Il famoso scultore Arturo Di Modica è morto all’età di 80 anni a Vittoria, in Sicilia. Lo scultore è divenuto celebre per la scultura bronzea “Charging Bull” (il Toro di Wall Street), installata nel 1989 di fronte alla borsa di New York. La notizia è stata diffusa da alcuni suoi amici, Giuseppe Raffa, Pedagogista dell’Azienda sanitaria locale di Ragusa, Bruno Giordano, magistrato presso la Corte di Cassazione.
Di Modica da anni combatteva contro un male incurabile. “È un caro amico che se ne va – commenta Raffa -, da oltre un anno era a Vittoria, non era più andato in America, un po’ per le sue condizioni di salute, un po’ per le restrizioni del covid. E la malattia che lo affaticava. Era sempre pieno di progetti e idee. Amava profondamente Vittoria, ci teneva ai ragazzi, mi spronava a fare iniziative per loro. Sì, aveva Vittoria nel cuore”. Di progetti e di amicizia parla anche Bruno Giordano. “Facevamo lunghe chiacchierata su moltissimi argomenti, progetti, sono veramente addolorato”.
Il suo pensiero lo affida anche ad un post su Facebook: “Non sarebbe giusto, non basterebbe, non sarebbe vero dire che Arturo è stato un grande artista, uno scultore. Egli è stato molto di più: estroso, coraggioso, ambizioso, generoso, provocatore – scrive Bruno Giordano -. Ha visto il mondo come altri non l’hanno visto e ha dato al mondo molto di piu’ di quello che ha avuto e visto. Un visionario della bellezza. Voleva donare a Vittoria la grandezza che merita. Un’opera incompleta, come capita ai grandi. Che la sua terra gli sia grata”.
E l’ultima visione di Arturo Di Modica è stata quella del dono alla città dei Cavalli dell’Ippari, due mastodontiche sculture che sognava di collocare al fiume Ippari. L’ultima intervista è quella rilasciata a Lucio Luca il 4 febbraio del 2021 sulle pagine di un quotidiano, gli aveva confessato: “Ho completato due cavalli in bronzo da otto metri che si uniscono in un arco. Li ho chiamati Fighting horses, i cavalli che combattono. Si tratta di un prototipo che venderò per finanziare quelli da 40 metri da piazzare sopra il fiume Ippari che costeggia Vittoria, la mia città. È il regalo che voglio lasciare alla mia terra. Perché uno come me, che ha vissuto per 45 anni a New York, ma prima ancora a Firenze e ovunque lo portasse il cuore, le sue radici non potrà mai dimenticarle”.