Oggi #ThrowbackAnime vi traghetterà verso il mondo degli inferi, alla scoperta di uno degli anime che ha scritto la storia del genere shonen, e che, anche a distanza di 26 anni dalla prima messa in onda, fatica a trovare rivali: Yu Yu Hakusho (o Yu Degli Spettri).

Se state cercando il solito shonen pieno di scazzottate, scontri spettacolari e privi di contenuto, pochi dialoghi e superpoteri senza senso, probabilmente non è questo l’anime che fa per voi. Yu Yu Hakusho è infatti, come pochi nel suo genere, un perfetto mix di azione, storia intrigante, sapiente sviluppo dei personaggi e umorismo intelligente. Tutto sempre perfettamente in equilibrio.

Ma andiamo con ordine.

Yu Yu Hakusho nasce dalla geniale mente e ineguagliabile matita di Yoshiro Togashi, autore successivamente anche di Hunter X Hunter e, giusto perché voi lo sappiate, marito di Naoko Takeuchi, la regina della nostra infanzia, autrice di Sailor Moon

Tratto, come spesso accade, dall’omonimo manga, va in onda per la prima volta nel 1992 e si compone di ben 112 episodi. Una longevità piuttosto insolita per un anime del suo genere, ma contrariamente ai suoi cugini, Yu Yu Hakusho riesce a mantenersi interessante e fresco fino all’ultimo minuto. Tutto questo grazie ad una combinazione letale di storia, personaggi ed azione, perfettamente bilanciati fino alla fine.

In Italia è arrivato invece con largo ritardo, negli anni 2000.

Togashi iniziò a scrivere questa serie perché spinto dalla sua passione per l’horror e l’occulto, ma più la storia procede, più diventano preponderanti l’azione e le arti marziali, anche grazie ai due tornei degli inferi che fungono da focus nella storia. Ma ancora una volta, se pensate ai tornei stile Dragon Ball, dove vince chi è più potenziato, e fioccano trasformazioni a destra e a sinistra, non è questo l’anime di cui stiamo parlando.

Perché è vero che Yusuke, il protagonista,  vince spesso grazie a (se mi perdonate l’espressione) una botta di “sedere”, ma ogni combattimento, ogni scontro ed ogni confronto che si susseguono nel corso della storia, si focalizzano sempre sulla strategia e sulla psicologia del personaggio, mai sulla mera azione, aggiungendo quindi un sapiente spessore anche dietro il pugno più insignificante.

Parlando della trama, le vicende ruotano attorno a Yusuke Urameshi, un teppistello di 14 anni che muore nel tentativo di salvare un bambino. Il suo spirito viene quindi accolto dalla simpatica Botan, la traghettatrice di anime, che lo conduce nell’Aldilà al cospetto di Koenma, figlio del Re dell’Oltretomba Enma e personaggio per il quale si finisce inevitabilmente per provare un amore sconfinato.

Dopo una serie di prove, Yusuke viene fregiato del titolo di Detective del mondo degli spiriti, ed inizia così la sua missione per conto del piccolo Enma, che lo porterà inizialmente a risolvere alcuni casi, per poi addentrarsi sempre di più nel mondo degli inferi ed affrontare i più terribili tra demoni ed ex-umani, facendosi strada tra tornei di arti marziali e crisi interdimensionali dall’esito catastrofico.

Grande punto di forza di Yu Yu Hakusho sono sicuramente i personaggi: la trama non ruota infatti solamente intorno a Yusuke, ma ogni personaggio secondario ne è un tassello fondamentale, che contribuisce a rendere la storia sempre interessante e dagli spunti originali ed inaspettati. 

Ognuno sembra interpretare inizialmente uno stereotipo, ma il loro costante sviluppo interiore, intrecciato a dei background incredibili, li trasformano in personalità uniche ed affascinanti, delle quali ogni dettaglio rimane impresso nella memoria, come se li avessimo conosciuti il giorno prima.

Insomma, qui parliamo di Genkai, la maestra di arti marziali dalla quale chiunque vorrebbe essere addestrato; Yoko Kurama, il demone dalla sessualità più indefinita che si possa trovare: ci si mette un po’ per capire se sia maschio o femmina (e il suo rapporto con Hiei non aiuta), tanto che negli anni 2000 avrebbe confuso le nostre giovani menti, se non fossimo stati già dei maestri a destreggiarci tra personaggi come Lady Oscar e Ranma; e infine sfido a non amare Hiei: il basso demone del mio cuore, dalla storia devastante, è ovviamente il mio preferito, ma solo perché ho un debole per gli outsider scontrosi.

Persino un personaggio come Kuwabara, partito come il classico teppista tutto muscoli e niente cervello, arriva ad avere una crescita incredibile, che lo rinnova completamente. Forse so sviluppo più incisivo di tutti.

Insomma, Yu Yu Hakusho offre tutto ciò che si possa desiderare da uno shonen che si rispetti: un mix esplosivo fatto di azione, arti marziali, personaggi dalla psicologia e caratterizzazione ben studiata, sviluppi sorprendenti ed originali ed una complessità emotiva e sentimentale che raramente si trova in questo genere, tutto dosato con perizia assoluta.

Il tutto è poi reso meraviglioso dall’inconfondibile tratto di Yoshiro Togashi: dinamico ed incisivo, dalle forme e dai lineamenti inconfondibili, eleva ed esalta una storia fantastica, trasformandola un gioiello senza pari.

Se quindi non avete ancora visto Yu Yu Hakusho, è arrivato il momento di farlo, perché è senza ombra di dubbio una di quelle opere irripetibili, dal valore straordinario.

Antea Ruggero

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