Durante il FantaExpo 2018 noi di Infonerd lo abbiamo invitato per una ricerca alle Sfere del Drago… e anche per prendere una birra al MacLaren’s Pub.
Signore e Signori, noi di Infonerd abbiamo avuto il piacere e soprattutto l’onore di poter chiacchierare con Claudio Moneta.
Doppiatore famoso per i suoi ruoli indimenticabili, negli anime (Kakashi in Naruto, Boss in Hamtaro, Goku in Dragon Ball: Super), nei videogiochi (Shepard in Mass Effect, Nomad in Crysis, Mysterio in Spider-Man 2), ma soprattutto nelle serie TV come How I met your Mother, dove interpreta un fantastico Barney Stinson.
Come è iniziata la tua carriera da doppiatore?
Ho incominciato studiando il teatro, in particolar modo il teatro amatoriale, a Monza parallelamente agli studi di Ingegneria Meccanica, anche se non mi sono mai laureato. Nel 1988 vinsi una borsa di studio a Milano e incominciai a lavorare come attore, in quegli anni mi interessava anche il lavoro del doppiaggio. In particolare per il doppiaggio iniziai con piccoli ruoli in alcune soap opere, in radio, alcuni cartoni animati. Successivamente doppiai me stesso in una fiction della Rai dove facevo un ragazzo dipendente dalla droga.
A pensarci bene in quegli anni quando recitavo o facevo il drogato o il terrorista, evidentemente il mio aspetto dava questa impressione (ride). Doppiare sé stessi è stato veramente difficile anche quando sai benissimo cosa hai recitato. E da lì ho iniziato a interessarmi al doppiaggio in tutte le sue forme.
Sei stata la voce di tanti personaggi tra serie TV, anime e videogiochi. Ma dal punto di vista tecnico è più impegnativo doppiare serie TV, anime o videogiochi?
Secondo me gli anime, per il semplice fatto che un cartone animato di quel tipo, quando passi dall’espressione A all’espressione B, un qualunque essere umano impiega un certo tempo naturale, mentre un’animazione può impiegare un tempo di un fotogramma, cioè poche frazioni di secondo, lì da un istante cambia tutto, l’occhio, la bocca e la voce, quindi questi rapidi cambi di espressione costringono l’attore a una respirazione forzata e a un grande sforzo di diaframma che gli permette di cambiare rapidamente intonazione appunto dall’espressione A a quella B. In un certo senso è tecnicamente più difficile.
Per i videogiochi invece è diverso poiché si registra prima della pubblicazione dell’edizione doppiata, doppiando per lo più una lunghezza d’onda, un audio già registrato da un altro doppiatore, senza aver la possibilità di vedere un video usandola come riferimento. Comunque anche in quest’ultimo caso noi seguiamo un essere umano che ha tempi umani di intonazione.
La nostra generazione, così anche quella dopo, è cresciuta con vari personaggi tra i quali personaggi interpretati da te come Spongebob, Kakashi Hatake, Boss di Hamtaro e adesso anche Goku. Come ci si sente a rappresentare tanti idoli dell’infanzia?
Vecchio mi sento! (ride). A parte gli scherzi mi fa piacere, almeno voi siete ragazzi. A tal proposito sono stato alla giornata mondiale della lettura e sono andato in una scuola elementare a leggere delle poesie ai bambini. La cosa assurda è che si ai bambini interessava fino a un certo punto, perché erano bambini alla fine, ma il fatto che tutti gli insegnanti e i genitori venivano a dirmi che io ho rappresentato la loro infanzia e questo mi faceva sentire ancora più vecchio (sempre ridendo).
Nonostante questo a me fa molto piacere di questa cosa. Lo stesso succede anche quando recito. Io amo tanto il mio lavoro e questo mi da grande soddisfazione. Non mi piace apparire in contesti diversi dalla mia attività, certo ho partecipato anche ad eventi pubblici, però sinceramente mitizzare la mia persona, come fanno alcuni miei colleghi, a me non piace. Preferisco sempre che alla gente piaccia ad esempio l’intero spettacolo e non la mia singola prestazione.
Mi lusinga quando mi fermano per strada per complimentarsi con me, anche per le critiche. Le critiche non mi dispiacciono, non mi piace la volgarità di alcune critiche, tuttavia le critiche costruttive sono sempre ben accette. Tutto questo ti fa capire che hai delle responsabilità. Molti sulla questione del lavoro pensano soltanto che serva per “mangiare”, tuttavia io credo che la bellezza del lavoro, indipendentemente dal tipo di lavoro che fai, sia il fatto che ci siano delle responsabilità.
