Match play al PGA Championship: perché non si usa più?

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Di Redazione Metropolitan

Istituito nel 1916, il PGA Championship si è disputato fino al 1957 con la formula del match play. L’anno successivo si passò al format dello stroke play, come già avevano fatto altri Major. Scopriamo le motivazioni dietro questa scelta.

I primi anni del PGA Championship erano una maratona

Dal 1916 al 1957 il torneo si disputò per 39 volte (vennero cancellati quelli del 1917, 1918 e 1943 a causa delle due Guerre Mondiali). Dominatore assoluto fu Walter Hagen, che riuscì nell’impresa di vincere 5 titoli in sette anni: risultato ancora più memorabile, ricordando il format del torneo prima del 1958. La gara iniziava difatti con le qualificazioni (dal lunedì al giovedì, formula stroke play), per proseguire dal venerdì alla domenica esclusivamente con i match play.

Ben Hogan vince il suo secondo PGA Championship (1948), battendo in finale Mike Turnesa
Photo Credit: golfhistorytoday.com

Un format affascinante con diversi problemi

Un Major giocato con questa formula rappresentava per i giocatori un vero tour de force. In alcune edizioni i finalisti della domenica avrebbero concluso la gara con 216 buche in 7 giorni, la sola finale si svolgeva su 36 buche più un eventuale play-off.
Col passare degli anni i problemi logistici divennero più evidenti: il caldo torrido dei mesi estivi inficiava la qualità degli ultimi giorni e allontanava i golfisti più anziani, in aggiunta la “regola dei 5 anni” stava diventando pesante. Difatti si poteva partecipare al torneo solo dopo aver concluso cinque stagioni da golfista professionista, negando l’accesso alle giovani stelle.

L’incognita della televisione

Il problema principale fu però il discorso relativo alle televisioni, sempre più presenti nelle case e sui green. Le esigenze televisive lamentavano infatti la durata del torneo e l’incognita della finale. Sette giorni di gare avrebbero occupato il palinsesto per troppo tempo e non si aveva nemmeno la garanzia di chi sarebbe andato in finale: nomi sconosciuti avrebbero portato gli ascolti necessari.
Quindi si decise di rendere il Major più appetibile alla modernità. Fu così che dall’edizione del 1958 anche il PGA Championship si svolse (e si svolge ancora), sulla distanza di 72 buche in 4 giorni con formula stroke play.
Uno degli ultimi baluardi dei tornei senza squadre rimane il WGC Match-play, istituito nel 1999 ma che conserva un sistema antico, quello originario, dello sport del golf.

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