Spunta una nuova grana per la ministra del Turismo Daniela Santanché, si tratta della Venere della campagna di comunicazione del suo dicastero, usata per sponsorizzare il turismo nel belpaese. Secondo quanto riportato stamane su Repubblica la Procura della Corte dei conti del Lazio ha deciso di aprire un fascicolo sulla campagna Open to meraviglia, costata 140 mila euro e divenuta protagonista non per virtù ma per critiche e sfottò sui social. Come nelle migliori inchieste, quando scompare qualcuno si avviano le indagini.
“Open to Meraviglia” era stata presentata dalla ministra del Turismo Daniela Santanchè lo scorso aprile ed era stata da subito molto discussa per via di alcune scelte grafiche e concettuali, reputate grossolane e poco al passo coi tempi. La campagna ha come testimonial la dea del famosissimo dipinto di Sandro Botticelli “La nascita di Venere”, ritratta in alcuni dei luoghi più noti e visitati d’Italia mentre compie azioni tipicamente associate all’italianità. L’investimento complessivo previsto per la campagna era stato di 9 milioni di euro e prevedeva diversi impieghi del personaggio, per esempio nella cartellonistica degli aeroporti di varie città del mondo e in una massiccia attività sui social network.
La Corte dei Conti indaga sulla campagna Open to meraviglia
A stretto giro sarà notificata una richiesta di chiarimenti, atti alla mano, al Ministero del Turismo. L’obiettivo è capire come mai la “Venere Italia 23” – è il nickname per i social – sia scomparsa da oltre due mesi. Proprio nel pieno dell’estate, quando sarebbe serviti non poco a sponsorizzare i luoghi del nostro Paese. La mossa dei magistrati contabili – spiega Repubblica – non è un atto dovuto, legato all’esposto che aveva presentato a fine maggio il Codacons. Né alla denuncia per possibile danno erariale che aveva intimato il segretario di +Europa, Riccardo Magi, due settimane fa. L’istruttoria muove direttamente dalle informazioni emerse dalla stampa. Il ministero di Santanchè, contattato a fine agosto, ha sostenuto che lo stop di Venere fosse dato non per intoppi con l’agenzia di comunicazione ma per «una scelta ponderata», per «far atterrare le campagne sul portale italia.it». L’influencer digitale «tornerà presto protagonista». Per ora però l’unica traccia è quella alla Corte dei Conti