Romics 2017

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Di Redazione Metropolitan

Si è chiusa l’8 ottobre, dopo quattro giorni di folla ed eventi mirabili, la XXII edizione del Romics, festival del fumetto, cinema, games e animazione. Ovviamente c’eravamo anche noi di Metropolitan!

Nonostante sia diviso in due edizioni (una primaverile ed una autunnale), il Romics riesce sempre a catalizzare l’attenzione degli appassionati di fumetto, videogiochi, animazione e – più in generale – di tutti coloro i quali sono attirati dall’universo nerd. Un universo che nei padiglioni della Fiera di Roma ha ormai trovato la sua stabile e naturale collocazione, sia pur per pochissimi giorni all’anno.

Cosa ci è rimasto più impresso del Romics? La fila, senza dubbio. D’altronde, l’edizione autunnale di quest’anno ha registrato oltre duecentomila presenze, che – sommate a quelle dell’edizione di aprile – la mettono immediatamente alle spalle del Lucca Comics & Games come affluenza e richiamo di pubblico e artisti intervenuti.

Non potevano poi mancare i cosplay. Tantissimi, coloratissimi, più o meno fedeli ai loro beniamini originali. La vista spaziava da perfette riproduzioni viventi dei personaggi più disparati di anime, fumetti, film e videogames a loro versioni meno fedeli, ma sempre animate dallo stesso spirito gioioso. Premio della critica, poi, per i cosplay più pigri, venuti in fiera con  la tuta-pigiama di Pikachu o di unicorno. Eroi contemporanei del Romics, sprezzanti della gogna che si sono inflitti volontariamente e da cui saranno tormentati nei secoli a venire nei “ricordi” di Facebook.

La fiera, suddivisa in nove padiglioni, è stata sede di oltre cento eventi di straordinario spessore. L’edizione di quest’anno del Romics ha visto premiati, tra gli altri, Kevin Jenkins (art director di Star Wars) e Ben Morris (oscar per gli effetti speciali del film La Bussola d’oro, nonché curatore degli effetti speciali per Star Wars). Ma, a catturare la nostra attenzione, sono state soprattutto le tre mostre che si sono tenute nel padiglione 8, dedicate rispettivamente ai Beatles, al monumentale Paolo Eleuteri Serpieri ed al Re del Terrore per eccellenza, Diabolik.

La mostra sui Fab4 di Liverpool, denominata semplicemente “I Beatles a Fumetti” è stato un affettuoso omaggio al gruppo inglese. In occasione del cinquantesimo anniversario della pubblicazione di “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”, la mostra ha voluto essere un modo per esplorare ulteriormente l’impronta che I Beatles hanno lasciato nella cultura, nel costume e nel gusto contemporaneo, accompagnando i grandi cambiamenti epocali del ‘900. Tra le opere in mostra, creazioni di grandi maestri  oltre a memorabilia, gadget e tavole originali di fumetti d’epoca in cui appaiono i Fab4.

Grande successo anche per la mostra dedicata a Paolo Eleuteri Serpieri, l’artista già disegnatore di Tex per la Bonelli, nonché creatore dell’eroina post-apocalittica Druuna. Carica di una sensualità più selvaggia e spinta rispetto a quella delle eroine di Manara, eppure proprio per questo più realistica rispetto alla Miele del maestro veronese,  Druuna ha incantato i visitatori della mostra, ribadendo l’indiscussa abilità artistica di Serpieri nel passare dal nudo artistico, all’eros, al western e alla fantascienza senza mai perdere la propria originale impronta. Infine ultima, ma non da meno, la mostra “Diabolik al Muro”, che ha visto esposte locandine, poster e manifesti dedicati al Re del Terrore del fumetto italiano. Tra i pezzi davvero speciali della mostra su Diabolik spiccava un omaggio del celebre artista calabrese della Pop Art Mimmo Rotella, accanto ad opere di Manara, Pinter e tutti i grandi disegnatori del celebre ladro e assassino.

Instancabili ed entusiasti, programma alla mano per controllare i molteplici eventi che il Romics ci propinava, ci siamo improvvisamente resi conto di non possedere il prezioso dono dell’ubiquita’. Ed ecco che, nell’appetibile minestrone che ci veniva servito sotto il naso, abbiamo dovuto rispondere all’esigenza di compiere delle scelte. Una di queste è stata l’interessante dibattito, tenuto nel padiglione 6, intitolato Storytelling e Game Design: i segreti dietro la sceneggiatura nei videogiochi.  Qui, Matteo Corradini, Ray Bibbia e The Pills, Mattia Traverso, Fru e The Last Day of June, Filippo Facchetti, giornalista freelance, ci hanno chiarito i dubbi gravitanti attorno all’imponente figura del game designer. Matteo, con un eloquio sciolto e informale, ci ha raccontato la sua esperienza collaborativa nell’ambizioso Ray Bibbia, il progetto nato durante la Global Game Jam 2016 di Roma. Un videogioco che ospita due meccaniche che si intersecano magistralmente : lo sparatutto semplice, bullet hell, e il typing game. Una scelta che si integra con la propensione ad uno stile di scrittura umoristico e, a tratti, dissacrante.

