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Maria de Villota: quel tragico sogno chiamato F1

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Maria de Villota – Photo Credit: Redazione motori Metropolitan Magazine

Il cammino W-on Track prosegue andando alla ricerca di quelli che sono i volti meno noti nel mondo del motorsport. Al centro del racconto di oggi c’è Maria de Villota, donna, appassionata, pilota; la sua storia è fatta di amore, di sacrifici e di lotte. Tutte per quel sogno chiamato semplicemente Formula 1.

Maria de Villota: come nasce un sogno

Maria de Villota è una persona divisa in due; da una parte figlia d’arte, dall’altra una ragazza come tutte con l’obiettivo di essere un modello, di rendere quel padre orgoglioso. Un sogno in testa, un unico obiettivo, la Formula 1. Il padre è Emilio de Villota, ex pilota di F1 anche se per poco tempo; tanto dedito al suo lavoro che negli anni ’80 fonda anche una scuola per piloti in Spagna, dove passeranno Sainz, de la Rosa e Alonso tra i tanti. Maria il pilota lo ha nel DNA; lo sente talmente tanto che a carnevale non si veste da principessa, ma indossa casco e tuta.

A 16 anni, Maria sale su un kart per una prova ufficiale a Cuba; tuta e casco del padre, forse troppo grandi, forse un talismano, tanto che la giovane segna il miglior tempo. Inizia così la sua carriera in quel difficile mondo del motorsport. Dapprima il reality di Movistar, poi la scuderia Teyco. Vicecampionessa in Formula Toyota. La Formula 3, il primo podio nel 2004, la 24 Ore di Daytona. Maria viene notata, ammirata; poi la Superleague con auto senza sovrasterzo e un fantastico quarto posto al Nurburgring. Nel 2011 al GP di Valencia, Maria dice a Bernie Ecclestone di essere pronta per la F1; viene affidata agli allenamenti del grande Convy, lo stesso di Montoya e Hamilton per citarne qualcuno.

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Maria de Villota sulla Lotus Renault – Photo Credit: Google

Poi il grande giorno della prova con la Lotus Renault, la stessa scuderia con cui Alonso divenne due volte campione del Mondo. Maria fa un ottimo lavoro, il sogno inizia a diventare realtà. Nel 2012 la spagnola chiuderà un accordo con la Marussia come pilota collaudatrice di Formula 1; il primo test arriva a luglio, sulla pista aeroportuale di Duxdorf. Maria è pronta, indossa il casco, sale sulla monoposto e vive il suo sogno. La pista è bagnata, forse troppo; la spagnola fa qualche giro, anche in senso contrario. Poi la paura. La vettura accelera, quasi come telecomandata, in direzione del portello di un camion della scuderia. 4 secondi. Lo schianto. Il coma, la lotta tra vita e morte; la possibilità di una seconda vita, ma senza F1 a causa della perdita dell’occhio destro.

La vita è un regalo

Maria de Villota, un anno dopo quell’assurdo incidente, verrà trovata prova di vita nella stanza del suo albergo; le cause della morte sono da attribuire a una complicazione in seguito a ciò che successe con la Marussia. Una strana analogia viene in mente pensando all’incidente e, con qualche brivido, oggi il nome che ronza in testa è quello di Jules Bianchi. Questa storia è uno di quei racconti che bisogna conoscere. Maria rappresenta la lotta, la caparbietà per raggiungere un sogno. Lei che è passata dall’essere “la figlia di Emilio de Villota” a “Maria, la pilota di F1”. Dopo quel coma nel quale ha dimostrato di essere una vera guerriera, Maria ha come vissuto una seconda vita; il suo libro intitolato “La vita è un regalo” parla proprio di ciò che ha significato il suo percorso, incidente compreso.

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Maria de Villota con il casco dell’incidente – Photo Credit: Google

E dalle parole uscite dalla sua penna non ci sono rimpianti, ma una strana gratitudine; Maria il suo sogno l’ha vissuto anche se per poco, l’ha ottenuto con le sue forze e questa consapevolezza l’ha portata ad essere felice. Una pilota, da sempre e per sempre. La de Villota affronta delle tematiche complicate, come può essere quella della perdita di un occhio; riesce con la sua storia a far vivere ad ognuno di noi le stesse emozioni, le gioie e le difficoltà. Una donna così forte alla guida di una F1, in apparenza una macchina troppo grande, troppo complicata; una donna che però alla fine quella sua personale sfida con la F1 l’ha vinta.

“Riuscire a trasformare una tragedia personale in energia positiva ed essere più radiosi di prima richiede uno spirito incredibile che merita rispetto e ammirazione. Maria è un bellissimo esempio per tutti noi ed è stato un privilegio conoscerla.” – Michèle Mouton

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