George Sand, l’immortalità della scrittrice femminista

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Di Giusy Celeste

Il 1 Luglio 1804, a Parigi, nacque Amantine Aurore Lucile Dupin detta George Sand, una famosa drammaturga e scrittrice francese. Femminista nell’animo, partecipò a vari dibattiti politici detenendo posizioni di sinistra. Tra i suoi romanzi più famosi si ricordano: “Indiana”, “Lélia”, “Consuelo”, “La palude del diavolo”, “La piccola Fadette”, “François le Champi”. Altra opera degna di nota è la sua autobiografia dal titolo “Histoire de ma vie” (“Storia della mia vita”). George Sand viene ricordata anche per aver avuto relazioni di natura sentimentale con lo scrittore Alfredo de Musset e con il musicista Fryderyk Chopin.

George Sand, l’immortalità della scrittrice femminista: biografia e pensiero

“C’è un’unica felicità nella vita: amare ed essere amati”.

George Sand

Il nome maschile, “George Sand”, deriva dalla condizione di mancata libertà che la Francia del XIX secolo assegnava alle donne. Il 1804, l’anno di nascita di Amantine, è stato anche l’anno in cui il codice napoleonico rese peggiore la condizione femminile: Madame de Staël venne censurata e Amantine decise di evitare la sua ignobile fine. “George”, infatti, può essere ricordata come la prima donna al mondo che visse della sua scrittura.

Figlia di un aristocratico discendente del re di Polonia e di una popolana, Amantine crebbe in una tenuta a Nohant prima di essere mandata in convento a Parigi. Quando tornò a casa lesse molto Rousseau e, cosa particolare, era solita andare a cavallo vestita da uomo. Raggiunta la maggiore età sposò l’ereditiere Casimir Dudevant, che non amava, infatti ebbe in seguito numerosi amanti. Alcuni sostenevano che la sua secondogenita non fosse figlia di suo marito. Amantine era la versione femminile di un libertino o “dongiovanni”; Baudelaire scrisse di lei:

“Che alcuni abbiano potuto infatuarsi di questa latrina, non è che la prova dell’avvilimento degli uomini del nostro secolo”.

Charles Baudelaire

Nei suoi scritti parlò del matrimonio, del ruolo della donna e dell’ uguaglianza dei sessi. Si ispirò a Byron nella scrittura, a Lamennais e Mazzini nelle idee. La donna che fumava la pipa non smise mai di dedicarsi alla letteratura, fino alla maturità, quando ebbe modo di collaborare con Dumas figlio e Flaubert. Si spense nel 1876, con un centinaio di opere scritte e la mancata ammissione all’Academie française. Victor Hugo disse di lei:

“Piango una morta, saluto un’immortale”.

Victor Hugo

Giusy Celeste