Partiti dalle indagini su Pietro Ragazzo e l’omicidio di Raffaele Cavaliere, gli inquirenti sono risaliti alla famiglia Sarcone, ritenuta parte della ‘Ndrangeta emiliana, sequestrando preventivamente beni per un valore di 8 milioni di Euro.
I carabinieri del reparto operativo di Modena hanno dato esecuzione all’ordinanza di sequestro preventivo emessa dal Tribunale di Reggio Emilia, e avanzata dalla Dda di Bologna, che prevedeva il sequestro di beni appartenenti a Carmine Sarcone e ai suoi fratelli Nicolino, Gianluigi e Giuseppe Grande.
Il valore dei beni sequestrati, alcuni non in Italia ma in Romania e Bulgaria, dove chi di dovere sta provvedendo ad apporre i sigilli, potrebbe rappresentare il provente dei reati commessi dal clan o potrebbe essere riutilizzato per finanziare attività illecite.
Nel sequestro preventivo attuato dai carabinieri di Modena, insieme ai colleghi di Crotone, oltre a beni mobili, immobili e conti correnti è stata sequestrata anche la società Edilpiù Srl di Pietro Ragazzo, l’uomo accusato di avere ucciso il socio in affari, Raffaele Cavaliere, il 13 giugno scorso, probabilmente per dissapori riguardanti la loro attività imprenditoriale. Proprio da quell’inchiesta gli inquirenti sono arrivati ai Sarcone.
Dietro la società Edilpiù Srl ci sarebbe, infatti, niente meno che Carmine Sarcone, già in carcere con l’accusa di associazione di stampo mafioso, il quale sarebbe il vero titolare dell’impresa, fittiziamente intestata a Pietro Ragazzo ma utilizzata dal clan Sarcone per poter lavorare in subappalto nel cantiere di Ozzano, “con la consapevole collaborazione di Pietro Ragazzo, per operare illecitamente senza comparire all’esterno. Nell’ambito di tale strategia di intestazione fittizia, il Sarcone era sempre presente sul cantiere, con il ruolo di direttore tecnico“.
Secondo gli inquirenti, il procuratore Giuseppe Amato e i pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi, il clan Sarcone, parte della ‘Ndrangheta emiliana, sarebbe riuscito, come dimostra anche l’intestazione fittizia della Edilpiù Srl, ad infiltrarsi negli affari economici nazionali e internazionali, agendo illecitamente e senza comparire.