America ed Europa, realtà e finizione, padre e figlio. Francis Ford Coppola, è un regista che si è mosso costantemente al confine tra uno stato e l’altro. Ogni film presenta una natura dualistica, che marca la sua appartenenza alla generazione dei “movie brats” della New Hollywood degli anni ’70.

Apocalypse Now (1979): Francis Ford Coppola oltre i limiti dello schermo

 "Apocalypse Now" ( Francis Ford Coppola, 1979) - Photo Credits timeout.com

Apocalypse Now” è un film estremamente complesso, in grado di intrecciare capacità stilistiche e narrative, che nel 1979, rappresentano una novità per l’intero mondo del cinema.

Il film risulta essere una sorta di viaggio psichedelisco, una proiezione mentale. Questo si deve stilisticamente parlando, in primo luogo, all’utilizzo delle sovrimpressioni tra varie immagini, volte a creare livelli iconici stratificati all’interno del film.

Alla sovrimpressione, si aggiunge l’utilizzo del “montaggio delle attrazioni” del cinema russo. Il montaggio alternato, permette di creare in molte scene, un significato prodotto dall’associazione di immagini.

Per quanto concerne la narrazione, viene presentato un immaginario specifico. La questione visiva e sonora del film, si congiunge con la questione sociale e culturale del colonialismo.  

Narrazione e stile registico, trovano la loro consacrazione nell’intreccio tra le tendenze europee neorealiste di racconto del viaggio e la rappresentazione spettacolare tipicamente americana. Questo fa si che il film si presenti come un viaggio nel il presente che l’America sta vivendo, portato alle sue origini storiche attraverso i processi di colonizzazione messi in atto dall’Europa nell’Ottocento.

Il Padrino (1972)

Mafia e famiglia: su questi due temi regge uno dei film più importanti della storia del cinema. Lo stile de “Il padrino è abbastanza trasparente, ma comunque di grande impatto.  La grandezza di un film, che replica le dinamiche del cinema classico, vive nella capacità di Coppola di contrapporre marchi autoriali, soprattutto attraverso un uso marcato della macchina da presa.

Un film magistrale, che nella sua trasparenza, contiene una duplice influenza. Da una parte abbiamo la capacità commerciale insita nel mondo mainstream americano. Dall’altra una tendenza portata avanti dai “movie brats” di guardare al cinema autoriale europeo.

Nonostante Coppola realizza il film per accontentare la major americana Paramount, nel film attua una feroce e sotterranea satira sull’ american way of life. L’affermazione iniziale «I believe in America» è una negazione del sogno americano: su questo doppio asse si muoverà non soltanto tutto il film, ma tutta la trilogia del padrino.

La conversazione (1974) – la consacrazione europea di Francis Ford Coppola

Sulla linea di “Blow up” (1967) di Antonioni, uscito qualche anno prima, “La conversazione” (1974) rappresenta la consacrazione europea del regista.

Il film ci mette nella condizione di non sapere esattamente quale sia la verità del reale. Questo suo senso di dispersione nell’ambiente, questa sua incapacità di afferrare la realtà che lo circonda diventa anche per noi l’impossibilità di afferrare la realtà del film stesso.

L’influenza del protagonista è tale da poterlo definire un film in soggettiva: non c’è una sola scena del film in cui il protagonista non sia presente in campo. La realtà del film la conosciamo attraverso i suoi movimenti e spostamenti. Questo provoca la nostra difficoltà nel capire che cosa sta succedendo, proprio perché non abbiamo un punto di vista privilegiato rispetto al personaggio.

Il film è dunque il risultato di un’interconnessione tra la dimensione allucinatoria e la dimensione reale.  

Un sogno lungo un giorno (1981)

Il film segue le avventure speculari di una coppia in rotta. Tutto viene vissuto nell’arco di 24h, del 4 luglio, con due amanti incontrati subito dopo la rottura. L’essenzialità della trama viene complicata da una problematicizzazione della visione.  Se nel caso della donna si tratta di un incontro che avviene davvero, nel caso dell’uomo questo personaggio femminile non si capisce se è reale o se si svolge solo sul piano dell’immaginazione.

È presente una sorta di compenetrazione tra una concezione realistica dello spazio, data da ambienti domestici e azione dei personaggi, e una concezione immaginaria creata dalla resa visiva, che sembra riprodurre attraverso colori, atmosfere e musiche uno spazio plastico, uno spazio dell’immaginazione.  

Segreti di famiglia (2009) – le ossessioni di Francis Ford Coppola

Segreti di famiglia è un film che ha un impianto stilistico ed estetico particolare. E’ un film in bianco e nero, ma che concerne ogni tanto l’apparizione del colore, volta a marcare visivamente, ambienti del passato, riferibili alle memorie dei protagonisti.

In questo film, l’ossessione del passato e della morte di cui la storia dei personaggi è carica, è sovraccaricata da un’ossessione ulteriore che vede come oggetto (come in molti altri film di Francis Ford Coppola), il rapporto conflittuale tra padre e figlio.

Le ossessioni schiacciano i personaggi all’interno di un presente che sembra immobilizzarli. Questa immobilizzazione del presente rispetto al passato, si traduce nel restituire in una desaturazione dell’animo dei personaggi attraverso la scelta del bianco e nero e la scelta della quasi totalità di piani fissi che caratterizza la prima parte del film.

Il film viene costantemente giocato sulla dualità dei personaggi, portata avanti dalla questione visiva e ancor di più dai luoghi del doppio: lo specchio e il teatro.

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Martina Capitani

Photo Credits: ““Apocalypse Now” (Francis Ford Coppola, 1979) – Photo Credits timeout.com