Ieri il Tour d’Addio degli Elio e le Storie Tese ha salutato la capitale: trentotto anni di carriera condensati in tre ore intense, emozionanti e divertenti di spettacolo irripetibile.
Quando vestiti da alieni cantavano “La terra dei cachi” dal palco dell’Ariston e tutta Italia gli faceva il coro, io avevo solo otto anni e giustamente mi domandavo il perché di tutta questa bruttezza condivisa. Ieri Elio ha ricordato “la bellezza è soggettiva, la bruttezza è una virtù.” E, a proposito dei loro brani: “Li abbiamo composti volutamente brutti pensando che li avremmo eseguiti una volta sola e invece siamo ancora qua.” A distanza di ventidue anni da quella vittoria mancata a Sanremo, mi è più facile comprendere la genialità di questo gruppo che ha segnato la storia della musica italiana: l’assurda complessità esecutiva dei loro brani li rende unici e difficilmente ripetibili, eppure loro li eseguono con scioltezza e maestria regalando un viaggio eccezionale attraverso molteplici generi musicali.
Per raccontare la fine dall’inizio: l’annunciato scioglimento del gruppo non è stato preso benissimo dai fan e visto l’affetto dimostrato al concerto d’addio a Milano lo scorso Dicembre (sponsorizzato da Taffo funeral service), hanno deciso di prolungare il saluto con un tour e con la partecipazione a Sanremo, realizzando finalmente il sogno di arrivare ultimi in gara con il Bowiano e Stanlioliano brano “Arrivedorci“. Restano due concerti prima del definitivo scioglimento, si ironizza sul futuro e sugli eventuali spin off: durante l’ultimo concerto un contest per decidere a chi andrà il testimone, forse Dj Mendrisio, forse i Colors o forse Mangoni, il non membro parassita del gruppo che ha animato la serata con i suoi travestimenti e un’orrida lap-dance, promettendo / minacciando il Mangoni-Campovolo 2021.
Ospiti di questa tappa romana, il numeroso Coro Pop di Salerno (capitanato da Ciro Caravano dei Neri Per Caso), che ha aperto e chiuso il concerto donando ancora più epicità al tutto. La ricca scaletta ha ripercorso, tra una gag e l’altra, i successi più significativi e il pubblico, “come al concerto della Nannini” intonava con loro: “Uè! Arrivedorci servi della gleba a testa alta, verso il triangolino che ci esalta: la visione della fica da vicino… E pensare che tutto questo lo hanno deciso i ricchioni. Un totale di due pizze e l’Italia eccola qua. Fine della prima parte. Inizio della seconda parte. Mio caro vitello dai piedi di balsa, la tua storia è falsa: piantala co sti bonghi, non siamo mica in Africa. Andate e predicate il mio vangelo (parola di Jahvé), FORZA PANINO!”
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Grazie Roma!!
Gepostet von Elio e le Storie Tese am Donnerstag, 14. Juni 2018
Le tre cose che più hanno lasciato il segno in questo concertone sono state lo stemma della città di Crema, in ricordo del sempre presente Feiez; la meravigliosa canzone inedita “Il circo discutibile” featuring Federico Fellini e il pubblico danzante in trenini festosi. Dal pubblico un fan urla: “Tornate insieme!” Elio prontamente risponde: “Col Cazzo!”
Live Report : Marco Aquilanti
Photogallery: Andrea Stevoli