è stato bloccato dalla polizia federale ieri, al confine tra il Brasile e la Bolivia, l’ex terrorista Cesare Battisti

Cesare Battisti, l’ex membro del PAC: “proletariati armati per il comunismo”, è stato controllato e fermato ieri dalla polizia stradale federale. Il caso ha subito interessato anche l’Italia. Battisti è una priorità per la nostra sede diplomatica in Brasile, che da anni si batte per l’estradizione. Diplomaticamente l’Italia non perde quindi tempo per le pressioni sul fargli scontare la pena nel nostro paese.

Battisti è stato fermato per un controllo casuale della polizia stradale, lungo la strada che porta verso il confine con la Bolivia, nello stato del sudovest di Mato Grosso do Sul. Su richiesta dei poliziotti fornisce i suoi documenti ufficiali, il suo status è ormai quello di residente a tempo indeterminato in Brasile. Non gode però più, dello stato di rifugiato politico, che gli era stato concesso nel 2010 dall’ex presidente Luiz Inàcio Lula da Silva. 

Cosa ci fa un’italiano da quelle parti? I poliziotti sono sospettosi in quella zona, famosa per la sua affluenza costante di auto e camion che viaggiano tra la Bolivia e il Brasile portando carichi di “neve” non solo destinati al mercato interno ma diretti anche più a nord, verso gli Usa e a est verso l’Europa. Battisti spiega che sta andando a pesca, e di voler rimanere all’interno del confine con il Brasile. Nonostante la sua spiegazione, i poliziotti lo seguono a distanza e vedono che si dirige verso il confine, capiscono così che vuole chiaramente attraversare il confine. Immediatamente avvertono i colleghi, che, al posto di confine di Corumbà, fermano nuovamente l’auto e chiedono i documenti, specificando di dichiarare trasporta.

Sta trasportando cinquemila dollari e duemila euro, in contanti. I poliziotti lo fermano per ulteriori controlli. Nel frattempo telefona ai suoi avvocati dicendo loro che lo vogliono arrestare, e ammette che stava fuggendo in Bolivia, una mossa sbagliata. Il clima in Brasile sta cambiando. Al governo Temer in Brasile non converrebbe fargli lasciare il paese, soprattutto ora che l’Italia ha da poco depositato una nuova richiesta, per rivedere la domanda di estradizione, accolta nel 2009 dal Tribunale Superiore Federale, (istanza superiore del paese), negata poi da Lula proprio l’ultimo giorno del suo secondo mandato. La battaglia diplomatica che l’Italia sta combattendo per far si che Battisti rientri in Italia e sconti la pena all’ergastolo, va avanti da 15 anni. Resta da dire però che in Brasile, Battisti ha scontato 7 anni, per essere entrato con documenti falsi. La sua domanda di estradizione è prescritta dal 2013. Attualmente secondo la legge brasiliana, Battisti è pulito.

Marina Lombardi