
Hunter: Disconnettiti o Muori è il romanzo di esordio di David Fivoli, e sembra proprio che la Rizzoli abbia deciso che la fantascienza di un certo tipo potesse andare bene per il pubblico italiano. Se vi foste soffermati su questo libro girando per le librerie, qui troverete qualche informazione in più.
Ho conosciuto David Fivoli, autore di Hunter: Disconnettiti o Muori, durante la presentazione in anteprima del suo libro presso il Romics di ottobre 2019, e sono stata anche la prima persona a ottenere una dedica.

Sono da sempre un’appassionata di fantascienza, e la prima cosa che mi ha colpita di Hunter: Disconnettiti o Muori è stato il fatto stesso che fosse stato pubblicato, dalla Rizzoli per giunta. Il genere fantascientifico di un giovane autore italiano esordiente pubblicato da Rizzoli. Insomma, è un bel passo per il bel paese, siamo in grado finalmente di dare spazio alla fantascienza tra un dramma famigliare e “libri” come Tre metri sopra il cielo. Anche perché lo spaccato della produzione letteraria italiana è descritto bene con le stesse parole che Tarantino adottò per il cinema contemporaneo dello stivale:
«Un’industria per crescere, con i film d’arte dei maestri, ha bisogno del cinema popolare dei generi e dall’Italia non arrivano nomi giovani con film d’azione. Dalla Corea o dalla Russia arrivano film rivoluzionari come Old Boy o Nightwatch: perché non fate niente di così forte in Italia? E non c’è bisogno della sala, il successo di tanti autori asiatici viene solo dal mercato dei DVD, in cui i titoli italiani nuovi sono scarsissimi»
(Quentin Tarantino intervistato da La Repubblica)
Le dichiarazioni di Tarantino sono del 2007, e non aveva potuto vedere ancora il caso de Lo chiamavano Jeeg Robot, però non si può negare che, a parte qualche raro caso, l’Italia osi poco.
Hunter: Disconnettiti o Muori di David Fivoli: trama
La storia di Hunter: Disconnettiti o Muori è ambientata nei primi anni del 2050, in un mondo dove la Unreal Corporation è riuscita a ottenere il controllo e la gestione della maggior parte delle necessità umane. Sono sue le banche, sono sue le aziende, è sua la realtà virtuale. Wong, capo della Unreal Corporation e creatore del gioco New Life, è l’uomo più potente del mondo.

New Life è una realtà virtuale aumentata a cui si accede attraverso delle postazioni diffuse ormai su tutta la terra. Metà delle persone del mondo utilizza New Life, e i dati mostrano come nel giro di pochi anni tutta l’umanità avrà un avatar all’interno del gioco. Si può rimanere connessi per molto tempo, e l’Unreal Corporation nel corso degli anni ha elaborato anche delle tecnologie che permettono al corpo di nutrirsi autonomamente durante tutto il tempo passato all’interno del sistema di gioco. Nel proseguire della storia poi verremo a conoscenza di come la società civile e l’amministrazione statale abbiano deciso di utilizzare il sistema anche in modo creativo per venire incontro alle proprie esigenze. Dall’altra parte invece scopriamo anche dei lati inquietanti e non pienamente controllabili dall’Unreal Corporation stessa.
I pro di Hunter di David Fivoli
- Una buona scrittura dall’impatto cinematografico: che David Fivoli abbia fatto nella sua vita un percorso di studi che lo ha fatto incontrare con la scrittura per il cinema è chiaro. Le descrizioni in Hunter: Disconnettiti o Muori sono maniacali, ma non morbose o pesanti. Risulta sempre bello poter immaginare ciò che descrive con chiarezza, anche perché certe volte è funzionale alla comprensione della situazione e della scena.
- Hunter: Disconnettiti o Muori è un libro pieno di citazionismo letterario e musicale. Non mi sono sfuggiti i riferimenti alla saga della Torre Nera di Stephen King (saga fantasy che consiglierei a chiunque ne abbia abbastanza di elfi e nani). E poi, diamine, chi non vorrebbe un libro con una lista finale di tutte le citazioni musicali? Tutti i libri dovrebbero avere il soundtrack!
- In Hunter: Disconnettiti o Muori di David Fivoli i vestiti sono lo spartiacque tra mondi e atteggiamenti. Proprio come in un film, il vestiario è un qualcosa con cui lo scrittore gioca. Da una parte esso ha una forte connotazione descrittiva e rappresenta una rosa dei venti utilissima per il lettore. Dall’altro punto di vista invece si capisce che lo scrittore provi un piacere personale recondito nella descrizione di questi vestiari. Tra una battuta e l’altra contro chi si abbiglia come un hipster, e il velato apprezzamento per chi invece adotta chiodi e cinghie di pelle, conosciamo i vari mondi.

