È un avvenimento storico: il primo film d’animazione italiano ad essere candidato al David di Donatello come miglior film. Abbiamo incontrato i produttori di Gatta Cenerentola, i padroni di casa di Mad Entertainment: la grande factory d’animazione napoletana.
È successa una cosa speciale: un film d’animazione candidato al premio cinematografico più importante d’Italia, il David di Donatello come miglior film. Stiamo parlando di Gatta Cenerentola, un piccolo gioiello forgiato a Napoli negli studi della MAD Entertainment, una sorta di Studio Ghibli napoletano, una vera e propria officina di talenti (ricordiamo il successo de “L’arte della felicità”) situata in un palazzo storico pregno di memoria cinematografica, nel cuore di Napoli: la città che più che fare da sfondo a Gatta Cenerentola, ne è la protagonista. La malavita, il riciclaggio di denaro sporco, il narcotraffico e il degrado che avanzano, spodestando la scienza, il buon senso e il vivere in comunione: questo è quello che racconta il film, una favola d’animazione soprattutto per adulti firmata da quattro registi di gran talento: Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone.
Una favola magica e potente che è valsa al film sette candidature ai prossimi David di Donatello: miglior film, miglior musicista, miglior canzone originale, miglior suono, migliori effetti speciali, David giovani e miglior produttore che sono appunto Luciano Stella e Maria Carolina Terzi, li abbiamo raggiunti telefonicamente per un’appassionata intervista doppia:
Non tutti conoscono bene il ruolo del produttore cinematografico: in cosa consiste il tuo lavoro?
Luciano Stella: Il produttore è un po’ come un allenatore: alleniamo storie e talenti, quindi far sorgere e far fiorire, questo è il nostro lavoro.
Maria Carolina Terzi: Fondamentale per capire il lavoro di MAD è la figura di Luciano Stella, io l’ho seguito perché è un visionario concreto che ha sempre amato l’animazione. Luciano ha un istinto visionario e quindi anticipatore di quello che poteva essere, credendoci fermamente, investendo umanamente ed economicamente su dei talenti… Quando Luciano mi ha parlato dell’arte della felicità non ho mai avuto il dubbio (forse perché i miei fratelli più grandi mi hanno cresciuto con Bruno Bozzetto, Dino Battaglia, Corto Maltese,…), quindi non ho mai sentito l’animazione come qualcosa che non fosse cinema che poi è una roba un po’ strana perché in realtà questo muro il pubblico italiano ce l’ha su un lungometraggio per adulti di animazione, ma noi non l’abbiamo mai sentito. Andando a vedere “Valzer con Bashir” e “Persepolis” ho pensato che fossero due delle cose più belle della mia vita e non ho sentito una diminutio nel fatto che fossero dei disegni anche volutamente imperfetti. Quindi noi siamo andati avanti per quella strada che è fatta anche di un nucleo di persone che devono convivere insieme che quindi hanno anche uno scambio affettivo: a Luciano e alla sua famiglia, ai registi di Gatta e ai ragazzi dello studio voglio profondamente bene perché sono vite intense. Per un prodotto ci vogliono tre anni quindi o hai i soldi della Universal che fa i Minions e al vivere bene insieme è sostituito il vivere bene grazie a quello che guadagni o nelle nostre condizioni ci può essere solo una passione estrema che ti fa stare insieme.
Per la prima volta nella storia del cinema italiano, un film d’animazione è candidato al David per miglior film, il premio più importante. Com’è successo? Qual’è la forza di Gatta Cenerentola?
Luciano Stella: É La passione di un percorso per costruire in animazione un film per adulti, cosa che in europa e nel mondo ha una sua dimensione e che invece in Italia non è mai stata praticata. MAD con due film (“L’arte della felicità” prima e poi con “Gatta Cenerentola”) ha innovato il mercato italiano con un linguaggio non usuale e incontrando un pubblico che esiste ha portato un vento d’innovazione e questo è stato in qualche modo riconosciuto.
