Nella rubrica Passi di Danza di questa settimana, presentiamo Jewels, il balletto di George Balanchine, messo in scena per la prima volta a New York il 13 aprile 1967. Si tratta in un balletto in tre parti, ognuna delle quali si svolge su una musica di tre diversi autori Gabriel Fauré, Igor Stravinskij e Pëtr Il’ič Čajkovskij.
L’ispirazione di Jewels
Jewels è un balletto privo di qualunque forma narrativa. Come ha sostenuto George Balanchine, l’ispirazione per la sua ideazione è arrivata in modo casuale, mentre stava passeggiando per la Quinta Strada. In questo quartiere sono presenti numerose e splendenti vetrine di gioiellerie, che l’avevano affascinato. Solo dopo un certo periodo il coreografo ha deciso di dare vita al balletto in questione, dedicando alle scuole di danza che avevano influenzato il suo percorso accademico: il Teatro Mariinskij, dove aveva svolto il suo primo apprendistato, l’Opera di Parigi e il New York City Ballet, dove era sorta la compagnia fondata da lui.
Jewels, un balletto di gioielli
La particolarità di Jewels è stata quella di vestire i ballerini come se fossero pietre preziose, diamanti, smeraldi, rubini. E evidente la totale assenza di una trama, ma ci sono sua serie di passi a due e danza d’insieme. Le tre parti sono dedicate a tre pietre preziose.
Smeraldi (Esmeraldes)
La prima parte del balletto, intitolata Smeraldi si ispira sulla scuola di danza francese dell’Opera di Parigi. Proprio per questo motivo le ballerine sono vestite da lunghi tutù, come nella tradizione romantica dei balletti.
Rubini (Rubies)
Il secondo atto è Rubies, che invece è ispirato alla tradizione del balletto americano del New York City Ballet, e del musical di Broadway. Esso viene rappresentato da una coppia di danzatori, un solista e un corpo di ballo misto.
Diamanti (Diamonds)
L’ultimo atto, dedicato ai diamanti, è ispirato alla scuola classica russa del Teatro Marinskij. La sua grandiosa realizzazione è affidata ad un gruppo di solisti e al corpo di ballo completo.
Sonia Faseli
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