Muore il DTM, risorge il WEC
Per gli appassionati di motorsport tutto sta cambiando in questo difficile periodo, tra eventi cancellati e situazioni incerte per il futuro di due importantissime categorie: il DTM ed il WEC
Nel WEC che sta succedendo?
Dopo anni di crisi, il FIA World Endurance Championship sembra avere tutti i requisiti necessari per rinascere dopo delle stagioni, compresa l’attuale, davvero povere di interesse nella LMP1.
La categoria più importante, la classe regina che nel 2016 contava ai nastri di partenza la bellezza di tre costruttori come Audi, Porsche e Toyota. Attualmente sono solo i giapponesi a tirare il gruppo, una presenza che non può definirsi soddisfacente per un campionato del mondo.
Le aspettative per i prossimi anni sembrano positive. Il nuovo regolamento che nascerà dallo storico accordo tra ACO ed IMSA potrebbe essere l’occasione unica per il WEC di tornare grande.
I presupposti ci sono, le case sono interessate e tutto sembra orientarsi verso un ottimo prodotto.
WEC risorge, ma i tempi stringono
Ogni giorno perso nella stesura del regolamento potrebbe essere letale. Le nuove LMDh dovrebbero debuttare in occasione della Rolex 24 at Daytona 2022, data di inizio dell’IMSA WeatherTech SportsCar Championship, la principale categoria endurance americana.
Il discorso è il medesimo per il WEC, serie che nello stesso anno di IMSA adotterà le nuove auto, ma che dal 2021 presenterà al mondo le tante discusse hypercar. La “LMP1 del futuro”, auto fortemente voluta da ACO, gli organizzatori della 24h du Mans e del WEC, non ha riscosso abbastanza interessanti tra i costruttori. Infatti solo Toyota e Glickenhaus hanno deciso di affrontare questo progetto, orfano da qualche mese di Aston Martin.
Gli americani di IMSA potrebbero dunque salvare il WEC e riportare l’endurance ai fasti di un tempo.
DTM, il castello (di carte) sta crollando
Il mitico DTM ha intrapreso al termine del 2018 un binario morto. Audi e BMW hanno dovuto fronteggiare il pesantissimo abbandono di Mercedes. La casa di Stoccarda ha messo in crisi il movimento del DTM. Nonostante ciò il suo boss, Gerhard Berger, ha continuato per la propria strada adottando delle nuove e costosissime auto.
Le vetture sono diventate più potenti, i costi che sono lievitati troppo, un prezzo non sostenibile per tutti.
Aston Martin con R – Motorsport ed HWA, partner storico di Mercedes, hanno intrapreso un impresa titanica e sono riusciti, in pochissimo tempo, a presentare in griglia quattro vetture supplementari.
2020, un anno decisivo per il DTM
Dopo lo spegnimento dei motori e la lunga pausa invernale, preceduta dalla gara Dream Race, l’evento dimostrativo tra Super GT e DTM , sono cambiate molte cose.
Il primo fatto da segnalare è l’abbandono di Aston Martin e di R – Motorsport. La compagine svizzera ed il famoso brand inglese hanno detto stop all’esperienza del DTM. Un ritiro dovuto anche al pesante addio di HWA, squadra che ha deciso per il 2020 di investire tempo, uomini e denaro tra le ruote coperte probabilmente al fine di evitare le magre figure viste nel 2019.
Nell’inverno abbiamo anche compreso che sarà molto duro un matrimonio vero tra DTM e Super GT, la principale serie GT giapponese che al proprio interno presenta, oltre alle GT3, delle auto che hanno un regolamento e delle prestazioni paragonabili a quelle del DTM.
La Dream Race e la presenza in Europa delle auto nipponiche, ospitate in pompa magna nella finale del DTM di Hockenheim, potevano essere un importante segno per il futuro.
Il Super GT, campionato che non ha certamente problemi di “vita”, viste le 40 auto iscritte, sembra non essere interessato ad una vera unione con il campionato tedesco. Nissan, Toyota ed Honda hanno adottato da quest’anno le nuove norme tecniche per allinearsi ai regolamenti in vigore in Europa, ma non sarà questo che basterà per vedere delle Honda o delle Nissan in pista con Audi e BMW.
La motivazione è molto semplice. Costa troppo e sopratutto non è conveniente. L’unica che potrebbe essere spinta alla sfida DTM è la Toyota, casa giapponese che può disporre di una fondamentale base logistica nella città di Colonia.
Ad aggiungere benzina sul fuoco al lento declino del DTM ci ha pensato Audi.
DTM, Audi dice basta… ed ora?
Audi Sport ha deciso di mettere un punto definitivo al progetto DTM dopo la conclusione della stagione che sarebbe dovuta iniziare dal tracciato belga di Zolder.
La casa dei Quattro Anelli, unico marchio iscritto al campionato insieme a BMW, vanta un fortissimo impegno nella serie con 9 vetture in pista, sei ufficiali e tre private.
Senza Audi resterebbero dunque solo sette BMW. Visto che un monomarca non ha senso, cosa succederà?
Negli ultimi giorni tutti hanno provato a dire la loro su una possibile strada da perseguire al fine di salvare lo spettacolare campionato tedesco. Alcuni hanno proposto, tra i quali vi è anche l’ex campione del DTM Hans-Joachim Stuck, di introdurre le vetture GT3.
In questo periodo ci sono ulteriori proposte che parlano di un possibile utilizzo delle GTE o delle attuali GT4. Un’altra proposta potrebbe essere quella di aggiungere alla griglia delle DTM attuali un’altra classe come le GT3,
Si parla tanto di accordo tra i giapponesi e i tedeschi, ma perché il DTM, dopo aver voluto questo regolamento, non copia copiare il medesimo format del Super GT?
Questa è una nuova ipotesi che si potrebbe inserire sul tavolo. Certamente avere due classi. una riservata alle DTM che conosciamo ed una per le GT3 come accade nel Super GT, snaturerebbe un campionato unico.
Forse però, piuttosto che perdere un pezzo fondamentale per il motorsport è meglio adeguarsi per i bene di tutti ed il futuro del Deutsche Tourenwagen Masters.
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