La mescolanza dei generi con un escamotage letterario, tra fantasy e fantascienza
- David Fivoli utilizza un escamotage letterario in Hunter: Disconnettiti o Muori per poter giocare con vari mondi. In alcune occasioni la sua scrittura strappa anche dei sorrisi divertiti. Proprio alla luce di questo ho trovato il penultimo capitolo davvero apprezzabile, come se finalmente la sua scrittura fosse stata meno oppressa dalla volontà di “rimanere serio” a tutti i costi.
- Oltre al citazionismo letterario e musicale, in Hunter: Disconnettiti o Muori si respira anche un citazionismo per le opere ludiche e cinematografiche. I riferimenti che David Fivoli fa sono legati a Mad Max, a Sine Requie (gioco di ruolo made in Italy), e al cyberpunk. C’è anche il fantasy, ma la cosa che ho apprezzato è il suo apparire sotto una veste più profana che sacra, nella maggior parte dei casi. Cosa succederebbe se l’erba pipa fosse davvero uno psicotropo? Beh, ora abbiamo qualche risposta.
- Fantasy più come gioco di ruolo che come sacro epitaffio in memoria di Tolkien. Il fantasy che David Fivoli mostra è un fantasy vissuto. Vissuto come in un gioco di ruolo, anche se con delle componenti da gestire nel mondo reale rispetto a un’amichevole partita tra amici. Questo è un punto di forza di Hunter: Disconnettiti o Muori, proprio perché dissacrando si genera anche sperimentazione, un po’ come ha provato a fare anche Disincanto, per esempio. La stessa cosa vale poi anche per altri generi.
«Se si vogliono vedere mitologici strafatti di anfetamina disposti a fare una strage per una lattina di Pepsi, be’… Banshee è il posto giusto»
(da Hunter: Disconnettiti o Muori di David Fivoli)
David Fivoli elabora la fantascienza in due modi distinti e integrati, tra Babilonia e Roma Termini
In Hunter: Disconnettiti o Muori la fantascienza appare in due modi distinti ed estremamente diversi tra di loro.
- Il mondo reale di Hunter: Disconnettiti o Muori. Il mondo che preferisco del libro è il mondo reale, lo ammetto. Mi piace perché ci sono degli elementi originali e la decisione di ambientare la maggior parte della storia a Roma è veramente vincente. Il pizzico di realismo con cui si commenta il fatto che Roma Termini sia rimasta la stazione meno tecnologica con i treni a rotaie poi, ha toccato le mie corde da pendolare che spesso quella stazione l’ha maledetta. Nel 2050 ce la vedo proprio a rimanere così. Dal punto di vista scenografico la descrizione di luoghi storici a Roma colmi di loghi dell’Unreal Corporation fa il suo bell’effetto. Da un altro punto di vista poi David Fivoli è bravo nel non descrivere un mondo tecnologico e modernissimo fino all’eccesso, senza nessuna pecca o “sopravvivenza”. Esiste tecnologia vecchia ed essa è utilizzata.
- Il mondo virtuale di New Life in Hunter: Disconnettiti o Muori. Questo mondo è il sogno di ogni videogiocatore o appassionato di letteratura o cinematografia fantastica . Tutti i mondi possibili e immaginabili sono là. Ti piace il fantasy? Nessun problema. Ti piace la fantascienza? Nessun problema. Ami i mondi senza magie e fatine? Nessun problema. Ah, e ovviamente puoi farti anche delle vacanze relax per famiglia. L’agenzia di viaggi più economica e ad ampio raggio della storia. Qui la fantascienza diventa un espediente per descrivere abbigliamenti, personalità, modalità di sopravvivenza all’interno del sistema. E diventa anche stereotipo con cui giocare, elemento fondamentale di alcune ambientazioni come pura e semplice scenografia. Ma, tra una citazione e l’altra, scopriamo anche modalità attraverso cui il sistema di New Life rientra in delle dinamiche di gestione e controllo delle varie problematiche e necessità del mondo reale. Le parti che ho trovato più belle infatti erano quelle in cui faceva capolino il mondo reale, come se la parte più bella fosse vedere gli squarci nel velo di Maya.
Hunter di David Fivoli è un libro di fantascienza italiana che non gioca solo con la fantascienza
Mondi cyberpunk, mondi fantasy, mondi con in nazisti e gli zombie. Questo è New Life, ma questo è anche una componente fondamentale di Hunter: Disconnettiti o Muori. Molti hanno fatto il parallelo, stando allo stesso autore, con Ready Player One e Sword Art Online, ma lui ammette candidamente di non aver neanche visto il film o sentito parlare del resto. Qua non si parla di inconscio collettivo, qua si parla di ispirazioni e istanze collettive che si sviluppano su matrice individuale in vari modi. Tanto che Hunter: Disconnettiti o Muori ha molto di più in comune con qualcosa come Stranger Things piuttosto che con qualcosa come Sword Art Online.

