Pierfrancesco Favino tra le star di punta nostrane all’80esima edizione della Mostra Internazionale D’ Arte Cinematografica con i film Capitano e Adagio, nel corso della presentazione del nuovo lungometraggio di Stefano Sollima è ritornato a parlare del ruolo degli attori stranieri nell’interpretazione di personaggi italiani, come nell’ultimo caso evidenziato dall’artista romano nel film “Ferrari” di Michael Mann

Proprio in laguna, in questi giorni è stato presentato il lungometraggio che vede Adam Driver nei panni dell’imprenditore modenese, attore che si era già messo alla prova con un personaggio italiano interpretando Maurizio Gucci nel film di Ridley Scott del 2021. Tantissimi sono stati i personaggi che nella storia della settima arte si sono cimentati nella ricostruzione e narrazione di fatti sul grande schermo con eventi del Belpaese impegnati in produzioni oltreaoceano (basti pensare ad Alain Delon, Burt Lancaster per citarne alcuni). L’attore capitolino aveva dato il suo sguardo sulla situazione nel corso di una puntata del podcast Passa Dal Bsmt di Gianluca Gazzoli. In quell’occasione Favino aveva parlato “Dell’immagine degli italiani rischia di essere deturpata nel tempo a causa di interpretazioni fuorvianti e ricche di stereotipi messe in atto dalle produzioni cinematografiche Hollywoodiane. Inoltre, vi è una forte carenza di attori italiani nel panorama del cinema internazionale, che rischia di smorzare la crescita di questo settore nel nostro Paese“.

Pierfrancesco Favino i colleghi si schierano con l’attore sulla provocazione lanciata per “Ferrari”

Pierfrancesco Favino, i colleghi che sostengono la polemica lanciata dall'attore e la risposta del produttore del film "Ferrari" - Ph © Giorgio Zucchiatti

Un punto di vista confermato durante la presentazione di Adagio di Stefano Sollima quando aveva dichiarato:

“È una questione di appropriazione culturale, perché ad interpretare Enzo Ferrari o Maurizio Gucci deve essere Adam Driver e non uno di noi? Se un cubano non può fare un messicano, perché un americano può fare un italiano? Ferrari in altri tempi lo avrebbe interpretato Gassman, oggi invece lo fa Driver e nessuno dice nulla”

Fonte Il Mattino

A seguito delle parole dell’artista 54enne, sono stati diversi i colleghi ad appoggiare e sposare il pensiero, come Gabriele Salvatores, con il quale Favino da da poco ultimato le riprese di Napoli – New York: Favino ha fatto bene a sollevare il tema, però il problema è molto più complicato di quanto sembri e comuneIn “Schindler’s List”, per esempio, Spielberg ha preso un attore inglese per interpretare un tedesco. Certo su certe icone italiane, come Armani, un film con americani è sbagliato (Fonte Il Mattino).

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Pupi Avati con le parole pubblicate sulle pagine de Il Mattino:Favino ha ragione. Ferrari, un modenese che viene dal Nebraska fa un po’ ridere…Quando ho girato il film su Dante Alighieri, siamo stati tentati dall’idea di farlo interpretare ad Al Pacino, ma per quanto lui sia un italoamericano, poi ci siamo ricreduti”.

Favino, la risposta del produttore di “Ferrari”

Anche Pino Insegno sostiene la stessa tesi:

“Ha assolutamente ragione, noi doppiatori in tempi non sospetti facemmo uno sciopero quando per “I promessi sposi” furono presi stranieri come Danny Quinn” (Fonte Il Mattino).

Mi sono sentita dire che se avessi affidato il suo ruolo a una star americana avrei conquistato il mercato mondiale, ma la Nannarella non può che essere interpretata da un’attrice italiana” Le parole di Monica Guerritore che si schiera dalla parte di Favino

Tutto tace intanto sul fronte Adam Driver e Michael Mann mentre, non è tardata la risposta di Andrea Iervolino, produttore di Ferrari, il film di Michael Mann sul quale era stata lanciata la provocazione da Favino che in un comunicato dichiara:

Caro Favino, negli ultimi trent’anni, il cinema italiano non ha creato uno star system riconoscibile nel mondo. Restando chiuso a collaborazioni internazionali che in un mondo globale ritengo al contrario utili alla crescita del settore. Gli altri Paesi non americani hanno avuto invece un approccio diverso e forse vincente dando vita e luce a: Banderas, Bardem, Cruz, Cassel, Cotillard, Kinnam, Mikkelsn, Schoenaerts, Kruger che sono oggi nomi internazionalmente riconosciuti con un notevole e comunque discreto valore…Il cinema italiano deve guardare oltre il proprio Paese e mettere in campo sinergie con l’industria internazionale che vuole investire sulle icone del made in Italy. Film come Ferrari che vengono distribuiti in 150 paesi nel mondo promuovono profondamente l`Italia e il genio italiano nel mondo dando lustro e visibilità al nostro Paese!”

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