Rabindranath Tagore, il poeta pittore che cercava Dio nell’Amore

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Di Redazione Metropolitan

“Per la profonda sensibilità, per la freschezza e bellezza dei versi che, con consumata capacità, Rabindranath Tagore riesce a rendere nella sua poeticità, espressa attraverso il suo linguaggio inglese, parte della letteratura dell’ovest”.

Così nel 1913 Rabindranath Tagore venne insignito del premio Nobel per la Letteratura. Nato proprio oggi, il 7 Maggio del 1861 e morto il 7 Agosto del 1941, Tagore fu un poeta, prosatore, drammaturgo, filosofo e pittore bengalese nato in India. Fu il primo Nobel non occidentale della storia. Figura particolare, poliedrico studioso, cercò sempre di conciliare e mescolare i temi tipici della dottrina orientale con le suggestioni della cultura occidentale.

Rabindranath Tagore, nascita agiata ma sensibilità verso gli ultimi

Nato in India da una famiglia dell’elevata aristocrazia, era un privilegiato che riuscì a dedicare la sua vita allo studio e all’espressione di sé, attraverso diversi mezzi: dalla poesia, alla musica, alla pittura. Suo nonno era un principe che fondò la Congregazione di Dio. Un movimento teistico, ispirato da idee cristiane e islamiche, del quale il padre del poeta fu uno dei capi. Questo influenzò molto il pensiero di Tagore. Inizia a comporre poesie alla tenerissima età di 8 anni e dedica tutta la sua vita a questo. Lo stesso poeta crea varie scuole ed istituti dove insegna i suoi dettami pedagogici. La più celebre è la Santiniketan.

Nonostante le origini blasonate, Tagore è sempre stato molto attento agli umili e ai derelitti, nei quali credeva ci fosse la massima espressione della presenza di Dio. Vive la maggior parte della sua vita in India, ma tre anni di soggiorno in Inghilterra lasciano nel poeta una favorevole opinione del Regno. Tanto positiva da affermare, una volta tornato in India, che la Gran Bretagna sia adatta a proteggere l’India che ha bisogno di aiuto e ad impegnarsi a conciliare le due culture. Questo attira su di lui alcuni pareri non proprio positivi dei suoi contemporanei, in un periodo in cui l’India aveva iniziato a sviluppare le sue mire indipendentiste.

Il poeta pittore che ricerca Armonia, Bellezza e Spiritualità

Nei suoi scritti sono fondamentali alcuni concetti di base: la Natura, Dio e la Fratellanza Umana. Tutto questo è guidato dall’Amore. Tagore parte spesso dalla contemplazione della natura per arrivare ad una concezione del credo “assoluto”. Secondo il poeta l’uomo è alla continua ricerca di Dio che si esprime in tutte le attività della vita. Quest’ultima va poi accettata in ogni suo aspetto, sia positivo che negativo. Le sue poesie esprimono la passione e la continua ricerca dell’Armonia e delle Bellezza, nonostante le difficoltà della vita quotidiana.

Particolare il concetto di Amore. Un amore però diverso dal concetto di amore all’occidentale. È un amore leggero, distaccato dalla soggettività. Esprime una visione spirituale che cerca, tra le altre cose, di fondere il sacro con il profano, lo spirito con la carne. L’amore quindi non è solo sentimento ma anche persona. Quella persona è Dio. L’amore, inoltre, rappresenta la più completa esperienza di realizzazione dell’uomo.

Oltre che poeta, Tagore è stato anche un discreto pittore. Si dedica all’arte pittorica dagli anni ‘30 in poi. Traspone nei dipinti il pensiero che aveva già espresso in versi. Utilizza acquerelli, pastelli e inchiostro. Dipinge figure umane con fisionomie non sempre distinte. I colori sono spesso cupi ma spiccano su sfondi chiari.

Tagore, tre delle sue poesie più belle

Non abbandonarti

Non abbandonarti, tieniti stretto,
e vincerai.
Vedo che la notte se ne va:
coraggio, non aver paura.
Guarda, sul fronte dell’oriente
di tra l’intrico della foresta
si è levata la stella del mattino.
Coraggio, non aver paura.


Son figli della notte, che del buio battono le strade
la disperazione, la pigrizia, il dubbio:
sono fuori d’ogni certezza, non son figli
dell’aurora.
Corri, vieni fuori;
guarda, leva lo sguardo in alto,
il cielo s’è fatto chiaro.
Coraggio, non aver più paura.

Cogli questo piccolo fiore

Cogli questo piccolo fiore e prendilo.
Non indugiare!
Temo che esso appassisca
e cada nella polvere.

Non so se potrà trovare posto
nella tua ghirlanda,
ma onoralo
con la carezza pietosa della tua mano
e coglilo.

Temo che il giorno finisca
prima del mio risveglio
e passi l’ora dell’offerta.

Anche se il colore è pallido
e tenue è il suo profumo
serviti di questo fiore finché c’è tempo
e coglilo.

Io desidero te, soltanto te

Io desidero te, soltanto te
il mio cuore lo ripeta senza fine.
Sono falsi e vuoti i desideri
che continuamente mi distolgono da te.
Come la notte nell’oscurità
cela il desiderio della luce,
così nella profondità
dalla mia inconscienza risuona questo grido:
”io desidero te, soltanto te”.

Come la tempesta cerca fine
nella pace, anche se lotta
contro la pace con tutta la sua furia,
così la mia ribellione
lotta contro il tuo amore eppura grida:
”io desidero te, soltanto te”.

Ilaria Festa