Maria Carolina Terzi: Innanzitutto la forza sta nel fatto che i registi e i ragazzi dello studio sono dei talenti. Rak aveva già confermato di essere un grande regista e animatore, una persona che aveva qualcosa da dire nel panorama italiano del cinema animato. Gatta è stata un’idea produttiva realizzata magistralmente da Rak, Cappiello, Guarnieri e Sansone. Nel percorso di questi tre anni, dopo aver visto la sceneggiatura, ogni volta che abbiamo visto un fotogramma non abbiamo mai contestato nulla, non abbiamo mai discusso su nulla, è stato un percorso di grandissima fiducia. Dalla parte produttiva c’è stata invece la lotta totale per comunicare nei tre anni quello che stavamo facendo, un lavoro di comunicazione preciso con la stampa. Il film è finito il venti agosto e il sette settembre eravamo a Venezia. Non avremmo potuto fare questo buon lavoro di produzione se non ci fosse stato il contenuto, puoi bluffare al cinema con un buon trailer, una buona locandina ma non puoi bluffare sui contenuti. Non c’è stato bluff, la produzione è una squadra di lavoro straordinaria, c’è Paola Tortora, ci sono i ragazzi che lavorano lì che non sono delle persone normali, sono persone eccezionali, abbiamo lavorato notte e giorno, felici e con la capacità di commuoverci su quello che stavamo facendo, siamo famosi per piangere ovunque, soprattutto il reparto ragazze: Paola, Carolina, Monica,… É una grande emozione del cuore, non è che ci crediamo, di più. Sono percorsi non ripagati per ora solo dal denaro, speriamo nel futuro di costruire un’azienda che si mantenga e che mantenga le persone che ci lavorano, per il momento è un lungo inizio.
Un aneddoto sulla lavorazione del film che ricordi con piacere?
Luciano Stella: In MAD c’è un clima molto creativo con i musicisti quindi tutta la ricerca musicale prima della registrazione avviene spesso in studio anche giocosamente: sono momenti molto belli, creativi e comunitari. Vivo e lavoro nel cuore di Napoli a Piazza del Gesù in un palazzo dove De Sica ha girato “L’oro di Napoli” e “Matrimonio all’italiana”: stare tutti insieme due anni e mezzo in un luogo che tutti amiamo, non solo nella factory, ma anche quando scendi in strada e vivi la città nelle pause, questo è parte integrante della lavorazione di Gatta Cenerentola. Non potremmo mai lavorare in un capannone industriale per quanto ben costruito: viviamo nel cuore della città, quindi in questi tre anni la cosa ha influito tantissimo. Napoli è un mondo vero, vivace, ancora non omologato.
Maria Carolina Terzi: Ricordo l’incontro con Rak, mentre presentavamo l’Arte della Felicità a Via Veneto, in un bar lui m’ha raccontato tutto lo script di Gatta Cenerentola e in quel momento non ho avuto niente da dire se non da stupirmi, i ragazzi di MAD riescono sempre a stupirmi, questa è la cosa emozionante di questo lavoro. Poi ricordo quando andammo a Lione e in un ristorante con un computer e le cuffie in testa mi fecero vedere la prima scena realizzata: quella della stanza con gli ologrammi e i pesci, quando l’ho vista, non so come dire, è stato un sì immediato, cosa potevo volere di più dalla vita? Non occorre neanche che lo finiscano, mi basta questo, sto dentro a un sogno.
Il maggiore rivale ai David per numero di candidature è “Amore e malavita”: un altro, seppur completamente diverso, film musicale e partenopeo che parla di criminalità. Come ti spieghi questa coincidenza?
Luciano Stella: Innanzitutto è un piacere reciproco ritrovarsi, ci siamo stimati a vicenda pubblicamente, i Manetti a Venezia in conferenza stampa hanno sottolineato e segnalato anche la capacità qualitativa di Gatta, quindi c’è un rispetto e un amore reciproco. Poi penso che la coincidenza in realtà sia relativa perché in questi ultimi anni Napoli ha prodotto direttamente o ospitato opere audiovisive di notevolissima qualità, è un momento d’oro della città nell’immaginario collettivo dell’audiovisivo, nella capacità creativa e musicale. Napoli storicamente è una scena creativa musicale cinematografica e teatrale, ha dei cicli, come tutte le situazioni, degli alti e bassi. A Venezia quest’anno ci sono state numerosissime opere provenienti dal territorio napoletano: l’ultimo di Ozpetek, “Il cratere”, “L’esclusa”,… C’è stata e c’è un’ondata lunghissima, per non parlare delle serie “Gomorra”, “I bastardi di Pizzofalcone”,… Un fermento di attori e di registi che sono del territorio o che vengono da noi perchè Napoli ha mille storie da raccontare.
Maria Carolina Terzi: i Manetti sono dei cugini di Gatta, abbiamo tutti un bellissimo rapporto con loro a livello creativo e di condivisione di Napoli come fucina d’energia, siamo amici dei produttori dei Manetti. Non c’è rivalità, c’è un modo di essere vicini. Mi spiego questa coincidenza col fatto che Napoli è da sempre una città in cui ogni persona che incontri è una storia e un film, negli ultimi anni il cinema italiano forse ha un po’ allontanato il pubblico, Napoli invece ha questi milioni di sfaccetature e modi di poterla raccontare e questa grande tradizione che sopravvive alla distruzione della contemporaneità, che sicuramente per me e forse anche per i Manetti è il posto più affascinante, ricco culturalmente ed emozionante sentimentalmente d’Italia. Il grande cinema italiano è napoletano, non è un caso che i Manetti (che non sono napoletani) tendano anche loro a una napolanità perché ne abbiamo bisogno creativamente, perché Napoli non è una città così cinica come Roma ma un luogo dove lo scambio artistico ci può essere ancora.
