Il 19 febbraio Netflix ha messo a disposizione per noi il live action di Fullmetal Alchemist. Diretto da Fumihiko Sori e distribuito dalla Warner Bors. Japan, il film tratto da uno dei manga più amati di tutti i tempi è uscito in Giappone il 1 dicembre 2017, riscuotendo un grande successo.

A distanza di pochi mesi, grazie alla nostra piattaforma di streaming preferita, siamo riusciti a vederlo anche qui in occidente.

Ma prima di parlare del film, ci sono un paio di premesse da fare.

Innanzitutto, ogni volta che si parla di live action ci si addentra inevitabilmente in un terreno spinoso. In particolar modo quando si vanno a toccare anime e manga dal successo planetario, radicati nella memoria delle persone, arrivare ad un giudizio obbiettivo diventa molto difficile.

Fullmetal Alchemist è un capolavoro sotto molti punti di vista, dalla carica emotiva ineguagliabile, grazie anche ad una schiera di personaggi unici ed impeccabilmente caratterizzati, che però hanno avuto rispettivamente 27 volumi e 64 episodi per farsi conoscere.

Concentrarne anche solo metà in un film di due ore è un azzardo forse troppo grande, per un’opera del genere.

(foto dal web)

Questo live action tuttavia non è completamente da buttare. Insomma, paragonato ai suoi predecessori, qui c’è almeno l’intento di mantenersi molto vicino all’opera originale. Per chi non ha mai avuto la fortuna di leggere o vedere Fullmetal Alchemist, può essere un inizio per avvicinarsi a questa storia meravigliosa.

La trama rimane molto simile al manga, ed è supportata da grafica ed effetti speciali degni di nota, soprattutto se ci si riferisce all’armatura di Alphonse, che risulta essere il personaggio migliore sotto tutti gli aspetti.

Anche l’ambientazione è riprodotta abbastanza fedelmente. Grazie alle riprese esterne girate in parte in Italia, precisamente a Volterra, e ad accurate ricostruzioni, sono riusciti a ricreare quella particolare atmosfera europea che fa da sfondo alla storia.

(foto dal web)

 Diverso è il discorso se guardiamo il film con gli occhi di una persona che ha amato Fullmetal Alchemist in tutte le sue sfaccettature.

Grandi pecche sono l’assenza di quell’emotività che ti artiglia lo stomaco, così tipica di quest’opera, e la mancanza di personaggi e situazioni dei quali non si può teoricamente fare a meno.

La prima è dovuta probabilmente ad un cast incapace di evocare e trasmettere quella profondità di cui la trama ha necessariamente bisogno. I temi e le emozioni proprie della storia ci sono tutti e vengono trattati abbastanza spesso, ma sono solo l’ombra di quei sentimenti devastanti che rendono Fullmetal Alchemist unico nel suo genere.

In questo perdono anche i singoli personaggi, che non risultano nemmeno lontanamente caratterizzati. Uno fra tanti è Roy Mustang che, completamente privo del suo lato leggero, divertente ed un po’ arrogante, contrapposto alla sua determinazione ed al suo orgoglio, perde quelle sfumature contrastanti del suo carattere che lo rendono un personaggio così affascinante.

(foto dal web)

Per non parlare di Winry, che da donna intelligente, forte, energica e molto più matura rispetto alla sua età, nel live-action si trasforma in una ragazzina infantile e senza alcuno spessore.

Tra l’altro non si sa perché, mentre tutti i personaggi hanno subito un make up maniacale per essere quanto più possibile simili all’originale, a volte fino a risultare troppo innaturali (per esempio Envy o l’orribile parrucca di Ed), la povera Winry è l’unica a non assomigliare per niente al suo corrispettivo animato. Niente capelli biondi, niente bandana, niente altezza irrisoria nei confronti di Ed, quando a lui e al tenente Hawkeye è stata messa una parrucca dal dubbio colore giallo solo per essere più simili all’originale.

Gli unici due personaggi degni di nota rimangono Al, forse anche grazie al fatto che, essendo un’armatura, non ha avuto strane espressioni facciali a rovinare la performance, e Maes Hughes. Nonostante l’assenza nel film della figlia, e quindi la perdita di quella parte fondamentale del suo carattere legata all’amore ossessivo che prova per lei e per la moglie, anche in ragione della buona recitazione di Ryuta Sato rimane un personaggio piacevole. Senza la figlia e senza il successivo funerale però, la sua morte risulta meno straziante di quella del manga, che all’epoca distrusse tutti noi.

(foto dal web)

Abbastanza buoni anche Lust e Gluttony, mentre Envy risulta quasi grottesco, in parte a causa della pessima recitazione dell’attore, in parte per il suo costume che a tratti sembra quello di un cosplayer inesperto. Ciò che fa storcere il naso riguardo agli Homunculus è l’assenza di qualsiasi riferimento riguardo alla loro origine ed al loro creatore. Insomma, sono lì e nessuno sa il perché.

(foto dal web)

Sul lato sentimentale ed emotivo, così poco marcato in tutto il film, avrebbe dato un grande aiuto una buona colonna sonora, che avrebbe sicuramente aggiunto profondità ed intensità ad ogni scena, ma purtroppo anche questa risulta quasi totalmente assente.

Ultima grande mancanza riguarda Scar e tutta la parte relativa alla guerra di Ishval. Se si può sorvolare sull’assenza di alcuni personaggi come il Maggiore Armstrong o la maestra Izumi, Scar e Ishval sono un tassello fondamentale della storia, ma, esclusi un paio di vaghi richiami in qualche frase, non si tratta assolutamente della guerra alla base di quasi tutte le vicende che si snodano nella trama. Anche volendo introdurre tutto in un prossimo, ipotetico film, sarà sempre troppo tardi.

(foto dal web)

In tutto il live action è presente quindi l’intenzione di rendere onore all’opera originale, rimanendo molto vicino, per quanto possibile in così poco tempo, alla trama e ai personaggi e creando una buona base per chi volesse avvicinarsi a Fullmetal Alchemist. Ma se si è alla ricerca di quell’atmosfera profonda, emozionante ed avvincente che ci ha fatto innamorare, allora non è questo il live action che fa per voi.

Per tutti i curiosi, comunque il film è disponibile su Netflix: se avete un paio di ore da perdere potete provare a guardarlo, a patto che non siate troppo suscettibili ai cambiamenti in una storia che portate nel cuore.

 

Antea Ruggero