Hunter ha il retrogusto della soddisfazione personale di chi si è tolto tutti i sassolini dalle scarpe per dire “ora vi faccio vedere io”. Sicuramente Rizzoli avrà pensato al parallelo con grandi successi come Ready Player One e Sword Art Online, contenta di pubblicare un esempio di fantascienza italiana in linea con quelle istanze collettive. Questo ha fatto il successo di David Fivoli, ma anche il successo di un esperimento di fantascienza italiana portato nelle librerie. Spero che questo sia veramente un buon trampolino di lancio per l’autore, ma anche un buon trampolino per la fantascienza italiana in generale fatta da autori giovani.
I contro di Hunter: Disconnettiti o Muori di David Fivoli
- Non tutti i personaggi di Hunter: Disconnettiti o Muori reagiscono in modi che si possono considerare realistici. Molte cose sembrano altamente forzate e spinte verso direzioni che non avrebbero mai e poi mai preso. Questa sensazione nei confronti delle reazioni dei personaggi e le loro relazioni si integra in modo eccessivo con i riferimenti ad altre opere, cosa che potrebbe far pensare a un citazionismo coatto pieno di stereotipi abusati.
- Il protagonista corre sempre il rischio di essere percepito come una “Mary Sue”. Questa aura viene per fortuna tamponata dalle abilità di scrittura di David Fivoli, ma c’è una caratteristica del protagonista, il suo essere uno dei migliori Hunter, che si fatica molte volte a mandare giù. In Hunter: Disconnettiti o Muori l’autore racconta una storia dove il protagonista affronta anche i propri demoni e le conseguenze dei propri errori, ma – quando vorresti che fosse più umano – rimane una icona divina irraggiungibile. E non basta seguire la storia dall’inizio fino alla fine per togliersi questa sensazione. Nonostante questo però, il suo rivelarsi profondamente antipatico in alcuni punti o sciocco, lo salva almeno un po’.
- Il rapporto maestro e allievo in Hunter: Disconnettiti o muori è troppo schematico e troppo fedele alle strutture tipiche di molti libri e di molte pellicole. Non mi ha convinta, alcune scene che dovevano essere drammatiche e solenni mi hanno lasciato tanta perplessità. I topoi narrativi a volte non sono sempre una buona traccia da seguire, tanto che è per questo che ho apprezzato molte altre parti del libro dove questi erano assemblati in modo creativo. Però ho apprezzato quando il protagonista ha fatto ironia sulla pomposità e sulle scenografie scelte dal proprio mentore, cosa che ha fatto recuperare un po’ il rapporto ai miei occhi. Almeno anche il protagonista ne era consapevole, e non ero la sola a rimanere perplessa!
- Nemici non sempre intelligenti, a volte si percepisce troppo un “effetto Stormtrooper”. Se da una parte in Hunter: Disconnettiti o Muori abbiamo un protagonista che sembra sempre troppo bravo, dall’altra parte abbiamo anche una serie di nemici che sembrano davvero prevedibili e un po’ impulsivi. Non tutti eh, ma sicuramente una buona parte sì.
Possibilità di sequel o di una saga per Hunter: Disconnettiti o Muori?
Il finale di Hunter non è un finale così chiuso da impedire un sequel o una saga. Inoltre si potrebbero scrivere ancora delle storie ambientate all’interno del mondo creato da David Fivoli. Ci sono poi degli elementi che sono svelati negli ultimi capitoli del libro che potrebbero essere utilizzati come trampolino di lancio per altri sviluppi.
Personalmente poi, da lettrice con un’evidente deformazione professionale, ci sono questioni socio-culturali su cui vorrei avere più dettagli. Mi sarebbe piaciuto vederle più presenti all’interno del libro, ma chissà, magari questo desiderio sarà esaudito in un sequel?
Per esempio, in un episodio del libro si viene a sapere che in New Life una persona ha rapito un altro avatar uccidendolo dopo molto tempo in uno scenario dove la disconnessione è disabilitata. Lo veniamo a sapere perché per vendetta uno dei parenti ha chiesto aiuto al protagonista per ottenere la testa dell’uomo. Evidentemente non c’era alcun modo in cui la Unreal Corporation potesse intervenire per aiutare in un modo “legale” il personaggio. O dall’altra parte essa non nutre alcun interesse nei confronti di una soluzione di casi di questo tipo. Possibile che nessuno protesti per una cosa del genere? O che non ci siano prese di posizione? Hunter: Disconnettiti o Muori non era probabilmente il luogo per parlare di queste cose.
Un altro elemento è quello delle prigioni e dei carcerati, che sembrano essere state integrate in modo permanente nel sistema. C’è poi la questione religiosa, di cui abbiamo comunque una breve descrizione nel libro. Per non parlare delle vicissitudini che probabilmente l’Unreal Corporation ha dovuto affrontare per ottenere quello che è un monopolio globale a tutti gli effetti.
Vedremo solo nel tempo se Hunter: Disconnettiti o Muori avrà o meno un sequel, ma opere come questa devono essere sempre incoraggiate in Italia. Anche nel caso in cui non piacessero così tanto per gusto personale. Lunga vita alla fantascienza italiana!
di Eleonora D’Agostino
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