Il tema dei diritti dei lavoratori è tornato oggi attualissimo nel contesto della crisi globale che da qualche mese a questa parte tutti noi in varia misura stiamo vivendo. Sicuramente questa situazione d’emergenza ridisegnerà molti rapporti lavorativi, sindacali e welfaristi.
Tuttavia onde evitare di polarizzare l’attenzione solo su scenari da un lato apocalittici e dall’altro eccessivamente fidenti si propongono qui cinque libri. Il tema è il diritto al lavoro declinato attraverso vari generi letterari.
Un romanzo per riflettere sulla cultura del lavoro e del consumismo
Chuck Palahniuk espone in Fight Club (1996) il dramma di una vita grigia e monotona di un lavoratore frustrato in cerca di emozioni. Una svolta nella vita di questo impiegato lo darà l’incontro con Tyler Durden, losco personaggio. I due fondano un circolo di lotte clandestine, vera aggregazione sociale per tutti gli insoddisfatti come loro.
Già negli anni novanta il romanzo di Palahniuk esponeva molto bene le temiche che ancora dominano la nostra epoca: l’alienazione da lavoro, la cultura di massa, la spettacolarizzazione delle azioni, la perdita dell’individualità. Un romanzo attualissimo.
È così che va con l’insonnia. Tutto è così lontano, una copia di una copia di una copia. L’insonnia ti distanzia da ogni cosa, tu non puoi toccare niente e niente può toccare te
Quando i diritti dei lavoratori si rivendicano
Quando si parla di rompere le catene, affrancarsi dal feudalesimo, vengono in mente le Rivoluzioni Francese e Russa. Attraverso dodici componimenti poetici Davide Orecchio in Mio padre la Rivoluzione (2017) racconta sull’avvento del comunismo nell’anno, questo è molto interessante, in cui ricorre il centenario dalla Rivoluzione d’ottobre. Un libro particolare e un po’ ardito che richiede al lettore molto in termini di partecipazione emotiva.
Quando il teatro diventa impegnato: i diritti dei lavoratori negati
Cosa succede se una in gloriosa fabbrica rilevata da una multinazionale viene chiesto ai dipendenti di rinunciare a “solo” 7 minuti della loro pausa pur di mantenere il loro posto? Questa è la domanda intorno a cui ruota il testo teatrale di Stefano Massini, “7 Minuti. Consiglio di fabbrica” (2015). Massini chiede al pubblico fino a che punto si è disposti ad accettare l’esautorazione della libertà dell’individuo da parte dei poteri forti.
È possibile essere spettatori passivi del disfacimento della propria individualità? 7 minuti sono pochi e le operaie sono sul punto di accettare ma sommati tra tutti i dipendenti sono circa 600 ore in un mese. Questo testo è un invito a riflettere sulla progressiva perdita di controllo dei lavorati sul loro tempo e sulla necessità di una riappropriazione.
Perché quei sette minuti, vedete, saranno anche pochi. Ma sono sette per ognuna di noi. E in una settimana fanno quasi cinquanta. In un mese quasi tre ore. Per ognuna dico, per ognuna. In fabbrica siamo duecento. Vuol dire che con quella lettera ottengono seicento ore di lavoro in più!
Un saggio per il lavoro dell’Italia unita
Molto attuale è (purtroppo) la questione che riguarda le “due Italie”. Una lista molto lunga di pregiudizi irrobustisce l’immagine dell’Italia del Nord fatta di lavoratori tenaci e dell’Italia del Sud fatta perlopiù da vacanzieri. In “La grande balla. Non è vero che il Sud vive sulle spalle del Nord, è l’esatto contrario” (2020) di Roberto Napoletano viene condotta un’inchiesta sul denaro che ogni anno dal Sud migra verso il Nord.
E sono bei quattrini, circa 61 miliardi. Tralasciando i numeri, che forse non giovano alla pacificazione tra le due metà, è interessante leggere questo saggio per sgombrare il campo dai pregiudizi sul Sud pigro e svogliato. Un saggio provocatorio ma che plausibilmente propone qualche elemento di verità e che invita i lavoratori di tutta Italia a muoversi in una stessa direzione.
Un saggio da riscoprire
Sicuramente un po’ datato ma vale comunque la pena leggerlo: “Denaro” di Carl Menager. Scritto nel 1892 è un saggio di chiara ispirazione liberista (anzi estremo liberismo) che tenta di ricostruire la genesi del denaro, la ragione del suo impiego e come esso si inserisce nei rapporti sociali.
Nell’ambito di un non sempre ben definito antagonismo tra posizioni protezioniste e liberiste, leggere un’opera afferente alla storia di quest’ultima non può che giovare a tutti i lavoratori.
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