Salendo su per le scale di un antico palazzo seicentesco(Casa Mc Donough), al terzo piano una porta aperta fa strada ad uno stretto corridoio ornato da scaffali adagiati alle pareti, sostengono fumetti da collezione. Proseguendo si giunge ad un salotto eccentrico, lì il sorriso quasi timido di Simona Rossi accoglie gli spettatori impazienti di assistere alla sua performance per Altofest. Inserisce un cd nello stereo e svanisce quasi magicamente, poco dopo la ritroviamo dietro una finestra: le sue parole si odono a stento, la musica di sottofondo copre tutto il silenzio della stanza. Nonostante ciò il movimento labiale e i suoi movimenti avvolti in un impermeabile arancione non permettono distrazioni.
La giovane artista ci invita a seguirla in una riflessione su se stessa servendosi di elementi esterni o di occhi estranei. ”Un foglio assume forme diverse a seconda di come lo si piega. Un sassolino produce geometrie mutevoli se posto nelle riflessioni multiple di un caleidoscopio. Cosa diventa Simonarossi in un nuovo appartamento?’‘
Simona Rossi cresce e vive tra la danza e il video ma ama passeggiare in territori altrui, da sola e in compagnia. Lavora come danzatrice in Francia con Loïc Touzé e Ambra Senatore, e in Italia con Kinkaleri e Barokthegreat. In Francia conduce laboratori di preparazione alla visione per giovanissimi spettatori. Ha studiato cinema al Dams di Roma3 e si è laureata in danza contemporanea presso il Laban Centre a Londra. Il corpo e l’immagine in movimento sono il punto di partenza per le sue esplorazioni in universi altrui.
Il suo viaggio artistico approda tra i quartieri napoletani: la vediamo seduta ad un tavolo di un circolo per anziani a raccontare storie già sentite, ma che differiscono in capacità di trasporto. Le rughe di chi le siede accanto si uniscono per disegnare un’apertura ad un mondo nuovo, fatto di sperimentazione e sogni espressivi.
La sua danza onora l’inconsueta location della macelleria Vitozzi, dapprima si benda come se volesse nascondere la prima metà di se, all’altra che la costituisce; poi dirompe in passi vibranti, salti e giri. La sua anima si esprime in sussulti delicati del corpo e in pupille intrise di emozioni, che non lasciano spazio a pensieri razionali.
Obiettivo di Simona Rossi è stato quello di reinterpretare l’Ikebana (antica arte giapponese di disporre in armonia fiori, il vaso e l’ambiente circostante) usando l’appartamento ospite come vaso e il pubblico come ambiente circostante. Dimostrando di avere un’immenso potenziale nel trasportare in un’altra dimensione il suo audience attraverso il teatro-danza.
Maddalena Tortora