In quale personaggio di Gatta Cenerentola ti rivedi di più? Che personalità hai?
Luciano Stella: Mi ritrovo nel personaggio meno delineato che è il buono, il padre di Gatta, il visionario, poco difeso, un po’ ingenuo ma entusiasta dei propri progetti, non guarda ai pericoli. In fondo, aver fatto questi due film d’animazione è stata una sfida particolare, non solo artistica: sono stati fatti con mezzi limitati in un mercato che non li capiva. La forza di Gatta infatti è la capacità di trasformare un limite in elemento artistico.
Maria Carolina Terzi: Mi riconosco nella matrigna nella scena in cui fuma prima di saltare in aria. Ah Ah Ah!
Hai lavorato con diciamo la maggior parte dei linguaggi cinematografici: documentaristico (ricordiamo il David dell’anno scorso per il miglior documentario a Crazy for football); storie di finzione girate in live-action (che detto così pare chissà che cosa invece è il cinema classico, il più utilizzato) e infine l’animazione. Quale metodo per raccontare una storia ti è più affine? Che differenze hai trovato nella lavorazione?
Luciano Stella: Sono uno spettatore onnivoro e appassionato, da produttore faccio l’allenatore ma spesso faccio anche lo spettatore quindi cerco di far riflettere su che film sarebbe bello far vedere al cinema. Essendo spettatore onnivoro può piacermi un piccolo film francese ma mi può piacere anche Spielberg, per non parlare di Tim Burton o dell’animazione che è una passione specifica. Quindi sono uno spettatore di bocca buona, mi piacciono molte storie, ciò che mi piace di più, al di là dei linguaggi è la capacità del cinema di emozionarti: ti deve vibrare la pancia e il cuore, non solo la testa, i film più riusciti sono i film che coniugano testa e cuore, che ti fanno entrare nelle vite degli altri e questo si può raccontare con mille linguaggi.
Maria Carolina Terzi: C’è una maggior umiltà nelle persone con cui lavoro a Napoli, nell’animazione: è un mondo meno glam del cinema, anche i festival d’animazione, non ci sono le star, i lustrini… è un mondo più artistico e più easy, è più facile lavorarci, poi i metodi produttivi sono gli stessi del cinema, l’unica grande differenza direi che è il tempo: Loving Vincent penso ci abbiano messo sette anni, Coco leggevo che ci lavoravano dal 2011, immagina la lunghezza di questi tempi. La lunghezza a volte ti comprime il cuore, devi trovare altre forme d’investimento, tre anni sono tanti e non è detto che tutte le ciambelle escano col buco, una scommessa a lungo termine dove la fiducia negli artisti con cui lavori è totale.
Progetti futuri? Cos’altro ci aspetta al cinema?
Luciano Stella: Stiamo iniziando a lavorare alla terza opera di Rak, un nuovo lungo viaggio di MAD, la terza opera di Rak che ha firmato da solo “L’arte della felicità” vincendo l’european film award, ha firmato Gatta insieme ai suoi colleghi e ora nuovamente come firma unica alla regia porterà avanti una nuova storia molto importante, molto internazionale, molto di respiro ma sempre tutta MAD quindi sul nostro terreno fertile napoletano. Non vogliamo fare gli americani, il nostro modello è GHIBLI, uno studio con una personalità in grado di stare insieme a lungo e di produrre opere di qualità.
Domanda aperta: c’è qualcosa che ti preme comunicare, una frase, un messaggio che vuoi lasciare a chi sta leggendo?
Maria Carolina Terzi: Voglio ringraziare di cuore moltissime persone, se non ci fossero stati i giornalisti italiani, la stampa, la loro reazione, il loro aiuto in tutti questi anni di lavorazione, di sacrifici e fatiche. Devo ringraziare tutti gli addetti ai lavori (è come se col medaglione spezzato ritrovi il tuo papà), questo percorso è stato riconosciuto da tantissime persone e non posso che ringraziare chi non ha limitato il film in quanto cartone animato, è stato veramente accolto da tutti e queste candidature ai David ne sono la prova. Non possiamo dunque che essere grati al mondo degli addetti ai lavori che ci ha accolto, in sala siamo andati benino ma stiamo nascendo con il pubblico, dobbiamo cambiare una mentalità. Vorrei chiudere dicendo “grazie”, sperando di poter continuare a fare cose belle per Napoli e per il pubblico.
Luciano Stella: Andate al cinema, non mollate. In questo momento la produzione audiovisiva può passare per tanti media, è importante e legittimo che il contenuto venga visto in tante forme differenti, però andate al cinema, non mollate la sala come rito collettivo perché è educativo.