La cannabis cup, premio aggiudicato ogni anno ad Amsterdam ai produttori di Marijuana maggiormente competitivi sul mercato legale. Un altra Cannabis Cup va sicuramente alle mafie “made in Albania”, che primeggia in questo campo muovendo miliardi, esentasse ovviamente.

Il volo dell’Alitalia Roma Tirana sopra l’Adriatico viaggia alla velocità di crociera di ottocento km/h, poco più di un’ora per collegare due mondi, così vicini eppure molto lontani. Diecimila chilometri più in basso, le acque sono solcate da imbarcazioni che sopperiscono ad altri tipi di bisogni, oggi come ieri. Negli anni ottanta erano stipati di “bionde” pronte ad inondare il mercato illegale di sigarette, oggi sbarcano sulle coste pugliesi tonnellate di marijuana, l’oro verde albanese. Il fenomeno non è nuovo ma solo negli ultimi tempi, anche grazie alle parole del ministro degli interni Saimir Tahiri, il quale paragona il Paese alla Colombia degli anni ottanta, è venuta a galla la vera portata del problema cannabis sull’altra sponda dell’Adriatico.

Parlare di problema cannabis è riduttivo, il vero cancro del paese è la corruzione, ad un livello sconosciuto persino a noi.  Secondo gli studi condotti dal Centro Albanese per gli Studi Economici (ACER), circa il 50% della popolazione ammette di aver ricevuto richieste di tangenti da parte di funzionari pubblici. Un dato impressionante che si riferisce alle pratiche di uso quotidiano e che può far solo immaginare quale sia il giro di affari riguardante l’infiltrazione nelle istituzioni delle organizzazioni dedite allo spaccio internazionale. L’estrema povertà in cui versa la maggior parte del paese, con particolare riferimento alle zone interne ha favorito la conversione delle colture, tutte in una direzione. Scattando foto dall’alto nelle zone montuose, si può ammirare una strepitosa esplosione di colori con paesaggi spettacolari tipici di questa regione, ma c’è un colore che torna sempre, a macchia di leopardo, il verde. La produzione è infatti organizzata in piccole piantagioni gestite da contadini che hanno trovato più conveniente dedicare i loro appezzamenti a questo commercio. Sicuramente la vendita garantisce loro uno stipendio fino a qualche anno fa impensabile ma i loro guadagni sono briciole in confronto a quelli degli intermediari e ovviamente il rischio maggiore ricade sugli agricoltori. Il Governo di Tirana sembra avere un vizio, quello di colpire i “pesci piccoli”. Operazioni di polizia più mediatiche che alto, prima fra tutte quella di Lazarat nel Giugno del 2014 che ha portato al sequestro di dieci tonnellate di Marijuana con l’impiego di ottocento agenti.

Polizia albanese distrugge la piantagione di Lazarat (Photo credits: ilcorrieredellasera.it)

Sicuramente il paese a duecento chilometri dalla capitale era un centro di produzione importante con una capacità di novecento tonnellate l’anno. Ma la conseguenza di questa operazione riportata da tutti i giornali è stata la compartimentazione del sistema produttivo, non più organizzato in grandi piantagioni nel sud del paese ma con piccoli appezzamenti sparsi per l’appunto a macchia di leopardo in tutte le regioni. Ciò ha ovviamente reso più complesso il lavoro degli inquirenti, soprattutto italiani, Guardia di Finanza in prima fila. Quasi ogni giorno vengono intercettate imbarcazioni di trafficanti a largo delle coste salentine ma altrettante giungono a destinazione, l’Italia sembra essere diventata il “magazzino” delle mafie albanesi che della puglia riforniscono via terra il resto d’Europa. Ovviamente si appoggiano alle organizzazioni nostrane, in particolar modo l’ ndrangheta ma secondo gli inquirenti solo di appoggio si tratta, le Mafie Italiane preferiscono lasciare questo commercio rischioso ai “colleghi” albanesi. Il Governo di Edi Rama che ha ottenuto la fiducia del parlamento a Settembre non senza difficoltà, ha dichiarato guerra ai trafficanti prendendo ad esempio proprio le grandi operazioni di polizia come quella sopracitata. Probabilmente è più difficile ammettere che la repressione da sola non porta a niente, dovrebbe essere accompagnata da politiche di welfare a lungo termine che rendano il commercio di Marijuana meno appetibile come impiego. Sicuramente nelle zone costiere, in particolare nella regione di Valona il turismo è in crescita ma nei semiinterrati sotto i tavolini colmi di turisti sul lungomare, tonnellate di “oro verde” sono stipate in attesa di essere imbarcate nottetempo in direzione Italia, pardon Europa.

Edi Rama (foto dal web)

Bruxelles e le cancellerie europee sembrano ignorare il problema, lodando all’occorrenza l’operato di Tirana. Il problema è complesso, non può essere risolto percorrendo un unica strada ma molte. Una di queste potrebbe essere una seria discussione sulla legalizzazione delle droghe leggere nel vecchio continente. Ma questa si sa, è un altra storia.