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“Siamo fatti così”: su Netflix, il rapporto sessuale censurato nella sigla italiana

La sigla di “Siamo fatti così”, conosciuto anche come “Esplorando il corpo umano”, è il più famoso espediente atto a ricordarci l’istruttivo cartone animato che ci impartiva lezioni di biologia. La versione originale francese, però, includeva la scena di un accoppiamento che la Mediaset ha pensato bene di congedare

Tutti quanti, nessuno escluso, ricorderanno la D’Avena in una delle sue più iconiche performance: la sigla di “Siamo fatti così, quel piccolo gioiellino animato che giunse in Italia nel 1989. Di origine francese, il cartone illustrava ad un’intera generazione le funzioni e la struttura di quella macchina perfetta chiamata corpo umano.

Siamo fatti così – Photo Credits: web

Tra un episodio e l’altro, ci siamo irrimediabilmente affezionati alle avventure di Globina, Emo e di tutti gli altri instancabili “impiegati” dello stesso organismo. Lo scopo pedagogico, reso indimenticabile nella sua semplicità, è stato avallato da un team straordinario di personaggi colorati e perfetti nel proprio ruolo.

Netflix, volpe consapevole, ha pensato bene di aggiungere al suo sfavillante archivio questo storico prodotto. Ma un particolare, diverso dal solito, ha attirato la nostra indole di spettatori curiosi e maliziosi per definizione. La sigla originale, studiata e sfornata in Francia nel lontano 1987, aveva un esordio sicuramente diverso da quello che la Mediaset ci ha propinato.

I primi secondi, infatti, ci mostrano due esseri umani che si uniscono per concepire la vita. L’immagine, lungi dall’essere scabrosa e oscena, celebra proprio il significato del titolo originale Il était une fois… la Vie (C’era una volta…la vita).

In Italia, non solo hanno pensato di eliminare quella scena – manco fosse l’estratto di un film con Rocco Siffredi – ma hanno addirittura stravolto il palinsesto originale, piazzando l’episodio sulla riproduzione per ultimo. Speranzosi, magari, che i bambini non lo avrebbero visionato.

Una delicata caduta di stile, l’ennesima, che senza troppi sforzi interpretativi ci mostra il lato più bigotto del nostro Paese. Poi, però, all’ora di pranzo le pirouette di Brooke Logan tra un Forrester e l’altro non ce le risparmiavano mica. La coerenza.

ALESSIA LIO

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