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Marilyn Manson minaccia l’ex fidanzata: ecco l’accusa di Evan Rachel Wood

Pesanti sono le accuse che l’attrice Evan Rachel Wood ha rivolto contro il suo ex fidanzato Marilyn Manson. «Ha minacciato di scop*rsi mio figlio di 8 anni» dichiara la donna, una delle ex fidanzate e mogli che hanno denunciato recentemente il cantante di violenza e traffico sessuale di minori.

La minaccia di Manson a Evan Rachel Wood

A quanto rivela il DailyMail, dopo aver analizzato i documenti depositati in tribunale, il cantante Marilyn Manson avrebbe minacciato l’ex ragazza Evan Rachel Wood e il figlio di otto anni. Date le recenti accuse di violenza e traffico di minori, la donna dichiara di aver preso sul serio le minacce di Manson e di aver preso seri provvedimenti. L’attrice 34enne ha fatto, infatti, installare vetri antiproiettile alle finestre, una porta blindata e una recinzione elettrificata attorno alla sua casa di Los Angeles. Prossimamente, dichiara, provvederà anche all’ingaggio di guardiani notturni e cani da difesa.

Le seguenti dichiarazioni sono depositate agli atti della causa di affidamento che vede contrapposti la Wood e l’ex compagno e attore Jamie Bell per la custodia del figlio. Secondo l’attore, la donna avrebbe lasciato la sua casa di Los Angeles, trasferendosi a Nashville, per tenere lui lontano dal figlio. «Francamente non capisco cosa stia succedendo: o le affermazioni di Evan sono vere oppure non sono vere e lei mi sta nascondendo nostro figlio per altri motivi di sua invenzione» ha dichiarato Bell. La Wood controbatte giustificando la sua fuga proprio con le minacce del cantante e con la paura che Manson possa punirla per aver testimoniato contro di lui.

I fan adirati

Nel corso del processo, l’attrice ha citato anche le numerose minacce di morte ricevute da parte dei fan: «sappiamo dove vivi», «sono abbastanza pazzo da vanire ad ucciderti di persona». L’attrice ha spiegato che «è la combinazione del presunto delinquente e della sua rete di fanatici, che, come lui, sono anche satanisti estremi, pedofili e nazisti. La rete di seguaci del presunto colpevole lo ha aiutato a rapire, abusare e torturare ritualmente le persone e legare, frustare, tagliare, stuprare e costringere le vittime a bere sangue».

Silvia Cristini

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