“Hai raccontato che appunto hai iniziato molto piccola. Sapevi già che quella sarebbe stata la tua strada o è partito come hobby e poi si è trasformato in altro?”
“Innanzitutto faccio una premessa, cioè che questa passione nasce da mio papà che correva anche lui in macchina. Lui ha iniziato che io avevo 5 anni, anche se in realtà fin da piccola sono sempre stata attratta dal mondo dei motori; mai stata la classica bambina, per me la punizione era lasciarmi a casa dalle gare. Sono stata io a chiedere di iniziare a correre in macchina, anche se probabilmente papà non vedeva l’ora visto che il giorno dopo avevo in casa praticamente tutto. Non hanno mai insistito anche perché all’inizio per assurdo avevo paura all’idea di gareggiare; i primi due anni quindi andavo solo a girare. Poi andando avanti la passione è cresciuta e ad oggi sono ancora qui con la voglia di correre come fosse il primo giorno”.
L’importanza di un nome
“Immagino una bella soddisfazione per papà. A proposito, c’è mai stato un momento in cui la sua figura è stata per te “ingombrante” magari anche per la carriera?”
“Papà mi ha sempre accompagnata nella mia carriera. “Ingombrante” no, nel senso che mi ha sempre dato tanti consigli, soprattutto vista la sua esperienza. Per me è stato un punto di riferimento; poi penso sia normale cercare il giudizio del genitore, ma accade in ogni sport. Per un figlio è importante il suo consenso, motivo per cui anche io ho sempre cercato la sua approvazione negli anni”.
“Andando a leggere alcuni articoli su di te spesso ho trovato scritto “la figlia di Linossi”. Ti ha mai dato“fastidio” questo modo di descriverti?”
“Fastidio fastidio forse no; anche perché nel mondo dei motori si sente spesso, pensiamo anche ad un Verstappen o un Sainz in F1. Certo sono altri livelli però appunto, in un ambiente conosciuto si viene spesso etichettati come “il figlio di…”. Non ci ho mai dato peso negli anni, “ci ho fatto l’abitudine”. Non è stata una cosa che mi ha dato particolarmente fastidio, anzi sinceramente non ci ho mai ragionato troppo per il poco peso che ho sempre dato a questo aspetto”.

“Hai notato magari un momento in cui, sia personalmente che dall’esterno, hai sentito il cambio da “figlia di Linos” a Francesca?”
“Negli ultimi anni soprattutto penso di sì, c’è stato questo cambio. I primi anni io correvo e papà pure, aspetto che forse ha sempre accentuato questa etichetta; correndo entrambi, io venivo spessa accostata al suo nome. Soprattutto dal 2017 invece ho seguito altri percorsi e avuto una crescita personale importante e da lì ho concretizzato un po’ di più quella che è la mia esperienza. Ho fatto anche scelte di vita giuste ed importanti ovviamente; ho corso anche nella Carrera Cup Italia dove sono stata la prima donna al mondo ad andare a podio in un campionato Porsche. Obiettivamente quindi si, negli anni sono stata vista sempre più come Francesca e non come altro”.
Donne e motorsport: ieri, oggi e domani
“Parliamo invece di donne nel motorsport. Secondo te in questo momento della storia del motorsport c’è qualcosa di diverso, qualcosa che si muove di più?”
“Come donna, posso dire che questo mondo non è fatto di momenti semplici. I primi anni è difficile “sparare i colpi” perchè stare in un mondo prettamente maschile ha le sue difficoltà; spesso le critiche o spesso quando c’è qualcosa che non va si sente “Ah, perchè è una donna…”. Poi però se riesci a concretizzare è una soddisfazione ancora più grande quella di riuscire a battere gli uomini. Devo dire anche che negli ultimi anni, anche nei kart, vedo sempre più ragazze, e in generale più donne che approcciano a questo mondo”.
“Esiste un momento in cui hai pensato di dire basta, magari per difficoltà legate a pressioni o per altri motivi?”
“Non ci sono stati momenti per cui ho pensato di dire basta per motivi legati a difficoltà che una donna può affrontare; anzi, secondo me le critiche sono la cosa che dà più forza. Ho avuto in realtà un anno in cui avrei voluto smettere ma solo per una questione di risultati; ho fatto una gara dietro l’altra in cui me ne sono successe di ogni, un anno proprio sfortunato. Quattro gare di fila e non ne ho finita una; un incubo che poi si è risolto per fortuna”.
“Di donne che lavorano nel motorsport oggi se ne vedono tante, mentre a livello di pilota sono meno; secondo te perchè?”
“Per me non è tanto una questione di paura o pregiudizio come si può pensare, quanto una questione di soldi. Me ne rendo conto anche io che ci corro; il motorsport, soprattutto negli ultimi anni, è diventato sempre più caro e di nicchia. Sicuramente le donne ultimamente hanno approcciato in maniera maggiore a questo mondo, si sono fatte sentire; il mondo dei motori è sempre stato visto come maschile, ma secondo me abbiamo dimostrato di valere anche lì“.

Francesca, da bambina a campionessa
“Vorrei concludere con due domande che avrei il piacere di farti. La prima, se potessi tornare indietro, cambieresti qualcosa? Scelte diverse, percorsi diversi…”
“No, nel senso che io credo che tutto quello che ho fatto, giusto o sbagliato, mi ha permesso di essere la pilota e la donna che sono oggi. Ovvio, a volte si fanno delle scelte sbagliate, però appunto magari gli errori fatti in passato sono quelli che mi hanno aiutata a diventare ciò che sono oggi. Credo quindi che le scelte fatte, al tempo sbagliate, oggi in un certo senso le vedo comunque come corrette”.
“Ultimissima domanda quindi, visto quello che ci hai raccontato. Il tuo percorso comunque ha avuto le sue difficoltà, se tu oggi potessi parlare con la Francesca bambina cosa vorresti dirle?”
“Sicuramente per quello che riguarda i primi anni di non avere paura visto che all’inizio ero appunto terrorizzata dalle gare e da tutto. Comunque però le direi di continuare per la sua strada; sai, è strano sentire una bambina che dice di voler correre in macchina, spesso infatti non ero capita. L’unica cosa che le direi è quella di tenere duro, perchè le grandi soddisfazioni arrivano. Per di più apro una piccola parentesi che ho sempre il piacere di raccontare; l’anno scorso ho vinto il Campionato appunto e l’ho fatto in coppia con il mio ragazzo. Anche lui appunto corre in macchina e negli ultimi anni per me è stato sia un coach che un riferimento; poi l’anno scorso abbiamo raggiunto questo traguardo insieme, una cosa un po’ particolare, molto gratificante e soddisfacente”.
Foto Francesca Linossi GT Italiano
[masterslider id=”282″]Foto a cura di Alessandro Martellotta
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Chiara Zambelli