Stasera in tv Mistero a Crooked House, di Gilles Paquet-Brenner (Pretty Things), dal romanzo Crooked House di Agatha Christie del 1949. Una famiglia di parenti-serpenti si è volontariamente imprigionata nella grande mansione del magnate Aristide Leonides, il quale mantiene e domina tutti con il suo ego schiacciante. Quando egli viene fatto fuori, ogni membro potrebbe quindi essere sospettato e nessuno, si ribadisce, nessuno, è al di fuori della possibilità… La storia della regina del giallo si sviluppa vorticosamente nelle ossessioni dei vuoti e narcisisti protagonisti; talmente ricchi e talmente infelici, poiché dipendenti dall’ammirazione degli altri e soprattutto del terribile capostipite. La regia sottolinea il motivo dell’ego, attraverso l’uso sistematico del grandangolo, che distorce gli ambienti intorno ai grandiosi personaggi; essi sono visualmente amplificati dai numerosi specchi, nonché dai giganteschi ritratti di famiglia.
Su questi tronfa ovviamente il ritratto di Aristide, che con le sue crudeli manie di controllo, è autore morale della propria morte. Il detective Charles Hayward (Max Irons) viene contattato dall’ex-fidanzata Sophia Leonides (Stefanie Martini); ella sospetta che la morte del nonno, il grande magnate Aristide Leonides, sia stata causata da un membro della sua conflittuale famiglia. Charles si reca dunque nella mansione dei Leonides per valutare se aprire un’indagine; si rende presto conto che l’uomo potrebbe essere stato in effetti assassinato. Tutti i componenti della famiglia, eccetto Sophia, avevano delle ragioni per odiarlo. L’uomo, approdato a Londra come uno squattrinato immigrante greco, aveva creato un impero dal niente; egli è diventato particolarmente grandioso ed arrogante; le sue eccessive manie di controllo, lo hanno portato a dominare, per mezzo del proprio denaro e della propria autorità, la vita e i sogni dei suoi eredi
Stasera in tv Mistero a Crooked House,
Il fatto che Leonides sia stato assassinato non è quindi un grande mistero; al contempo, proprio poiché un po’ tutti lo detestano, l’autore dell’omicidio è in effetti difficilmente individuabile. “Amore e odio” sono evocati dalla cognata Lady Edith (Glenn Close), per descrivere i rapporti morbosi installatasi nella famiglia. I relativi membri, per motivi fondamentalmente economici, hanno deciso di abbandonare la propria libertà e vivere secondo i giudizi e dettami del difficile uomo. L’infelicità di queste persone non è legata a transitorie questioni di soldi, ma è in realtà ancora più profonda; essi sono stati cresciuti secondo gli impossibili standard richiesti da Aristide, e solo una costante ammirazione può colmare il loro senso di vuoto. “Eravamo la coppia più glamour di Londra; le persone ci ammiravano” si lamenta il figlio Philip (Julian Sands); questi vive per scrivere una sceneggiatura che glorifichi i talenti della vanitosissima moglie Magda (Gillian Anderson), attrice dimenticata.
“Se non sai chi sono, significa che non sei mai stato a teatro” dice del resto Magda al detective Hayward; quando la figlia finisce in ospedale, decide di restare a casa, “tanto i medici sono bravi e la cureranno”. Il fratello maggiore Roger (Christian McKay) non è il ritratto della serenità. Egli è il figlio prediletto di Leonides; tuttavia è mangiato dall’ inadeguatezza per non riuscire a gestire la compagnia di famiglia;è completamente irascibile, ed ha bisogno della dominante moglie, per tenere a bada le proprie frustrazioni. I due fratelli sono persone incomplete, che cercano di sopperire in maniere diverse al mancato affetto del padre. C’è poi l’altra reazione possibile, quella della ribellione. Questa è rappresentata dai giovani, e soprattutto dalla dodicenne Josephine (Honor Kneafsey); la ragazzina danza con toni vendicativi in faccia al ritratto del defunto, il quale l’aveva scoraggiata a divenire ballerina.
Personaggi feriti, personaggi grandiosi
Del resto, anche Brenda (Christina Hendricks), seconda moglie di Leonides raccattata a Las Vegas, è insicura e profondamente malinconica. La sua stanza rosa cangiante è dominata dal proprio ritratto; riflesso dai molteplici specchi della stanza, esso evoca l’ambiguità della donna, sospetta numero uno del delitto, ma anche il suo narcisismo. La mania di grandezza, ad immagine della vittima, è il tratto diffuso in molti dei personaggi; questo è messo in scena attraverso dispositivi di amplificazione visiva dell’immagine, uno tra tutti, per l’appunto, lo specchio. Si ricorre inoltre all’uso di un grandangolo estremo, che quasi distorce le architetture intorno ai protagonisti, sottolineando che il mondo gira intorno al loro. Il delirio di onnipotenza sfocia perfino nell’ irreale; Josephine danza di fronte al ritratto del nonno defunto e l’illuminazione teatrale, rossa e blu, segna un distacco dal plausibile, proiettandoci direttamente nei toni sognanti della sua fantasia.
Difficile immaginare il colpevole; il dubbio e la tensione si giocano fino all’ultima scena, in cui gli appassionati delle cento sfumature di follia di Glenn Close potranno riconoscere una certa situazione familiare, ritrovata in un suo film famoso… non ne diciamo di più. Nel difficile compito di adattare un romanzo, volendo ritrarre lo spirito di una determinata epoca (il dopoguerra), la trama pecca forse di complicatezze inutili; si cerca di distrarre lo spettatore, presentando una serie di ulteriori nemici politici e potenziali sospetti del crimine, in un modo un po’ confuso. D’altra parte, la complessità del personaggio di Leonides ha intaccato in passato la fama della nipote Sophia, sospetta di spionaggio come il nonno; esso ha dunque generato un interessante conflitto sentimentale tra il detective e la sospettata, che risulta alquanto originale. Stasera in tv: Mistero a Crooked House, su Paramount, alle 21.10.
Sara Livrieri
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