Il primo paese al mondo a passare una legge sulla parità salariale tra uomo e donna è l’Islanda. D’ora in avanti sarà possibile punire con ammende le aziende che non pagano i loro salariati equamente, indipendentemente dal sesso, a parità d’incarico e qualifica.
La legge, già approvata l’8 marzo 2017, per la giornata internazionale della donna, assicura la parità di genere a livello retributivo focalizzandosi soprattutto sulle aziende con più di 25 dipendenti. Le autorità della Lögreglan á Íslandi e tributarie, effettueranno quindi controlli sistematici in aziende e istituzioni.
Se vogliamo parlare di parità di genere a tutti gli effetti, l’Islanda si posiziona tra i paesi più all’avanguardia. Già nel 2000 passava il primo act on equality and equal rights, seguito dall’inserimento nel 2006 di un sistema di congedo parentale condiviso tra padre e madre. Ogni genitore ha diritto a tre mesi di congedo non cedibili, e decideranno insieme a chi spettano gli ultimi tre mesi. Un metodo particolarmente efficiente per non penalizzare le donne desiderose di avere figli.
L’Islanda conferma la propria medaglia d’oro nella parità dei sessi, o generale equality, come d’altronde ha fatto negli ultimi nove anni in testa per la parità di genere secondo il report del World Economic Forum. L’analisi si occupa del divario di genere prendendo in considerazione quattro parametri. Prima di tutto la partecipazione alla crescita economica, poi i risultati accademici, la salute e l’aspettativa di vita e la partecipazione politica. Tale classifica pone gli Stati Uniti al quarantanovesimo posto, dietro l’Uganda, davanti al Kazakistan. Il nostro bel paese è all’ottantaduesimo posto su 144, perdendo ben 22 posizioni nell’ultimo anno.