Il provvedimento è arrivato, con un dispaccio dello Stato Maggiore dell’Esercito questa mattina: dopo il suo libro dai contenuti omofobi e sessisti, il generale Roberto Vannacci è stato rimosso dalla guida dell’Istituto geografico militare di Firenze. Dal 20 agosto, cioè da dopodomani, gli subentra un altro generale, Massimo Panizzi, che in passato è stato portavoce dell’ammiraglio Giampaolo Di Paola quando quest’ultimo era ministro della Difesa del governo Monti.
“Il generale Vannacci, in data 20 agosto 2023, cessa dall’incarico di Comandante dell’Istituto Geografico Militare. In data 21 agosto è trasferito in forza extra organica al Comfoter Area Territoriale ed è posto a disposizione del Comandante area territoriale per incarichi vari, sede Firenze”. Questo è quanto si legge in un provvedimento d’impiego dell’Esercito Italiano sulla vicenda che riguarda Vannacci, dopo le polemiche sollevate sul suo libro “Il mondo al contrario”.
Cosa c’è scritto nel libro del generale Roberto Vannacci
Dalle frasi scritte nel suo libro – 373 pagine, data di pubblicazione 10 agosto 2023 – il generale, ex capo della Folgore e oggi alla guida dell’Istituto Geografico Militare di Firenze – se la prende con tutti: immigrati, omosessuali, femministe, ambientalisti e con quella che chiama la “dittatura delle minoranze”. Nella sua difesa in seguito alla bufera che ne è scaturita – con l’Esercito che ne ha preso le distanze e l’avvio dell’esame disciplinare – il generale afferma che si tratta solo di “strumentalizzazione: sono state estratte frasi dal contesto e su queste sono state costruite storie che dal libro non emergono. Sono amareggiato dalla decontestualizzazione e dal processo delle opinioni”.
All’interno del libro il generale sottolinea di voler “provocatoriamente rappresentare lo stato d’animo di tutti quelli che percepiscono negli accadimenti di tutti i giorni una dissonante e fastidiosa tendenza generale che si discosta ampiamente da quello che percepiamo come sentire comune, come logica e razionalità”. Nel libro vengono trattati diversi temi, dalle forme di protesta contro il cambiamento climatico alle occupazioni di alloggi disabitati da parte di persone senza fissa dimora, dai desideri di genitorialità degli omosessuali fino al cosiddetto “politicamente corretto”.
“Cari omosessuali, non siete normali”
“Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione!”, forse è questa la frase più iconica di tutto il libro. Per il generale gli omosessuali e le coppie arcobaleno non sono normali. “La normalità è l’eterosessualità. Se a voi tutto sembra normale, invece, è colpa delle trame della lobby gay internazionale che ha vietato termini che fino a pochi anni fa erano nei nostri dizionari: pederasta, invertito, frocio, ricchione, buliccio, femminiello, bardassa, checca, omofilo, uranista, culattone che sono ormai termini da tribunale”.
“Che piaccia o no, non nasciamo uguali su questa terra e quindi chi arriva in Italia dovrebbe ringraziare immensamente per la compassione e la generosità”. Questo le parole del generale per spiegare che nonostante possano diventare cittadini italiani, i migranti sempre “diversi” restano. E sulla campionessa di pallavolo Paola Egonu, il generale Vannacci sottolinea che è “italiana di cittadinanza, ma è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità”.
Ma chi è il generale Roberto Vannacci?
Il curriculum vitae “breve” estratto dalla rivista “Folgore“, mensile dell’Associazione nazionale paracadutisti d’Italia, evidenzia come tra i vari incarichi del Generale Vannacci ci siano stati il comando del 9° Reggimento d’assalto Paracadutisti “Col. Moschin” dal 2011 al 2013 e il comando delle Forze Speciali presso il Corpo d’Armata di reazione rapida della Nato a Solbiate Olona. Nel 2009 era stato in Afghanistan come assistente militare del Capo di Stato Maggiore del Comando Nato, generale Marco Bertolini.
Dal 2014 al 2016 ha lavorato presso il 3° reparto dello Stato Maggiore Difesa come capo ufficio per le relazioni internazionali. Vannacci ha partecipato inoltre alle principali operazioni nei teatri internazionali, Somalia, Rwanda, Yemen, Balcani, Costa d ‘Avorio, Iraq e Libia ed è stato primo comandante della “Task Force 45” in Afghanistan. Nel 2011 ha organizzato il piano di evacuazione di emergenza della sede diplomatica di Tripoli. Dal 2013 al 2014 è tornato in Afghanistan come capo di Stato Maggiore delle Forze Speciali della Nato.
Vannacci è stato al centro di un acceso dibattito in merito all’esposizione dei militari italiani ai rischi dell’uranio impoverito e dei metalli pesanti in zona d’operazione. Sulla base di quanto riportato da alcune testate giornalistiche, durante il comando della missione Prima Parthica in Iraq (2017-2018), il generale Vannacci ha presentato due esposti alla Procura militare e alla Procura ordinaria di Roma denunciando gravi e ripetute omissioni nella tutela della salute del contingente italiano. Il generale Vannacci, negli ultimi mesi del suo comando in Iraq ha denunciato il pericolo di esposizione alle particelle di uranio impoverito all’interno del suo Documento di valutazione dei rischi (DVR) smentendo, de facto, i vertici del Ministero della Difesa che, per anni, hanno sostenuto l’inesistenza di tale minaccia per la salute.
Onorificenze italiane
Ordine al merito della Repubblica italiana (Cavaliere)
Medaglia mauriziana al merito di 10 lustri di carriera militare
Medaglia al merito di lungo comando nell’esercito (20 anni)
Medaglia d’Oro al merito di lunga attività di paracadutismo militare
Croce d’oro con stelletta per ufficiali e sottufficiali con 40 anni di servizio
Croce commemorativa delle operazioni di pace
Croce commemorativa per l’attività di soccorso in Iraq
Medaglia NATO per il servizio in Afghanistan Medaglia NATO per il servizio nella ex Jugloslavia
Medaglia commemorativa della Nazioni Unite per la Somalia
Decorazione d’onore interforze dello Stato Maggiore della Difesa
Onorificenze straniere
Bronze Star Medal (Stati Uniti d’America)
Legion of Merit (Stati Uniti d’America)
Medaglia d’Onore dello Stato Maggiore della Romania
Foreign Service Medal della Repubblica Ceca