Lucio Anneo Seneca, l’eroe simbolo dello stoicismo

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Di Giusy Celeste

Lucio Anneo Seneca (nato a Cordova nel  4 sec. a. C., morto a Roma il 19 Aprile 65 ) fu un illustre filosofo, scrittore e politico romano. Ricoprì la carica di senatore e questore durante l’età giulio-claudia. Egli fu, inoltre, un noto esponente dello stoicismo, una corrente fondata nel 300 a. C. in Grecia da Zenone di Cizio. Il suo lascito influenzò grandemente lo stoicismo romano; tra i suoi allievi si annoverano: Gaio Musonio Rufo, maestro di Epitteto (filosofo greco), e Aruleno Rustico, nonno di Quinto Giunio Rustico (maestro dell’imperatore Marco Aurelio). Seneca fu maestro di Nerone, lo stesso che lo accusò di essere coinvolto nella congiura di Pisone a sua detta architettata contro di lui, condannandolo a morte. Gli storici dubitano  fortemente del suo reale coinvolgimento.

Lucio Anneo Seneca, l’eroe simbolo dello stoicismo: pensiero

“Ci vuole tutta la vita per imparare a vivere e, quel che forse sembrerà più strano, ci vuole tutta la vita per imparare a morire”.

Lucio Anneo Seneca, dal libro: “La brevità della vita”

Seneca fu l’esponente per eccellenza dello stoicismo, la corrente filosofica che prevedeva il controllo della sfera emotiva e il conseguimento di una vita virtuosa, priva di vizi. L’autore ne fu catturato sin da bambino. Lo scopo era quello di vivere una vita senza sofferenze, o meglio, cercando di eliminare le emozioni distruttive mediante l’utilizzo razionale della mente.

Accogliere la sofferenza fu uno dei suoi più grandi insegnamenti. Seneca, infatti, ebbe una vita molto complicata e nonostante questo cercò sempre di perseguire atteggiamenti inclini alla gentilezza e alla onestà morale. Le difficoltà, secondo il suo modo di vedere l’esistenza, non dovevano essere evitate ma bensì accettate, perché solo con l’accettazione era possibile eliminarle o quantomeno conviverci senza peso.

Tra i pesi che dovette affrontare si ricordano: l’esilio da parte di un imperatore e la condanna a morte di altri due, la diffamazione da parte di colleghi senatori e le tante malattie (era stato malato talmente tante volte che i suoi nemici pensavano sempre che fosse sul punto di morire).

Gli utlimi anni e la morte

Egli aveva cercato di indirizzare Nerone sulla giusta via, ma quest’ultimo decise alla fine di rimanere vittima delle sue passioni compiendo scelleratezze, come l’omicidio nel 59 d.C. della sua stessa mamma che Seneca dovette giustificare in Senato su suo ordine. Nerone, come anticipato, ordinò anche l’uccisione del suo stesso maestro, accusandolo ingiustificatamente di essere complice di una congiura. Bisogna per onestà intellettuale ricordare che Seneca chiese per ben due volte a Nerone di potersi ritirare a vita privata, e tutte e due le volte gli era stato negato. A quel punto il filosofo iniziò a frequentare sempre meno il Senato, ritirandosi ai suoi studi.

Nel 65 Nerone condannò ufficialmente Seneca al suicidio, che morì da eroe per dissanguamento. I suoi insegnamenti durarono nel tempo, divenendo dottrina utilizzata sia nel Rinascimento che nel corso del XIX secolo, come dimostra questo dipinto di Manuel Dominguez Sanchez datato 1871, raffigurante il suicidio; il titolo è, infatti, “Il suicidio di Seneca”.

Ogni uomo è prima di tutto culla di sentimenti che devono essere spinta verso bellezza, cosicché essa possa essere causa e prodotto alla stesso tempo. I valori etici sono fondamentali per giungere alla totalità della nostra essenza, la bellezza con la “B” maiuscola, perchè costituiscono la mappa per comprendere le nostre pulsioni e renderle meraviglia. Grazie Seneca, per essere stato con la tua vita esempio di virtù e magnificente Bellezza.

Giusy Celeste