Droni, tecnologia e bombardamenti “intelligenti”. Ma la vera guerra contro Daesh, quella combattuta con gli anfibi metro per metro, è opera dei Peshmerga. Combattenti curdi alleati dell’occidente, fino a quando ci fa comodo.
Curdi e Kurdistan. Sentiamo nominare queste parole da tanti anni, troppi anni, ma pochi sanno cosa sono gli uni e dove sia l’altro.
Il Kurdistan è una regione, per ora solo geografica, che abbraccia Iran, Iraq, Siria e Turchia. I curdi è l’eterogenea popolazione che li risiede, eterogenea perché al contrario di quanto si possa pensare, il termine curdo non è strettamente collegato alla religione, all’interno di questa etnia si possono trovare sunniti, sciiti, cristiani e addirittura ebrei (seppur in netta minoranza).
Mappa del Kurdistan (Foto dal web)Negli ultimi tempi la chiamata alle urne dei Curdi Iracheni per il referendum indipendentista del 25 settembre ha attirato l’attenzione dei media su un popolo che troppo spesso nel corso della storia ha compiuto il lavoro sporco per noi, senza per questo giovarne in particolar modo. Il risultato referendario (grande vittoria del fronte indipendentista) non è stato riconosciuto da Baghdad. A capo del governo non vi è più Saddam Hussein ormai da tempo ma, l’atteggiamento nei confronti della scomoda minoranza del nord sembra essere cambiato di poco. Sicuramente non vengono più perseguitati con le armi chimiche come ai tempi del dittatore dai folti baffi, ma la causa curda non trova molti sostenitori nella capitale iraqena.
Il ruolo delle milizie curde in funzione anti-Daesh è indiscutibile, in Iraq come in Siria, ma le potenze occidentali saranno disposte a riconoscere tale sforzo nel momento in cui il califfato sarà effettivamente sconfitto?
Peshmerga bacia la bandiera Curda mentre ammaina la bandiera di Daesh (Photo credits:Getty images)La storia ci insegna che così non sarà. Il Kurdistan e la sua popolazione sono da sempre in un limbo pericoloso tra l’occidente e i suoi giochi di potere in medio oriente. La stessa coscienza nazionalista curda così come la conosciamo oggi, potrebbe essere stata creata e alimentata dalle stesse cancellerie europee (Francia, Regno Unito e Russi) nel lontano 1917, nel pieno della grande guerra. Fu proprio in quel momento che la regione assunse una valenza strategica in chiave anti ottomana. Dopo aver fomentato le rivendicazioni di autonomia, gli inglesi e i francesi abbandonarono i Curdi alla propria sorte, esposti alla repressione dei governi centrali. Come non notare una similitudine con la situazione attuale?
Proprio le reazioni dei paesi stranieri al voto del 25 settembre fanno comprendere come l’atteggiamento nei confronti della causa non sia cambiato nonostante il passare dei decenni. Nazioni Unite e Unione Europea hanno fatto pressioni sui promotori del referendum, invitandoli a desistere, senza per questo esprimersi nettamente contro l’iniziativa. Gli Stati Uniti supportano l’idea di un Iraq libero e federale, sostenendo allo stesso tempo la legittimità delle rivendicazioni curde, l’unico paese nettamente contrario è l’Iran, Teheran teme infatti che un eventuale stato indipendente alleato degli U.S.A, possa fomentare le rivendicazioni dei Curdi Iraniani, destabilizzando il Paese. La posizione più interessante è quella della Turchia, Ankara infatti, pur essendo per ragioni storiche avversa alla causa curda, paradossalmente troverebbe nel nuovo stato un alleato fedele in Barzani, leader del PDK e forte oppositore del PKK, organizzazione volta alla lotta armata per l’indipendenza dei curdi in Turchia. Ciò fa emergere un altro “nemico” della causa Curda, la divisione interna.
Barzani, Leader del PDK (foto dal web)I Partiti Curdi sono divisi al loro interno ed in lotta tra loro. Il PKK giudicato ad oggi dalla Turchia e dall’occidente un organizzazione terroristica in piena regola, viene inoltre accusato di crimini contro i diritti umani, perpetrati ai danni di coloro che vogliono varcare il confine tra Siria e Iraq. Barzani con il suo Partito Democratico Curdo d’altro canto mira ad acquisire credibilità internazionale mediante un grande lavoro diplomatico oltre confine, senza disdegnare una strizzata d’occhio ad Ankara, i nemici di sempre, ma anche un partner energetico fondamentale al sostentamento dell’eventuale futuro stato indipendente del Kurdistan Iraqeno. La storia di questa regione e della lotta per essa presenta una peculiarità, non stiamo parlando infatti dell’Irlanda del Nord, o dei Paesi Baschi, bensì di un area che si trova a cavallo tra quattro Nazioni che da sempre sono al centro delle dispute internazionali. Lotte interne sfruttate da attori esterni per trarne beneficio, come e quando vogliono, salvo poi andarsene fino allo scoppio di un nuovo conflitto rilevante. Niente di nuovo dal fronte orientale.