Andare in Medio Oriente per evitare un conflitto regionale, rischiando però di danneggiare l’autorevolezza di Casa Bianca e Usa. È la scelta fatta dal presidente Biden, dopo aver ricevuto l’invito del premier Netanyahu a visitare Israele. La missione inizierà già domani. Biden incontrerà anche il numero uno dell’Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas, re Abdallah di Giordania e il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, che per sabato ha organizzato una conferenza su Gaza con il segretario generale dell’Onu Guterres.

Il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha annunciato ieri notte che Israele e Usa «sono d’accordo per lo sviluppo di un piano che consenta di inviare aiuti nella Striscia» e che Biden ne discuterà con Netanyahu. La decisione non è stata presa «alla leggera», ha detto il portavoce del consiglio di sicurezza nazionale, l’ammiraglio John Kirby, in un briefing con i giornalisti. «È una visita molto breve — ha aggiunto —. Ma ovviamente non farebbe questo viaggio se non avessimo predisposto le appropriate misure di sicurezza». Lo stesso Blinken aveva dovuto cercare rifugio per alcuni minuti in un bunker insieme al premier Netanyahu lunedì, durante un incontro. Biden è stato anche in Ucraina, dove però la situazione è diversa – ha aggiunto Kirby – poiché Kiev è «costantemente bombardata dalla Russia». Blinken ha spiegato in conferenza stampa all’ambasciata Usa di Gerusalemme che il presidente arriverà «in un momento critico per Israele, per la regione e per il mondo» e che la visita ha cinque obiettivi: primo, riaffermare la solidarietà a Israele e l’impegno per la sua sicurezza; secondo, lanciare il chiaro messaggio che «nessuno dovrebbe approfittare della crisi per attaccare» lo Stato ebraico (ovvero scoraggiare l’Iran e l’Hezbollah dall’unirsi al conflitto); terzo, lavorare per il rilascio degli ostaggi; quarto, ricevere un completo aggiornamento sugli obiettivi e strategia di guerra di Israele; quinto, capire come lo Stato ebraico «condurrà le sue operazioni in modo da ridurre al minimo le vittime civili» e assicurando l’arrivo di aiuti ai civili di Gaza «in un modo che non rechi beneficio a Hamas».

Il piano potrebbe anche includere la creazione di zone sicure per la popolazione: è qualcosa che ogni singolo leader dei Paesi arabi che il segretario di Stato ha incontrato nei giorni scorsi gli ha indicato come prioritario. Israele ha posto la Striscia sotto «assedio completo» preparandosi ad una offensiva di terra e vincolando gli aiuti al rilascio di 199 ostaggi nelle mani di Hamas.

Come si è arrivati all’accordo? Blinken ha spiegato a Netanyahu che l’accesso degli aiuti serve a mantenere l’appoggio internazionale per l’obiettivo israeliano di smantellare Hamas. Netanyahu teme anche l’opposizione di membri della sua coalizione di governo e le critiche dell’opinione pubblica interna, ma può attribuire la decisione alle pressioni americane. «E’ critico che gli aiuti inizino ad arrivare a Gaza al più presto possibile», ha detto Blinken, aggiungendo che gli Stati Uniti «condividono il timore che Hamas prenda il controllo di questi aiuti», e in tal caso saranno i primi a condannarlo e a intervenire per impedirlo.

In Giordania Biden incontrerà il re Abdullah II, il presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen (per fare in modo che «Hamas non rappresenti i diritti dei palestinesi», spiega il portavoce Kirby) e il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, che il presidente ha anche sentito ieri notte. Un comunicato di Al Sisi afferma che i due leader si sono trovati d’accordo sul fatto che gli aiuti devono arrivare a Gaza, dove la situazione «va contenuta» per evitare l’escalation nella regione. Biden ha chiamato anche il presidente iracheno al Sudani, preoccupato che la crisi possa espandersi al Paese che ospita basi americane in passato colpite da milizie legate all’Iran, e ha telefonato al cancelliere tedesco Olaf Scholz, che visiterà Israele e Egitto questa settimana. Anche il generale Michael Kurilla, il principale comandante delle forze Usa in Medio Oriente è arrivato in Israele ieri, per acquisire «una chiara comprensione delle necessità di difesa israeliane», con «particolare attenzione ad evitare che altri attori estendano il conflitto».