Sono state 279 le persone salvate oggi a largo delle coste libiche, altre 100 sarebbero disperse. A comunicarlo è la Guardia Costiera libica, che ha ricevuto aiuto dal Governo italiano per arginare il flusso di migranti ma, il 2018 inizia nel peggiore dei modi. Le tensioni in Libia sembrano non avere fine e tutto ciò favorisce i trafficanti.
Il naufragio di oggi è solo l’ultimo di una serie di tragedie iniziate il giorno dell’epifania, in tutto le persone tratte in salvo dai libici sarebbero 700. Gli accordi con il Governo libico e il supporto logistico ed economico alla Guardia Costiera non sembra portare i suoi frutti. Nonostante gli sbarchi non avvengano, le partenze non sono diminuite rispetto allo stesso periodo del 2017. Il fatto che i migranti non riescano ad arrivare sulle coste italiane non deve illudere l’opinione pubblica che il problema sia risolto.
Infatti secondo i dati i possesso delle autorità libiche, sarebbero circa un milione le persone pronte a intraprendere il viaggio attraverso il mediterraneo. La chiave di queste prime partenze del 2018 sta nel porto di Garabulli, una delle zone che nelle ultime settimane ha visto riaccendersi gli scontri tra le milizie. La situazione di instabilità nella zona favorisce i trafficanti che approfittano del caos per riprendere il controllo del territorio, sempre che i trafficanti non coincidano con le Milizie che si combattono sul campo. La questione degli aiuti che ha fatto molto discutere nel 2017, si riaccende. Ovviamente l’apporto logistico alle autorità libiche è auspicabile per la risoluzione del “problema migranti” ma, se non accompagnato da una politica più ampia, rischia di essere solo un enorme perdita di risorse. E’ in questo senso che si muove la prossima missione italiana in Niger, anche se colpevolmente in ritardo. Anche in questo caso, non bisogna fermarsi lì, il Niger è solo uno degli snodi delle rotte migratorie, per intenderci quello che interessa l’Africa occidentale. Paesi come la Nigeria, il Ghana e la Costa D’Avorio, sono i primi ad essere interessati dal fenomeno migratorio e tutti i migranti provenienti da quell’area transitano per il Niger. Tuttavia un altra cospicua “fetta” di migranti, proviene dal corno d’Africa e arriva in Libia passando per il Sudan.
Di conseguenza verrebbe spontaneo aspettarsi una prossima missione in Sudan, paese dove l’instabilità è endemica. Tutte queste iniziative, dagli aiuti ai libici alla probabile missione in Sudan passando per il Niger, servono solo a mettere un “tappo”, probabilmente efficace nel breve periodo ma enormemente dispendioso. Nel 2013 il “Ministero degli Affari Esteri” ha cambiato nome in “Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale”. Cooperazione, termine tanto abusato da tutti i governi che si sono succeduti a Palazzo Chigi negli ultimi decenni. E’ proprio la cooperazione l’unica via per risolvere una volta per tutte e definitivamente i problemi che affliggono il continente africano e si, di conseguenza anche arginare i flussi migratori. Il problema sta nel fatto che perseguire la via della cooperazione richiederebbe un piano di almeno dieci anni ma, la legislatura ne dura solo cinque, “ça va sans dire”. Continuiamo a mettere tappi.