1841. Solomon Northup, violinista afroamericano che vive con la famiglia nel Nord degli Stati Uniti, viene raggirato e rapito. Inizieranno così i suoi 12 anni da schiavo.
Steve McQueen, talentuoso regista inglese, si è dimostrato nel corso degli anni un regista difficile, esplicito ma non insesibile. “12 Anni Schiavo” (stasera su Canale 5 alle 21:21) non smentisce tale impressione.
Così dopo il tragico “Hunger” e il sofferente “Shame”, McQueen dirige il suo film più crudo, adattando la sceneggiatura di John Ridley a sua volta ispirata alle memorie dello stesso Northup.
Come per i precedenti “eroi” di McQueen, Solomon è un uomo che si ritroverà a vivere la sua personale Odissea negli stati del Sud dove i padroni bianchi (e non solo) metteranno a dura prova il suo ritorno a casa, oltre che la sua integrità.
Quelli dello schiavismo e della discriminazione razziale sono temi che sono stati proposti più volte al cinema (vedasi “Lincoln”, “Django Unchained” e simili) ma il film di McQueen è forse uno dei più convincenti.
Sarà perché questa è la storia di un singolo uomo e non direttamente di un intero popolo o sarà perché McQueen non risparmia nulla, sia in realismo che violenza (tanta ma mai gratuita o non funzionale alla vicenda).
È comunque difficile non rimanere colpiti di fronte a un tale spaccato di storia, a volte maligna (agghiacciante il “mercato” degli schiavi con tanto di rinfresco, gestito da un viscido Paul Giamatti) e altre volte commovente (i canti degli schiavi intonati nei campi di cotone o di fronte alla tomba di uno di loro), popolata da personaggi umani ma anche crudeli.
A rimanere impresso in questo caso è soprattutto l’Edwin Epps di Michael Fassbender, folle e violento padrone di una piantagione di cotone con una visione personale delle sacre scritture e con un’attrazione perversa per la schiava Patsey.
Questa drammatica storia è resa al meglio grazie ai fidati collaboratori di McQueen come Sean Bobbitt, direttore della bellissima fotografia, e il montatore Joe Walker.
Altro fattore da non sottovalutare è il cast che comprende (oltre ai già citati Fassbender e Giamatti) Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Sarah Paulson, Garret Dillahunt, Alfre Woodard e la sorprendente Lupita Nyong’o (vincitrice dell’Oscar per la sua interpretazione).
Senza dimenticarci ovviamente di Chiwetel Ejiofor, attore caratterista di lunga data a cui finalmente viene concesso un intenso ruolo da protagonista.
Inoltre quello di McQueen è un film che non cede alla retorica (salvo giusto per il cameo di Brad Pitt) ma anzi affronta in maniera intelligente un argomento forse ridondante al cinema ma sempre delicato.
Duro e sofferente, “12 Anni Schiavo” è grande cinema e non solo d’autore.
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