Uno degli habitat più variegati del pianeta, le foreste dell’Indonesia, il terzo al mondo per estensione, distrutto da un “atto criminale” come definito dall’agenzia indonesiana che studia i cambiamenti del clima. Lo scandalo dell’olio di palma

Sono due decenni che le foreste dell’Indonesia bruciano per lasciare il posto ad enormi distese di palme da olio. L’intensità degli incendi mette in difficoltà addirittura le vicine Thailandia e Malesia, costringendo gli studenti ad andare a scuola con le mascherine protettive, ed in situazioni più gravi gli istituti vengono chiusi per l’impraticabilità dell’ambiente. succede spesso inoltre di interrompere i voli aerei sovrastanti.

La spiegazione di questo non è solo un lungo periodo di siccità intensa, ma soprattutto la pratica di dare alle fiamme il terreno per fare spazio alle piantagioni agro-industriali. Sono scelte economiche che sollevano continuamente proteste soprattutto da parte di gruppi ambientalisti contro le aziende che responsabili della deforestazione. La “APRIL” acronimo di  Asia Pacific Resources International Holdings Ltd, una delle più grandi società produttrici di cellulosa e carta e di olio di palma, che dichiara nel proprio sito web di fare della sostenibilità il proprio cavallo di battaglia. A contrastare questa dichiarazione è però un inchiesta giornalistica del Icij, che dimostra che la loro prospettiva è invece la progressiva sostituzione delle foreste naturali con le nuove coltivazioni agro-industriali. Una distesa di piante, tutte uguali, con il solo fine di sfruttare la materia prima. Il colosso april è inoltre affiancato da una rete globale di avvocati, banchieri e studi professionali.

I Paradise Papers (documenti “scaldalo” delle società finanziarie) svelano che April ha spostato milioni dollari in una rete di società offshore dalle Isole Cook nel Pacifico, alle British Islands, ai Caraibi. Secondo questi documenti inoltre, tra il 2006 e il 2013, April avrebbe spostato oltre tre miliardi di dollari in società offshore, che non pagano nulla di tasse, legalmente in regola nei paradisi fiscali.

A Singapore April, fa parte del Royal Golden Eagle Group (RGE), uno dei più grandi conglomerati asiatici nel settore delle risorse naturali con attività che si estendono dall’olio di palma, alla carta e cellulosa, all’energia. L’azienda è controllata dal miliardario Sukanto Tanoto, che in breve tempo è diventato uno dei uomini d’affari più ricchi del popolo asiatico.

Nel Settembre del 2015, un incendio ha coperto di fumo l’intera regione, la grave intensità dello smog ha bloccato addirittura i i dirigenti indonesiani della stessa April, all’aeroporto di Sumatrato.

L’olio di palma è uno degli ingredienti base più utilizzati per i prodotti alimentari, venduti in tutto l’occidente. Una dei più amati è la Nutella, nata negli stabilimenti della Ferrero. Azienda produttrice che risponde alle domande dell’Espresso riguardanti i rischi dell’olio di palma: <<Il nostro olio di palma proviene principalmente dalla Malesia e dalla Nuova Guinea ed è certificata al 100% come tracciabile, sostenibile e segregato (tenuto fisicamente separato da durante tutta la filiera)>>.

Queste pratiche di deforestazione producono anche dei gravi problemi sociali,la distruzione delle foreste ha indotto intere colonie di popolazioni indigene ad emigrare forzatamente. <<Finchè abbiamo la nostra fattoria, abbiamo speranze di guadagnarci da vivere», ha spiegato un contadino poverissimo alla giornalista di Icij, «Ma che futuro possiamo immaginarci se ci rubano anche a terra?».

Marina Lombardi