I fiori nell’arte: lo sbocciare della bellezza in tre quadri

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Di Redazione Metropolitan

I fiori, simbolo sia di rinascita che di decadimento morale dell’essere umano, sono diventati imprescindibili protagonisti delle opere d’arte soltanto in un secondo momento. Infatti, sin dagli esordi della pittura, la rappresentazione umana fu sempre il cardine imprescindibile di ogni realizzazione artistica e, solo successivamente, i pittori decisero di dare spazio alle nature morte e di renderle protagoniste delle loro più belle realizzazioni.

Considerato proprio per questi motivi un genere minore e poi successivamente affermatosi nel commercio artistico e nei gusti dell’epoca, la rappresentazione di composizioni floreali divenne un elemento di grande forza, eleganza e bellezza da imprimere sulla tela, successivamente perseguito da tantissimi artisti nel corso della loro carriera. Ma i pittori non si limitarono semplicemente a ritrarli, ma portarono a compimento opere che, in seguito, rimasero impresse nella storia.

“La brocca” di Hans Memling: i primi fiori nell’arte

Poco conosciuto, eppure importantissimo, è il quadro dell’artista fiammingo Hans Memling intitolato “La brocca”, realizzato nel 1490 e considerato dai critici una vera e propria rivoluzione artistica. Infatti, prima di questa composizione, i fiori non furono mai protagonisti di un’opera d’arte, ma vennero utilizzati solo come degli elementi aggiuntivi e ornamentali della figura principale. Memling, con il suo spirito intraprendente e rivoluzionario, cambiò le tradizioni dell’epoca e creò una tavola dipinta su entrambi i lati, ponendo, all’interno, la figura del committente in preghiera e, all’esterno, una brocca con un monogramma di Cristo ricca di fiori già perfettamente schiusi. Secondo gli studiosi, l’opera è da ricollegare ad un’anta per un altare portatile a due sportelli, nel quale il fiammingo dovette dipingere anche una “Madonna con Bambino.

Ancora una volta, i fiori furono considerati importanti per veicolare un messaggio simbolico collegabile alla stessa Vergine Maria. Difatti, i gigli, l’iris e l’aquilegia sono icone di purezza che, nella tradizione devozionale medievale, vennero sempre attribuire alla Madonna e allo Spirito Santo. Inoltre, secondo il tipico stile fiammingo, ogni piccolo particolare del bouquet venne reso da Memling con incredibile naturalezza, portando a compimento, così, un quadro inaudito e mai pensato prima da nessun altro pittore.

I fiori come morte: “Malinconia” di Francesco Hayez

Conservata alla Pinacoteca di Brera e considerata una delle opere più evocative del museo, “Malinconia” di Francesco Hayez non è altro che la rappresentazione perfetta di un sentimento su tela. Questa volta, nonostante il centro dell’opera sia costituito dalla giovane donna triste e sconsolata, a fare da protagonista sono, ancora una volta, i fiori a sinistra del dipinto. All’inizio, la composizione è piena di vita e di colore, simboleggiando il momento fertile e di maggior bellezza nella vita della ragazza, ma, man mano che si sposta lo sguardo verso destra, i boccioli appassiscono fino a perdere i petali, i quali vanno a depositarsi dolcemente sul marmo.

Non è altro che la vita rappresentata in un’elementare sequenza: lo sboccio e la morte di un bouquet, simbolo del decadimento morale e fisico della giovane pallida che guarda intristita il pittore. Una parabola, insomma, dello svolgimento dell’esistenza e della sua fine in una singola parte del dipinto fu realizzata solo ed esclusivamente da Francesco Hayez, il quale volle riportare sulla tela anche il triste momento storico in cui visse, il quale vide svanire i sogni nati sotto il magnifico Risorgimento.

Van Gogh e i “Girasoli”

Ad ultimare la sequenza, ci sono i Girasoli” di Vincent Van Gogh, una serie di dipinti ultimati tra il 1888 e il 1889 e oggi conservati nei migliori musei del mondo. Nati in un periodo di ottimismo e vitalità dell’artista, iGirasoli vennero realizzati quando Paul Gauguin arrivò ad Arles. Pieni di colori sgargianti e rappresentati in ogni fase, dal bocciolo all’appassimento, questi girasoli rappresentano una delle più alte vette che Van Gogh raggiunse con la sua meravigliosa vena artistica. Difatti, il pittore utilizzò i pigmenti stendendoli con pennellate ruvide e veloci, a volte mentre i colori precedentemente applicati erano ancora umidi.

Simbolo di gioia, ottimismo e di clima temperato (almeno questo capiamo dalle lettere al fratello Theo), Van Gogh portò a termine un ciclo di opere che sarebbe rimasto per sempre nell’immaginario artistico di ognuno, creando tele meravigliose e assolutamente iconiche. Ma di opere con questo soggetto ce ne sono davvero tantissime, sta solo a noi farci incuriosire dall’arte e andarle a cercare tra i corridoi dei più bei musei della storia.

Monica Blesi

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