Pilota avveniristico pluricampione di moto e auto, Nuvolari dominò la scena per quasi un trentennio fino al 1950 regalando al mondo le proverbiali “vittorie impossibili”.
Tazio Nuvolari – Ferdinand Porsche lo definì “il più grande pilota del passato, del presente e dell’avvenire”, ma Tazio Nuvolari non era semplicemente un pilota da corsa. Nell’immaginario collettivo dell’epoca era una leggenda che incarnava le aspirazioni della giovane Italia dilaniata dalle Grandi Guerre. Minuto e testardo riuscì a prevalere sui giganti delle corse con mezzi minori. Flagellato da disgrazie familiari e terribili incidenti in pista, ne uscì sempre più forte, spinto da un animo caparbio e privo di paura. Ripercorriamo insieme la vita ed i successi del grande campione.
Tazio Nuvolari – L’infanzia, i primi successi e l’incontro con Ferrari
Nuvolari nacque a Castel d’Ario, Mantova, il 16 novembre 1892. A tredici anni imparò a guidare l’auto e la motocicletta spinto dallo zio Giuseppe, campione italiano di ciclismo ed idolo della sua infanzia. Durante la Prima Guerra Mondiale fu autiere sul fronte orientale e, di questo periodo, Tazio raccontò che un giorno finì fuori strada e l’ufficiale che trasportava lo ammonì dicendo: <<Dammi retta, l’automobile non fa per te!>>.
Tornato a casa iniziò a coltivare il sogno delle corse conseguendo la licenza. In moto vinse tutto a bordo della “Freccia Celeste”, la mitica Bianchi 350 che batteva le 500, ed i successi totalizzati gli valsero il soprannome di “campionissimo” delle due ruote. In auto furono gli anni delle corse con l’agile Chiribiri da 1500 cm3 con la quale sfidò e impensierì un giovane Enzo Ferrari che allora guidava un’Alfa RL Sport da 3000 cm3. Ferrari racconterà di non aver mai dimenticato quell’incontro.
Tazio Nuvolari – La prima Mille Miglia e l’approdo nella Scuderia Ferrari
Nel 1928 Tazio decise di puntare tutto sulle automobili e fondò la Scuderia Nuvolari ma poco dopo dovette desistere poiché l’attività era troppo dispendiosa e, contattato da Alfa Romeo, colse al volo l’occasione di partecipare alla storica Mille Miglia a bordo di una 6C 1750 GS. Fu il delirio.
Nuvolari vinse la grande corsa sbaragliando la concorrenza a oltre 100 km/h di media. L’Italia tutta era in visibilio. Girò persino un curioso aneddoto secondo il quale il rivale Achille Varzi, partito dieci minuti prima di Tazio, fu raggiunto e superato dal mantovano che procedeva a fari spenti nella notte. Si meritò così l’ingresso nella Scuderia Ferrari dando al via ad uno dei periodi più prolifici della sua carriera automobilistica.
Tazio Nuvolari – Gli anni d’oro, il divorzio con Ferrari e la crisi del ’34
Le vittorie arrivarono numerose a bordo delle Alfa 8 cilindri sovralimentate: la 8C 2300 e la Tipo B, meglio nota come P3. Nel ’31 vinse persino una gara a cronometro guidando solo sterzo, freno e frizione col meccanico che regolava l’acceleratore tramite la cintura dei pantaloni! La fama di Nuvolari superava ormai i confini italiani. Anche Gabriele D’Annunzio lo volle ricevere al Vittoriale e gli regalò una tartaruga d’oro che divenne il suo simbolo: <<All’uomo più veloce, l’animale più lento>>.
Eppure, dopo aver colto anche la vittoria nella 24 Ore di Le Mans, Nuvolari abbandonò inaspettatamente la Scuderia Ferrari per mettersi in proprio. Il 1934 fu un’annata nera. I tedeschi, Mercedes e Auto Union, dominavano la scena. Nuvolari aveva mezzi limitati e ad Alessandria subì un terribile incidente. Tornò comunque in pista dopo qualche giorno seppur con la gamba fratturata. Alla fine del ’34 fu contattato proprio da Auto Union ma qualcuno si oppose al suo ingresso in scuderia tanto che venne assunto il rivale Achille Varzi.
Tazio Nuvolari – La vittoria impossibile, i record e la conquista dell’America
Il GP di Germania del 1935 passò alla storia come la “vittoria impossibile”, l’impresa più grande mai compiuta prima. Sul circuito del Nurburgring, davanti ad Hitler ed i suoi soldati, Nuvolari corse a bordo di un’Alfa Romeo P3 3200 cm3 da 265 cv ormai obsoleta imponendosi magistralmente sulle vetture di casa, le Mercedes W25 4000 cm3 da 430 cv e l’Auto Union Tipo B 5000 cm3 da 375 cv. Tazio volle portare il tricolore sul podio festeggiando sulle note di “O sole mio”.
Sempre quell’anno ottenne due record internazionali di velocità a bordo dell’Alfa Bimotore 6300 cm3 da 540 cv. Toccò una velocità di punta di ben 336,252 km/h! L’anno seguente ebbe un terribile incidente a Tripoli ma tornò stoicamente in pista continuando a collezionare vittorie, l’ultima oltreoceano a New York. All’epoca si raccontò che i gangster americani lo minacciarono intimandogli di perdere poiché avevano scommesso contro.
Tazio Nuvolari – I lutti, l’Auto Union e la Seconda Guerra Mondiale
Nel ’37 il primogenito Giorgio morì per malattia e Tazio ebbe un altro gravissimo incidente: si salvò lanciandosi dall’abitacolo in fiamme. Un barlume di speranza arrivò con la chiamata da Auto Union per sostituire Rosemeyer, morto in pista, e le vittorie con la Tipo D non tardarono ad arrivare. A Donington subì un incidente curioso: prese in pieno un cervo che attraversava la pista ma riuscì a tenere il controllo della vettura. Gli venne regalata la testa dell’animale che appenderà come trofeo sulla porta dello studio.
Scoppiò la Seconda Guerra Mondiale e furono anni terribili: l’Auto Union divenne un importante fornitore per le forze armate tedesche e la produzione civile fu interrotta. Pochi anni dopo morì anche il secondo figlio Alberto sempre per malattia.
Tazio Nuvolari – Le ultime imprese
Nuvolari riapparirà nel ’46 invecchiato e malconcio aggrappato all’unica cosa che gli rimaneva, le corse. Le vittorie furono poche ma il tocco del campionissimo era ancora vivido. A Torino transitò agitando il volante chiudendo poi la gara con una chiave inglese inserita sul cannotto di sterzo.
A 56 anni e per puro caso si trovò a partecipare nuovamente alla Mille Miglia a bordo di una Ferrari 166 Sc. Sapeva che quella sarebbe stata l’ultima occasione quindi diede il tutto per tutto. La folla era in delirio ma, quando aveva accumulato un vantaggio di trenta secondi, l’auto iniziò a cedere. Si ruppe il perno di una balestra, perse il parafango ed il famoso cofano passato di mano in mano, recuperato molti anni dopo ed oggi esposto al Museo Tazio Nuvolari. L’ultima grande impresa gli fu così negata. Non annuncerà mai ufficialmente il ritiro dalle corse.