L’arrivo dell’estate e quella paura del proprio corpo

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Di Martina Cordella

L’estate è qui con noi. Ce lo dicono i pantaloni che si accorciano, la distesa di ombrelloni sulle spiagge, l’odore della crema solare, i piedi nella sabbia, il caldo, il sole cocente e quel sentore di vacanza. Il pallore da studio e da ufficio lascia emergere la melanina. Ma chiudere il cappotto nell’armadio significa rinunciare alla sua sicurezza, vuol dire scoprirsi e mostrare il nostro corpo, temere gli sguardi altrui. Per molti significa uscire dalla propria comfort zone e fare i conti con minime e impercettibili imperfezioni, nonché affrontare la paura del proprio corpo.

Dismorfismo: rapportarsi con il proprio corpo

La prova costume può essere molto complessa se non si ha un buon rapporto con il proprio corpo. Alcuni ne soffrono in maniera più intensa di altri e possono verificarsi casi di Disturbo da Dismorfismo Corporeo, anche conosciuto come Dismorfofobia. Si tratta di un disturbo caratterizzato da una visione esagerata e da un’eccessiva preoccupazione nei confronti di alcuni difetti fisici, che possiamo effettivamente avere ma in forma minima, oppure per imperfezioni totalmente assenti. Chi ne soffre, prova un disagio talmente forte verso il proprio corpo da isolarsi socialmente. Secondo l’Istituto Santa Chiara, ne soffre circa l’1-2% della popolazione, mentre tra il 6 e il 15% si sottopone a chirurgia estetica.

Per l’ISC, qualsiasi parte del corpo può essere oggetto di preoccupazione: acne, cicatrici, rughe, capelli, peli, naso, occhi, denti, peso, seno, gambe. La paura principale sta nel ritenersi non attraente, “non giusto” e brutto. Questo porta i soggetti a confrontare il proprio aspetto con quello degli altri, guardarsi ripetutamente allo specchio, dedicarsi eccessivamente alla cura di sé, ricercare rassicurazioni, fare eccessivo esercizio fisico, utilizzare prodotti dimagranti e cercare di nascondere in ogni modo le imperfezioni. Tutto questo può portare a soffrire di stress, ansia e calo dell’umore a causa della costante preoccupazione per il proprio aspetto fisico.

Riprendiamoci la libertà di apparire come siamo

In una società in cui vengono continuamente elogiati standard di bellezza inarrivabili, plastici e dominati dai filtri di Instagram, dobbiamo riprenderci la libertà e la normalità dell’essere come siamo. Combattiamo il Body Shaming accettandoci e capendo che la perfezione non esiste, è finta e mutabile. Noi siamo corpi reali e questo non li rende meno belli.

Martina Cordella