Una fonte egiziana ha rivelato all’emittente statale Al Qahera che i negoziati su Gaza al Cairo hanno registrato “grandi progressi” e che le trattative continueranno nelle prossime 48 ore. Secondo la fonte, ci sarebbe “un accordo sui punti principali tra le varie parti”. Le delegazioni di Israele, Hamas, Stati Uniti e Qatar lasceranno la capitale egiziana nelle prossime ore, ma è previsto il loro ritorno tra due giorni “per concordare gli articoli dell’accordo finale”. L’esercito israeliano ha annunciato di aver ritirato tutte le truppe di terra combattenti dal sud della Striscia di Gaza, dopo circa 4 mesi di forti combattimenti. Solo la Brigata Nahal, spiegano i media locali, è rimasta sul posto con il compito di tenere in sicurezza il cosiddetto ‘Corridoio Netzarim‘ che attraversa la Striscia, lungo la costa dal confine nord, nei pressi del kibbutz Beeri, fino al sud.
La notizia ha spinto centinaia di migliaia di sfollati accampati a Rafah a rientrare a Khan Yunis. Secondo la Casa Bianca, il ritiro parziale servirebbe riposare le truppe “sul terreno da quattro mesi” e non è necessariamente indicativo di nuove operazioni. Ma il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant ha chiarito che “il ritiro delle truppe da Khan Yunis è stato condotto nel momento in cui Hamas ha cessato di esistere come struttura militare in città”
A sei mesi dal massacro dei kibbutz nella mattina di ieri migliaia di sfollati palestinesi che vivevano nelle tende hanno cominciato a ritornare. Le truppe della 98esima divisione di Tel Aviv, ovvero 15 mila soldati nelle divisioni delle brigate Commando, Givati e la Settima, hanno lasciato l’area a sud di Wadi Gaza. Ora in tutta la città sono rimaste le unità della brigata Nahal, che controlla il corridoio Netzarim. Secondo l’intelligence israeliana 18 dei 24 battaglioni di Hamas sono stati distrutti. Ne rimangono 4 a Rafah e due nell’area speciale. «Quel che bisognava fare l’abbiamo fatto. Ma la guerra non è ancora terminata», ha detto il generale Herzi Halevi. «Abbiamo un piano e lo attueremo al momento giusto». L’esercito ha anche difeso l’incursione nell’ospedale di Al-Shifa.
Sono quattro gli scenari considerati più probabili dopo il ritiro. Una nuova fase della guerra con raid mirati nei confronti degli esponenti di Hamas e una massiccia operazione militare a Gaza è quella considerata più probabile. Insieme alla riorganizzazione delle truppe dopo mesi di operazioni all’interno della Striscia. Insieme, alcuni media israeliani parlano anche di un cessate il fuoco temporaneo per la festa di Eid-al-Fitr che chiude il Ramadan e comincia domani, 9 aprile. In ultimo, c’è l’escalation con Teheran. La tensione crescente con gli ayatollah potrebbe aver spinto a una riorganizzazione che potrebbe diventare un preludio. Ma che porterebbe anche a un’escalation incontrollabile nell’area. La Stampa spiega oggi che il timing del ritiro da Khan Yunis, in quasi contemporanea all’invio di Mossad e Shin Bet al Cairo per i colloqui per tregua e liberazione ostaggi, non ha in ogni caso portato a una distensione in Palestina.