Sono le fasi di creazione di un videogioco che mettono in evidenza l’importanza della scrittura, necessaria nell’adempiere all’impellenza di saper descrivere un personaggio prima di caratterizzarlo a livello di game design. Mattia Traverso invece, il lead designer ventiquattrenne, coinvolto nell’ambizioso progetto dello studio italiano Ovosonico, parla di “The last day of June”, il gioco dai toni profondi e malinconici che uscirà entro la fine di quest’anno.  “I videogiochi, intanto, possono essere definiti un misto di tutti i media: abbiamo la musica, la grafica, la scrittura, la programmazione. Ed è qui che entra in gioco il game designer: colui che decide creativamente cos’è il videogioco. Lui decide tutto quello che è inserito nel gioco, tutto ciò che è creativo ma non visivo. I game designer si occupano di capire cosa sia il gioco in cui ci imbattiamo, mentre lo scrittore, unendosi a lui, gli fornisce i personaggi, la struttura, un contesto in cui lavora”.

Filippo Facchetti, giornalista e gamer, risponde al quesito gravitante attorno a quanto effettivamente sia importante la storia in un videogioco. “Una risposta – spiega – che non può essere unanime ma deve sottostare alla tipologia di giocatore e ai generi preferiti dagli stessi. Motivo per cui, quando si scrivono le recensioni, si specifica appunto il genere, un passaggio fondamentale, nonostante ora non sia sempre semplice inquadrare i giochi dal principio, poiché si sono amalgamati talmente tanto che il genere viene spiegato all’interno del testo.  La storia, sicuramente, sta acquistando progressivamente un’importanza maggiore. Non la avrà nel picchiaduro, o magari meno, ma i giochi che si basano sulla narrazione e sul raccontare qualcosa, sono sempre di più. Da qui, la notorietá in crescita degli indie games : i videogiochi indipendenti. 

Non meno interessante, anzi, entusiasmante, oseremmo dire, il cosplay contest : sede della disputa agonistica degli scontri all’ultima esibizione, all’ultima piu’ fedele interpretazione. Assistiamo, come la tradizione ci insegna, ad una parata colorata di artisti, atti a dar sfoggio al tentativo sorprendente di assomigliare al personaggio di cui vestono i panni, recitandone il ruolo, senza risparmiarsi dall’uso di scenografie ben strutturate e sapientemente riprodotte.

Tre, i premi ambiziosi che la giuria assegna a quelli che saranno i nostri rappresentanti italiani ai contest internazionali.

World Cosplay Summit

Martina Mottola e Simone Satta – The old Hunter and Lady Maria of The Astral tratto da Bloodborne.  
Il videogioco dark/fantasy diretto da Hidetaka Miyazaki, già ideatore di Demon’s Souls e di Dark Souls.
Due costumi splendidamente elaborati che rispecchiano fedelmente l’ambientazione gotica-ottocentesca dell’originale, impreziositi da un duello sincronizzato e avvincente.

Yamato Cosplay Cup International

Carlo Visintini – The Lich King tratto da World of Warcraft.
Uno dei protagonisti villain piu’ amati del videogioco MMORPG piu’ imponente della storia videoludica. Imponente come la splendida armatura di Arthas che Carlo sfoggia sul palcoscenico. Una visione commovente per i  fans piu’ devoti.

Eurocosplay di Londra

Cristina Benfante –  Chang’e tratto da Smite.
Direttamente dal MOBA  che include come personaggi una grande quantità di divinità appartenenti alla mitologia di numerose antiche religioni, Cristina interpreta Chang’e, l’elegante dea della luna, che ci ha stregato con le sue delicate movenze.

In conclusione, ci e’ piaciuto parecchio questo Romics 2017. Tanti eventi, tanta gente, ma soprattutto, tanto divertimento. Abbiamo anche trovato Carmen Sandiego, cosa potremmo volere di più? Adesso aspettiamo con ansia la prossima edizione.

 

Alessia Lio, Lorenzo Spizzirri