Parlando di Dragon Ball come hai accolto la notizia di essere stato scelto come nuova voce di Goku dopo aver interpretato per anni il presentatore del torneo Tenkaichi?
Mi ha fatto molto piacere, sai è già successo in passato di dover fare delle sostituzioni di voci, anche per motivi meno tragici, come nel caso della morte di Maurizio. La cosa bella, ritornando al discorso della responsabilità d questo lavoro, è che ho dovuto prendere in mano l’eredità di una persona, in questo caso di una persona che conoscevo benissimo. Poi ci sono stati dibattiti su come reinterpretare al meglio questo personaggio, senza cercare di di imitare l’attività del doppiatore che ci ha preceduti. Però a me le sfide piacciono e queste responsabilità mi danno la carica per continuare questo mestiere.
Parlando di Serie TV, parlando di un ruolo che ti ha reso celebre, come ti sei immedesimato nel ruolo di Barney Stinson di How I met your Mother?
Penso che la fortuna sia stata quella di lavorare con un gruppo molto unito, diretto da Luca Sandri che oltre ad essere uno dei miei più cari amici, è un grandissimo professionista. Comunque sia questa serie è una di quelle serie che ti viene meglio se ti diverti durante il tuo lavoro. Da questo punto di vista trovare la strada interpretativa è stata molto più semplice, poi comunque parlando di attori bravissimi come Neil Patrick Harris, bisogna sempre cercare di fare con grande umiltà e rispetto quello che ha fatto lui.
Questa poi è una delle poche serie dove veramente alle volte ci fermavamo a doppiare perché ridevamo e ancora oggi Luca mi racconta di alcune persone che si laureano portando come argomento questa serie, quindi questo ci fa enorme piacere. Oltretutto quando mi capita di rivedere delle scene che magari avevo rimosso rido ancora. Non ricordo un momento in cui non abbiamo riso mentre la doppiavamo.
Sempre parlando delle varie interpretazioni che hai fatto, per la maggior parte dei personaggi abbiamo personaggi buoni, ma non è mancata anche la possibilità di interpretare il male, ecco quali preferisci, quelli del bene o del male?
Beh a me piace fare qualcosa che è lontano da ciò che io sono, qualcosa che mi costringa ad essere nei panni di qualcuno che sia o che viva in condizioni diverse dalla mia, come ad esempio interpretare criminali o cose così. Questa è una cosa molto bella secondo me, ma d’altra parte quando devi interpretare il positivo si rischia di inciampare nella banalità, quindi cercare di non cadere nella banalità è anche molto stimolante.
C’è mai stato un ruolo che magari avresti voluto interpretare, ma che magari non ha avuto modo di ricevere?
No in realtà. Sai alla fine sono le aziende che propongono delle voci, però nel panorama del doppiaggio sono talmente tanti i personaggi che non ci pensi mai a quello che avresti voluto doppiare. Ad esempio non soffro quando un personaggio che è stato doppiato da me, come Neil Patrick Harris, sia doppiato in altre occasioni da altri, per tutta una serie di motivi.
Trovo che sia interessante che un altro collega doppi lo stesso personaggio interpretato da me, poiché può nascere un confronto artistico che a me fa sempre piacere. C’è più varietà artistica, non la trovo negativa come cosa. Io guardo più quello che ho che quello che non ho. Però questo non significa non avere aspirazioni a migliorarsi, è necessario che ci sia.
Sempre sul campo Dragon Ball, l’impressione che hai di Broly, come uno dei personaggi più forti mai visti in quel manga?
A me piacciono i personaggi estremi. Questo è un personaggio alla vecchia maniera, non scende a compromessi e va fino in fondo, e questa è una cosa che contraddistingue tutto Dragon Ball. Io non sopporto quelli che non vanno fino in fondo alle cose, quindi si mi piace tantissimo Broly.
Hai dei progetti futuri da spoilerarci? O è tutto top secret?
Ne ho più d’una, però non posso dirle perché sennò mi ammazzano (ride), perché dovrei dire cose che non sono autorizzato a dire. Però posso dirvi che si trattano di Serie TV. Vorrei dire tante cose ma purtroppo non posso.
A fine intervista, il doppiatore ci ha salutato calorosamente, ringraziandoci per la pazienza e la disponibilità avuta nell’aspettare un momento libero per parlare con lui.
Noi di Infonerd siamo rimasti piacevolmente colpiti dalla sua gentilezza e dalla sua simpatia, sperando in futuro di poter ancora avere occasione di incontrarlo.
Domenico Petrizzo e Antonio Guercio
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