Cultura

Giornata Mondiale del Colore, l’arte si esprime attraverso infinite sfumature

Oggi, 6 Maggio è la Giornata Mondiale del Colore. Istituita nel 2008, conosciuta anche come “World Kids Colouring Day”, ha lo scopo di sensibilizzare proprio i più piccoli verso i loro coetanei meno fortunati, coloro i quali non hanno la possibilità di vedere il mondo sempre a colori. Percepita ormai come una sorta di inno alla vita, vogliamo “festeggiarla” prendendo in considerazione il punto di vista dell’arte che senza i colori non avrebbe ragion d’essere.

Giornata Mondiale del Colore, il colore come forma di comunicazione

“Il colore è il tasto. L’occhio è il martelletto. L’Anima è un pianoforte con molte corde. L’artista è la mano che con questo o quel tasto porta l’anima a vibrare”.

Così scriveva Wassily Kandinsky sul colore. Fu proprio il pittore russo ad elaborare una vera e propria teoria sull’espressione del colore, scrivendo anche un manuale sull’armonia in pittura. Per Kandinsky il colore è un mezzo per esercitare un influsso diretto sull’Anima. Secondo questa teoria i colori possono essere utilizzati come espressione dei sentimenti ed hanno una capacità evocativa molto forte. Sappiamo che questo è assolutamente vero e che ogni popolo, in ogni tempo ed epoca, ha attribuito ai colori significati diversi e li ha utilizzati per esprimere sentimenti differenti.

I Colori sono la sostanza usata dagli artisti per dipingere. Tre sono, da un punto di vista prettamente artistico, i colori di base: Rosso, Giallo e Blu. Mescolati, danno vita a tutte quelle infinite sfumature e tonalità che rendono un’opera espressione. Attraverso le diverse sfumature cromatiche, infatti, oltre che attraverso la forma chiaramente, gli artisti esprimevano il loro umore, i loro sentimenti e soprattutto il significato primario per il quale l’opera era stata concepita. Il colore, quindi, risulta fondamentale per la riuscita di un’opera.

Da Tiziano a Matisse, passando per il movimento impressionista

Attraverso il colore gli artisti danno vita a forme, a simboli, a stati d’animo. Fin dagli esordi, l’arte si è chiaramente servita del colore come elemento utilizzato per creare atmosfere o sensazioni. Il colore nelle sue infinite possibilità di utilizzo, può essere fondamentale per rendere al meglio oggetti, effetti naturali di luci ed ombre e per rafforzare il “concetto” da veicolare.

Tiziano era considerato un vero e proprio maestro del colore. Questo perché fu un artista particolarmente capace nel creare con l’utilizzo studiato del colore, effetti di luce ed ombre. Indispensabili per rappresentare ed enfatizzare le forme dipinte. Lo stesso si può dire di Caravaggio e Tintoretto, che si sono distinti per aver saputo creare magistralmente attraverso il colore, dei contrasti di chiaroscuro senza precedenti. Ma già Leonardo indagava il mistero della rifrazione del colore e scrisse: “l’ombra è parte integrante del colore”.

La cosiddetta “Rivoluzione Cromatica” si ebbe però nell’’800 ed in particolare con l’avvento del movimento impressionista. Il colore diventa la priorità degli artisti che lo applicano direttamente sulla tela. Con le sperimentazioni sulla luce poi, e la nascita della pittura en plein air, i colori vengono studiati in tutte le loro declinazioni. Vengono divisi, giustapposti, fusi e scomposti. Tutto pur di rendere al meglio la luce naturale che illuminava o lasciava in ombra i soggetti dipinti.

Un po’ diverso è invece l’approccio al colore del movimento Neoimpressionista. In questo caso lo studio del colore è più scientifico e viene diviso principalmente per toni. Secondo la teoria elaborata all’epoca, ogni colore si intensifica vicino ai propri colori complementari ma si annullava se mischiato con questi. Una teoria simile la abbraccia il movimento di inizio ‘900 dei Fauves, con l’organizzazione strutturale del colore. Gli artisti di questa corrente utilizzano solo colori complementari tra di loro per poter permettere ai colori di accendersi a vicenda e risultare così pieni e vivaci. Matisse, uno dei maggiori esponenti di questo movimento scrisse: “Mettere ordine ai colori significa mettere ordine alle idee”.

I colori nei movimenti artistici del ‘900

Contrariamente a quanto si può pensare, anche per i Cubisti il colore era importante. Sicuramente era data più importanza al volume e alle forme ma, nonostante questo, il colore risultava comunque centrale. Basti pensare a Picasso e ai suoi periodi cromatici in base alle fasi dei suoi stati d’animo. Nello stesso periodo Chagall decise di utilizzare per le sue tele i colori cosiddetti puri dando vita a dipinti con colori saturi, vivaci e brillanti, ottenuti con poche gradazioni di tinta.  

“Tutti i colori sono gli amici dei loro vicini e gli amanti dei loro opposti”

Marc Chagall

Nelle opere sinuose dell’Art Nouveau, invece, i colori prendono le tinte della natura e servono in qualche modo a caratterizzare gli artisti che li utilizzano. Iconico il dorato utilizzato da Klimt. L’Art Decò continua questa tendenza e le tinte del periodo sono tenui e luminose, eleganti. Nelle opere dell’astrattismo invece, ritornano prepotenti i colori primari. Il Futurismo poi, decide di troncare anche in questo caso con il passato. I colori si fanno vivaci, forti e decisi.

Nel dopoguerra i colori più utilizzati saranno quelli pastello. Al contrario negli anni ‘60 e ‘70 ci sarà un ritorno ai colori forti e vivaci. Ogni epoca ha quindi, la sua tonalità ma la funzione del colore non cambia. Così come i soggetti, anche i colori sono il riflesso dell’epoca storica in cui vengono utilizzati e soprattutto servono a rafforzare il messaggio e il significato che gli artisti volevano lasciare ai posteri.

Ilaria Festa

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