Nina Rindt: l’icona di stile della F1 anni ’70
Per la rubrica W-on Track questa settimana facciamo un passo indietro nel tempo e torniamo agli anni ’70. La Formula 1 viveva allora uno dei suoi periodi d’oro: i piloti erano delle vere e proprie star, la moda e il jet set si confondevano con il rombo dei motori e l’odore dell’asfalto. E il paddock pullulava di donne bellissime. Tra queste spicca la figura di Nina Rindt. Finlandese, modella, icona di stile, era la moglie del pilota della Lotus Jochen Rindt. Ne era anche e soprattutto la cronometrista, in anni in cui i tempi dei giri venivano presi manualmente. Un compito difficile, delicato, svolto in parallelo al lavoro dei cronometristi ufficiali, per monitorare che i conti tornassero sempre e comunque.
Nina Rindt: da modella a cronometrista in F1
C’è stato un tempo in cui F1 era sinonimo non solo di velocità e tecnologia, ma anche di glamour, di piloti venerati come e più dei divi di Hollywood. Amanti della bella vita e delle belle donne. Oggi il pilota è un atleta a tutti gli effetti, la sua vita privata, sbattuta sui social, non ha più né fascino né mistero. Le donne che popolano il Circus non sono più soltanto le mogli o le fidanzate di. Sono giornaliste, addette stampa, team principal, meccanici e ingegneri. In alcuni casi, ancora troppo pochi in verità, le monoposto le guidano anche. Eppure, già cinquant’anni fa, la donna era riuscita a ritagliarsi il suo posto al sole nel mondo chiuso e maschile della F1: era l’epoca delle cronometriste, veloci e precise al millesimo. Una vera e propria figura professionale che oggi di fatto non esiste più, sostituita dall’avvento del digitale.

Nina Rindt ha incarnato perfettamente questo doppio ruolo: moglie e icona di stile da una parte, professionista delle corse dall’altra. Le foto d’epoca la ritraggono spesso sul muretto box, taccuino e cronometro immancabili tra le mani. Sulla testa i cappelli grandi, eccentrici che hanno fatto di lei un simbolo della beat generation. Classe ’43, Nina Rindt è figlia del pilota finlandese Curt Richard Lincoln, uno dei rivali del futuro marito Jochen. Negli anni ’60 la sua carriera di modella decolla, sfila a Londra, Parigi, New York. Nel 1967 sposa Jochen Rindt, pilota austriaco nato in Germania, e l’anno successivo nasce la loro unica figlia, Natasha. Nina e Jochen diventano una delle coppie più famose e glamour della F1: lui giovane e veloce pilota, lei bellissima ed elegante modella che ne supporta l’ascesa nelle vesti di cronometrista. Quel cronometro che, chissà, forse è un modo per esorcizzare la paura della morte, con la quale la moglie di un pilota convive sempre. La loro felicità è infatti destinata a durare poco.
La morte di Jochen e il ritiro di Nina Rindt dalla F1
Nel 1970, dopo anni di alti e bassi tra F1 e F2, Jochen Rindt diventa il pilota di punta della Lotus. La monoposto progettata da Colin Chapman è veloce e consente a Jochen di vincere 5 delle 9 gare disputate fino all’appuntamento con il GP d’Italia, a Monza. Con 4 gare alla fine del campionato, a Rindt basterebbe un podio per assicurarsi il mondiale. Il 5 settembre, durante le qualifiche, la Lotus di Jochen Rindt si schianta sul guard-rail all’uscita dalla Parabolica, probabilmente per un guasto all’impianto dei freni. Il pilota morirà durante il trasporto in ambulanza. Quel giorno, Nina è come sempre in pista per prendere i tempi del marito. Posizionata su un trespolo nella corsia del box, block notes e cronometro alla mano, annoterà solo 4 giri. Attenderà invano la Lotus sbucare dalla Parabolica per la quinta volta. Sarà Jackie Stewart, migliore amico di Jochen, a raggiungere Nina – che aspetta ancora il marito – per comunicarle quello che la moglie di ogni pilota teme di sentirsi dire: “Vieni Nina. Jochen si è fatto male”.

Istantanea di quel giorno anche l’immagine di un giovane Bernie Eccleston che percorre il circuito di Monza con il mano il casco insanguinato di Jochen e una sua scarpa, rinvenuta poco lontano dal luogo dell’incidente. Al termine del campionato del mondo di F1 del 1970, la classifica piloti vide in testa ancora Jochen Rindt. Il suo rivale, Jacky Ickx su Ferrari, nonostante avesse rimontato gran parte del distacco iniziale, perse il GP degli Usa a favore di Emerson Fittipaldi, anche lui a bordo di una Lotus. Jochen Rindt rimane ad oggi il primo ed unico pilota di F1 ad aver vinto un mondiale postumo. Nina accettò il riconoscimento al posto del marito e partecipò alla cerimonia di premiazione finale. Da quell’anno, di lei si perdono un po’ le tracce. Il nome Nina Rindt rimarrà però sempre legato alla F1 grazie alla Universal Genève, azienda svizzera produttrice di orologi di lusso, che le ha dedicato un cronometro.
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Rosanna Greco