Il 6 luglio 1907 è nata Frida Kahlo, l’eccentrica pittrice messicana che ha ha contribuito attivamente ai disordini civili del suo paese, dal punto di vista artistico ed economico.
La Rivoluzione di Frida Kahlo
Frida Kahlo viene tradizionalmente associata alla sua carriera artistica da pittrice, e alla sua tragica vita privata tra dolori fisici. Tutti conoscono la sua forza nel superare le sofferenze legate alla sua salute e alla sua vita amorosa. Quello che molti non menzionano è il suo attivismo politico, durante i disordini civili scoppiati nel suo paese d’origine. Il suo estremismo politico le faceva affermare di essere nata nel 1910, anno della sollevazione contro l’oligarchia latifondista e la dittatura di Porfirio Diaz. Nonostante la sua nascita non coincida con questo evento, Frida ha comunque contribuito attivamente alla politica del suo paese durante la sua vita.
Il suo impegno non è stato solo di tipo sociale, ma economico. Ha aiutato concretamente i soldati messicani che avevano combattuto accanto ai Republicanos, durante lo scoppio della Guerra civile spagnola nel 1936. Inoltre la pittrice messicana si è adoperata per accogliere Leon Trotsky nel 1947, politico esiliato in Messico in quanto nemico di Stalin.
L’impegno politico
Tutto questo impegno politico è stato descritto dal marito Diego Riviera nel pannello intitolato Distribuzione delle Armi. Questo affresco faceva parte dei muri del Ministero dell’educazione, in un più ampio ciclo della Ballata della Rivoluzione proletaria. In questo scenario Frida viene immortalata nell’atto di distribuire le armi al suo popolo, insieme ad altri attivisti come lei: Tina Modotti, Julio Antonio Mella e David Alfaro Siqueiros. Questi ultimi facevano tutti parte del Partito Comunista messicano, di cui Frida era membro. Questo attivismo politico ritorna in molte delle opere della pittrice. A partire dalla sua opera Ritratto di Luther Burbank, il suo stile pittorico comincia ad assumere una sfumatura ironica e inquietante. Nei suoi quadri si delineano non solo riferimenti al realismo formale, ma anche qualche analogia con il surrealismo. Di quest’ultimo Frida Kahlo condivide però solo le fonti e i soggetti pittorici, ma non tutte le forme.
Ella soleva dire: “Non ho mai dipinto sogni. Ho sempre rappresentato la mia realtà”. Per quanto riguarda invece la sua vena surrealista ha dichiarato: “Non sapevo di essere una surrealista; fino a quando André Breton non è venuto in Messico e mi ha assicurato che lo fossi”. Nonostante il suo attaccamento alla patria, Frida Kahlo ha dovuto lasciare il suo paese tra il 1930 e il 1935, per la necessità di sottrarsi al nuovo e dispotico governo messicano, che aveva adottato una politica repressiva. Nel 1933 Frida realizza Il mio vestito è appeso là a New York dove il costume messicano della pittrice è collocato al centro della tela, pendendolo in mezzo ad un collage di un paesaggio capitalistico.
Solamente l’anno prima la pittrice messicana aveva realizzato Autoritratto al confine fra Messico e USA, dove lei stessa si rappresenta un mezzo a due paesaggi completamente contrapposti. Dalla parte sinistra c’è il Messico, che rappresenta il suo passato, mentre sulla destra raffigura le ciminiere che emettono gas di scarico e la bandiera americana. Questa è una sottile allusione ad un capitalismo che produceva automobili, insieme ad un vera e propria identità nazionale.
Frida Kahlo, portavoce politica attraverso le sue opere
Le tele di Frida Kahlo sono dunque una rappresentazione dell’io interiore della pittrice, mescolate a temi universali riguardanti una vera e propria denuncia sociale. Questa critica sociale si basa sull’immagine di una donna che ha vissuto un’esistenza di dolori fisici, angoscie per la propria nazione e una relazione amorosa travagliata. L’artista sempre presente in lei non ha mai smesso di dipingere nemmeno quando si è ammalata. Per tutta la sua vita ha inoltre sostenuto la Rivoluzione messicana, di cui si era sempre fatta portavoce anche tramite le sue opere. Dieci giorni prima della sua morta na partecipato alla manifestazione contro l’intervento della Cina in Guatemala. Il suo attivissimo politico si è evoluto insieme a lei.
Una delle sue ultime opere, intitolata Il marxismo guarirà gli infermi, l’ha dipinta proprio l’anno della sua morte nel 1954, avvenuta a causa di una embolia polmonare. Nemmeno la sua morte è riuscita a fermare la sua arte. La diffusione dei suoi quadri e dei suoi ideali continua ancora oggi.
Sonia Faseli
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