Jean-Paul Sartre, nato nel 1905 a Parigi e morto nell’80 nella stessa città, è stato un filosofo, drammaturgo, scrittore e critico francese. Un geniale poligrafo che si è mosso tra i diversi generi letterari: saggio psicologico e letterario, romanzo e teatro, pamphlet politico e opere filosofiche.
Figura di spicco nel Novecento, è stato il principale esponente di un fenomeno tipico del periodo posteriore alla seconda guerra mondiale: l’Esistenzialismo.
Esistenzialismo Sartriano: caratteri
Con “Esistenzialismo” si intende ogni filosofia che venga concepita come analisi dell’esistenza; con esistenza si intende il modo di essere dell’individuo nel mondo. Questo fenomeno presenta due caratteri principali: il primo è la messa in questione del modo d’essere degli individui; il secondo riguarda la messa in discussione del <<mondo>>.
L’analisi dell’esistenza si concretizza nel chiarimento e nell’interpretazione dei modi in cui il mondo si manifesta all’uomo e determina o condiziona le sue possibilità. Quindi centrale in ogni filosofia esistenzialistica è il rapporto uomo-mondo. Tuttavia, l’essere del mondo non si trova negli uomini o nella coscienza, ma è un essere trascendente che si manifesta come tale nelle strutture che formano gli uomini.
Un’altra caratteristica essenziale del fenomeno dell’Esistenzialismo è la possibilità nell’analisi dell’esistenza: quest’ultima è essenzialmente possibilità, i suoi costituenti sono i modi possibili in cui l’uomo si rapporta al mondo.
Scritti principali di Sartre
Il contenuto filosofico non manca in nessuno dei suoi scritti, ma i principali che mostrano questo impianto sono: La trascendenza dell’Ego (1936), L’immaginazione (1936), La Nausea (1938), Saggio di una teoria delle emozioni (1939), L’immaginario. Psicologia fenomenologica dell’immaginazione (1940), L’essere e il nulla (1943), L’esistenzialismo è un umanismo (1946), Critica della ragione dialettica (1960).
Sartre ha iniziato l’attività di scrittore mediante ricerche di psicologia <<fenomenologica>> che hanno per oggetto l’io, l’immaginazione e le emozioni. Nel saggio La trascendenza dell’Ego afferma che l’Io non abita nella coscienza ma è fuori, nel mondo, distaccandosi subito dal soggettivismo trascendentale di Husserl. Nel Saggio di una teoria delle emozioni, la coscienza viene intesa come “essere nel mondo” e l’emozione, come un modo d’essere della coscienza. La coscienza come essere nel mondo, nelle situazioni.
Sartre: l’in sé ed il per sé
L’opera maggiore di Sartre è L’essere e il nulla in cui vediamo l’ontologia della coscienza intesa come essere nel mondo. La coscienza è coscienza di qualcosa che lui chiama “essere in sé“, che può essere descritto solo come “l’essere che è ciò che è“. Di fronte all’essere in sé, la coscienza è l’essere per sé, ovvero presenza a se stessa e questa indica una separazione interiore. Questa separazione avviene con Nulla, perché nulla può separare il soggetto da se stesso.
In L’esistenzialismo è un umanismo, l’esistenzialismo è definito come dottrina per la quale <<l’esistenza precede l’essenza>> nel senso che l’uomo in primo luogo esiste (si trova nel mondo), e dopo si definisce per quello che è o vuole essere. Anni dopo, in Critica della ragione dialettica questa teoria si presenta come una reinterpretazione del Marxismo. Viene mutata la nozione di progetto fondamentale dell’individuo, configurato come l’oltre passamento di una situazione data che definisce i limiti o le condizioni di possibilità del progetto stesso.
La Nausea Sartriana
Con Nausea si intende una dimensione metafisica ed un atteggiamento psicologico nei confronti dell’esistenza, che ci pervade completamente, al punto che le cose (l’in sé) hanno un’incidenza enorme sulla coscienza (il per sé): le sensazioni che le cose ci suscitano sono ribrezzo, disgusto, giustificati dal fatto che ciò che ci tocca, ci opprime.
La condizione umana viene a configurarsi come un solitario ed angoscioso sperimentare le cose che sono intorno a noi, giungendo a provare ciò che l’autore definisce “orrore di esistere“. A questo punto la Nausea non si configura più come uno stato doloroso contingente <<non è più una malattia: sono io stesso>>.
Esistenzialismo e ottimismo
Possiamo concludere affermando che l’Esistenzialismo di Sartre è una <<dottrina ottimistica>>, perché afferma che il destino dell’uomo è nell’uomo stesso e che l’individuo non può nutrire speranza se non nella sua azione e non può vivere se non per l’azione. Sartre insistenza sugli aspetti positivi dell’esistenzialismo ed esce definito come un pessimismo della teoria e un ottimismo dell’azione.
Martina Puzone
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